Entrata in pochi anni nel linguaggio comune, l’espressione “Sliding Doors” indica un elemento casuale in grado di cambiare in maniera profonda il destino di una persona. La trama dell’omonimo film (pagina Wikipedia di "Sliding Doors") ci mostra come la vita della protagonista, interpretata da Gwyneth Paltrow, finisca per prendere una piega piuttosto che un’altra sulla base di elementi casuali ed apparentemente insignificanti.
Così come nel film, anche le aziende possono trovarsi di fronte a “Sliding Doors” che ne finiscono per plasmare il destino. Le cronache raccontano che IBM si rifiutò di acquistare il progetto del personal computer che invece venne sviluppato da Microsoft con il sistema operativo DOS, di Xerox che non riuscì a sfruttare appieno le potenzialità del mouse, che fu poi adottato da Apple, di Yahoo!, che nel 1999 aveva l'opportunità di acquistare Google per 1 milione di dollari o del fondatore di FedEx, Fred Smith, che nel 1973 utilizzò i restanti 5.000 dollari dell'azienda per giocare a blackjack a Las Vegas: vinse abbastanza per mantenere a galla l'azienda che successivamente divenne un colosso della logistica. Ma una “Sliding Doors” può anche essere rappresentata da un incontro, come quello tra Steve Jobs e Steve Wozniak o tra Bill Gates e Paul Allen.
Insomma, si tratta di eventi che ci ricordano l’importanza del saper cogliere le opportunità, la necessità di adottare un approccio flessibile e che una buona dose di fortuna è spesso indispensabile.
Intel poteva acquistare una quota in OpenAI
Di una “Sliding Door” ha recentemente parlato l’agenzia Reuters, secondo cui al gigante dei chip statunitense Intel qualche anno fa è stata prospettata l’opportunità di acquistare una quota di OpenAI, allora una nascente organizzazione di ricerca senza scopo di lucro.
Tra il 2017 ed il 2018, riporta l’agenzia, i dirigenti delle due aziende hanno discusso di varie opzioni, tra cui l'acquisto da parte di Intel del 15% di OpenAI per 1 miliardo di dollari in contanti (attualmente la società è valutata circa 80 miliardi). Inoltre, i ben informati parlano anche dell’opzione di acquistare un ulteriore 15% nel caso in cui si fosse impegnata a produrre hardware per la startup al prezzo di costo.
Questa condizione, insieme al fatto che il CEO dell’epoca, Bob Swan, non valutava possibile una commercializzazione nel breve termine dei modelli di intelligenza artificiale generativa, non permisero il raggiungimento di un accordo che, per OpenAI, sarebbe stato funzionale a ridurre la dipendenza dai chip di Nvidia.
Cosa sarebbe successo con l’ingresso di Intel in OpenAI?
Il mancato accordo per acquisire una quota in OpenAI ha rappresentato per Intel, che negli anni ‘90 e nei 2000 era l’azienda leader nel campo dei chip, il classico elemento in grado di indirizzare la storia dell’azienda.
Questo è tanto più vero alla luce delle recenti performance, visto che in un momento in cui il settore dei semiconduttori è sotto i riflettori, le azioni Intel a Wall Street nel 2024 hanno perso oltre 60 punti percentuali. Venerdì scorso, il titolo INTC ha lasciato sul campo il 26%, mettendo a segno la performance peggiore da 50 anni, a seguito della pubblicazione dei dati trimestrali e dell’annuncio del piano di ristrutturazione (Intel crolla del 19% in Borsa con taglio forza lavoro e stop dividendo). Per la prima volta dal 2009, la società vale meno di 100 miliardi di dollari (80,8 miliardi)
Volendo fare un confronto, AMD nel 2009 valeva 6,49 miliardi e oggi capitalizza oltre 208 miliardi. Il paragone è ancora più impietoso con Nvidia che 15 anni fa era specializzata nelle schede grafiche per pc e valeva poco più di 10 miliardi di dollari. Il progressivo passaggio ai chip necessari per costruire, addestrare e gestire grandi sistemi AI generativi come i modelli GPT4 di OpenAI e Llama di Meta Platforms, ha permesso alla società guidata da Jen-Hsun Huang di innescare una crescita vertiginosa verso gli attuali 2,43 mila miliardi di dollari (con un picco toccato a metà giugno a 3.240 miliardi).
Negli anni, i vertici di Intel hanno cercato di invertire la rotta acquisendo prima Nervana Systems per 408 milioni di dollari (2016) e poi Habana Labs per 2 miliardi di dollari (2019) ma i risultati raggiunti non sono finora stati sufficienti: l’attività di data center di Intel nel 2024 genererà vendite per 13,89 miliardi di dollari mentre il dato relativo a Nvidia dovrebbe attestarsi a 105,9 miliardi di dollari.