Quella che nel 2004 era nata come una piattaforma per connettere studenti universitari è oggi una delle multinazionali tecnologiche più influenti e discusse del pianeta. Meta Platforms, Inc. – l’ex Facebook – continua a ridefinire il modo in cui miliardi di persone comunicano, lavorano e si informano online, muovendosi tra innovazione, scandali e cambi di rotta strategici.
Meta Platforms: dalle aule universitarie a Wall Street
Fondata da Mark Zuckerberg insieme a un gruppo di compagni di Harvard, l’azienda debutta nel 2004 come TheFacebook. In pochi anni conquista il mondo e, nel 2012, arriva alla Borsa di New York con una delle IPO più grandi della storia: 16 miliardi di dollari raccolti e una valutazione di 104 miliardi. Ma il debutto è turbolento: problemi tecnici al Nasdaq e accuse di informazioni riservate agli investitori segnano un avvio tutt’altro che idilliaco.
Da lì, però, la crescita è vertiginosa. Facebook supera rapidamente il miliardo di utenti, acquisisce Instagram nel 2012 e WhatsApp nel 2014, e si impone come la piattaforma pubblicitaria più potente del web. Alla fine del decennio, oltre il 97% dei ricavi di Meta arriva dalla pubblicità.
Meta Platforms: il sogno (e gli inciampi) del metaverso
Nel 2021 Zuckerberg cambia tutto: nasce Meta Platforms, Inc. Il nuovo nome vuole riflettere la svolta verso il metaverso, un universo digitale dove realtà virtuale e aumentata si fondono. È una scommessa colossale, sostenuta da miliardi di dollari di investimenti e dal lancio di prodotti come i visori Quest e gli smartglasses Ray-Ban Stories.
Ma la realtà si rivela più complicata. Le spese per la divisione Reality Labs esplodono, mentre i ricavi rallentano. Le misure sulla privacy introdotte da Apple riducono drasticamente le entrate pubblicitarie, e nel 2022 Meta registra il primo calo di fatturato della sua storia. Il titolo crolla del 27% in un solo giorno, bruciando oltre 230 miliardi di dollari di capitalizzazione. Si tratta della più grande perdita di valore giornaliera per una società nella storia.
Seguono mesi difficili: 11.000 licenziamenti a novembre 2022 e altri 10.000 nel 2023. Zuckerberg ammette che l’azienda ha “investito troppo presto e troppo in fretta” nel metaverso. Nel contempo, gli investitori fanno pressione affinché la società ridimensioni la spesa e torni a concentrarsi essenzialmente nel core business.
Meta Platforms: l’era dell’intelligenza artificiale e il ritorno alla crescita
Dal 2023 in poi, Meta cambia ancora pelle. L’attenzione si sposta sull’intelligenza artificiale, che diventata il nuovo fulcro delle sue attività. Dopo aver lanciato Llama 2 - un modello open source destinato a sviluppatori e ricercatori - nel 2024 Meta presenta Movie Gen, una tecnologia capace di generare video realistici a partire da semplici descrizioni testuali.
Parallelamente, arriva il debutto di Threads, l’app che sfida X (ex Twitter), e il lancio di un servizio a pagamento in Europa che consente di usare Facebook e Instagram senza pubblicità. Mentre l’Unione europea indaga sul rispetto delle norme per la tutela dei minori, il titolo Meta torna a brillare: nel gennaio 2024 raggiunge i massimi storici, sfiorando una capitalizzazione di un trilione di dollari.
Tra politica e potere
L’influenza di Meta non si limita alla tecnologia. Negli Stati Uniti, la società finisce spesso al centro di tensioni politiche. Dopo le elezioni presidenziale del novembre 2024 che decretano la vittoria di Donald Trump, Zuckerberg sembra voler riallineare l’azienda con la nuova amministrazione repubblicana, riducendo i programmi di diversità e rivedendo le politiche di moderazione dei contenuti. Le scelte hanno suscitato divisioni all’interno del consiglio di sorveglianza e acceso il dibattito sul ruolo politico dei social network.
Un colosso che cambia forma
Nel 2025, Meta resta un gigante da quasi 90.000 dipendenti, con interessi che spaziano dall’intelligenza artificiale all’hardware per la realtà aumentata. Tuttavia, non mancano nuove sfide: il licenziamento di 600 lavoratori dell’unità AI e la crescente pressione normativa mettono in discussione la sostenibilità di un impero che deve bilanciare innovazione e responsabilità.
Zuckerberg, che oggi possiede circa il 13% della società, continua a muoversi tra visione e pragmatismo. Dopo il sogno del metaverso, il futuro di Meta sembra sempre più intrecciato con l’AI — un settore che promette di ridefinire non solo la tecnologia, ma anche la nostra idea di realtà digitale.