Le azioni Iveco Group salgono di oltre 5 punti percentuali a metà seduta dopo che
Leonardo ha presentato un'offerta non vincolante, attraverso una joint venture insieme a Rehinmetall, per Iveco Defence Vehicles. Secondo persone vicine alla questione,
la cifra messa sul piatto sarebbe di circa 1,5 miliardi di dollari ed è ben oltre la somma di cui si è parlato finora.
La società che produce mezzi per la difesa di proprietà della famiglia Agnelli è da tempo sotto i riflettori, in quanto la Exor - holding della famiglia azionista di maggioranza - vuole cederla completamente o spezzettarla. A febbraio scorso, Iveco ha incaricato la banca d’affari statunitense Goldman Sachs di studiare l’operazione per arrivare a un closing entro fine 2025.
La valutazione però si aggirava tra i 500 milioni e il miliardo di euro. Nel tira e molla tra le parti, Leonardo tendeva a spingere verso la parte bassa della forchetta ed Exor invece avrebbe voluto ottenere dalla vendita una somma vicina all'estremo più alto dell'intervallo. Alla fine, l'ipotesi più plausibile sarebbe stata un compromesso intorno a 750 milioni di euro. Se l'offerta dovesse essere realmente il doppio, cambierebbe tutto lo scenario.
Ad ogni modo, l'Amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha dichiarato che l'investimento sarà esclusivamente di carattere industriale e non finanziario, nonché di non essere disposto a spendere di più rispetto "al giusto prezzo" per effettuare l'acquisizione. La divisione militare di Iveco al momento è molto ambita, con almeno tre pretendenti che avrebbero sondato il terreno attraverso Goldman Sachs. Si tratta del produttore di carri armati franco-tedesco Knds, del gruppo ceco Csg e del colosso britannico Bae Systems.
Iveco: il ruolo del governo nella cessione a Leonardo
Sulla vendita di Iveco c'è comunque l'ombra del golden power da parte del governo, che impedirebbe la vendita di asset strategici per il Paese senza il benestare di Palazzo Chigi. Da mesi in verità l'Amministratore delegato di Exor, John Elkann, è in trattativa con il governo per valorizzare al meglio il gioiello di famiglia. Ciò si inserisce in un ambito in cui il numero uno dell'automotive italiano e il governo si stanno riavvicinando dopo l'audizione in Parlamento di Elkann a marzo.
Soprattutto, in questo momento, c'è un interesse prioritario dettato dalla corsa al riarmo su larga scala. Tutto ciò ha fatto decollare il valore di Iveco Defence, come pure quello di Leonardo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è favorevole alla fusione e ritiene che l'operazione sia da fare anche se non proprio alle condizioni di Iveco.
C'è però un fattore che potrebbe essere dirimente, ossia la maxi-commessa da 23,2 miliardi per i nuovi carri armati dell'esercito. Tale commessa - assegnata alla joint-venture Leonardo-Rehinmetall - permetterà al campione nazionale italiano di incassare la metà del valore. Un aspetto che potrebbe spingere Elkann a forzare sul prezzo per spuntare un valore più alto.