Meta Platforms ha deciso di entrare nel mercato del trading di elettricità negli Stati Uniti. L'obiettivo del gigante tecnologico con sede a Menlo Park è di accelerare la costruzione di nuove centrali elettriche, necessarie per alimentare i suoi data center dedicati all'intelligenza artificiale. Queste infrastrutture sono estremamente energivore, perché la quantità di dati generata dalla nuova tecnologia è enorme.
L’azienda ha compiuto il grande passo dopo aver constatato che molti sviluppatori di impianti elettrici non trovano abbastanza acquirenti disposti a sottoscrivere contratti a lungo termine, indispensabili per finanziare nuovi progetti. "Gli sviluppatori vogliono sapere che i consumatori di energia sono disposti a impegnarsi", ha affermato Urvi Parekh, responsabile dell’energia globale di Meta. “Senza un ruolo attivo di Meta nell’espandere l’offerta di energia, le centrali non vengono costruite abbastanza rapidamente”.
In pratica, la Big Tech non si limita al semplice acquisto di elettricità per alimentare i suoi data center, ma si comporta come un attore del mercato energetico, intervenendo direttamente per favorire la costruzione di nuove centrali e rendere più stabile la rete elettrica. Ottenendo la licenza per operare come power trader, l'azienda può: acquistare energia da centrali non ancora costruite, favorendo l’avvio dei cantieri; rivendere sul mercato l’energia non utilizzata, riducendo il rischio finanziario degli investimenti; e strutturare accordi di capacità, utili ad avviare nuovi impianti sia a gas sia rinnovabili. In definitiva, Meta diventa un operatore che facilita l’equilibrio tra domanda e offerta.
La società si concentra sui mercati PJM Interconnection (13 stati dal Mid-Atlantic al Midwest) e Midcontinent Independent System Operator, dove la competizione e il bisogno di nuove centrali sono più intensi. L'Amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, ha spiegato che i rischi sono maggiori “nel sottosviluppo delle infrastrutture per l'AI che nell’investire in anticipo in maniera aggressiva”.
Meta Platforms segue l'esempio di altre Big Tech
Meta Platforms non è la prima Big Tech a entrare nel business del power trading. Google è stata la pioniera assoluta: già nel 2010 ha ottenuto la licenza per comprare e vendere elettricità all’ingrosso negli Stati Uniti. Grazie a quella scelta, l'azienda di Mountain View ha potuto finanziare nuovi parchi eolici e solari, stringere contratti a lungo termine con produttori energetici e sperimentare tecnologie di rete.
Apple ha creato una società dedicata, Apple Energy, autorizzata a vendere sul mercato l’energia prodotta dai suoi impianti.
Microsoft e Amazon hanno seguito un percorso diverso ma altrettanto ambizioso. Il gigante di Redmond ha firmato accordi pluridecennali e ha investito nello sviluppo di piccoli reattori nucleari modulari, convinto che i data center del futuro richiederanno fonti stabili e abbondanti. Amazon, invece, è diventata uno dei maggiori acquirenti di energia rinnovabile al mondo grazie ai consumi elevatissimi dei suoi data center AWS (Amazon Web Services).
Meta arriva in un momento in cui il boom dell’intelligenza artificiale sta mettendo fortissima pressione sulla rete elettrica americana. L’azienda non vuole solo “comprare elettricità verde”, ma partecipare attivamente alla costruzione di nuova capacità produttiva.
Secondo Ben Hertz-Shargel, responsabile globale del grid edge presso la società di consulenza energetica Wood Mackenzie, il boom della domanda di energia legato all’AI sta trasformando il mercato statunitense. "Servono grandi acquirenti di elettricità per sostenere lo sviluppo dell’offerta", ha detto. Lo stesso concetto è espresso da Mike Kirschner, Direttore generale della società energetica Habitat Energy: "Per le aziende tecnologiche, l’elettricità è una risorsa fondamentale, come lo zucchero per Coca-Cola o il carburante per le compagnie aeree", ha affermato.