Foxconn, il principale fornitore di Apple e produttore degli iPhone, ha annunciato un investimento da 1,5 miliardi di dollari nella propria unità indiana, segnando un nuovo passo nella strategia di Apple per diversificare la produzione al di fuori della Cina. Vediamo tutti i dettagli.
Apple accelera l’uscita da Cina: Foxconn investe 1,5 miliardi in India
L’investimento di Hon Hai Precision Industry (Foxconn) sarà effettuato tramite la controllata con sede a Singapore, che acquisirà 12,77 miliardi di azioni del valore di 10 rupie ciascuna in Yuzhan Technology India, la filiale situata nello stato indiano del Tamil Nadu. Questa unità non solo produce componenti elettronici ma assembla anche gli iPhone destinati ai mercati internazionali.
A marzo, Apple aveva già aumentato significativamente la produzione in India, esportando verso gli Stati Uniti circa 600 tonnellate di iPhone per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari. L’obiettivo è ambizioso: importare dalla sola India la maggior parte degli iPhone venduti negli Stati Uniti entro la fine del 2026.
Apple: dietro la mossa motivi geopolitici e commerciali
La decisione di spostare la produzione dall’Asia orientale nasce dalle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. I dazi imposti dal presidente Trump hanno reso meno conveniente la produzione in territorio cinese, costringendo Apple a riconsiderare l’intera struttura della propria supply chain.
Trump, che ha recentemente espresso la propria contrarietà ai piani di espansione in India, avrebbe anche chiesto al CEO Tim Cook di interrompere la costruzione di nuovi impianti nel Paese. Tuttavia, Apple non produce attualmente smartphone negli USA, nonostante abbia promesso di aumentare l’occupazione domestica e investire 500 miliardi in patria nei prossimi 4 anni.
Non solo dazi, Foxconn pensa al lungo periodo
L’investimento di Foxconn in India non è solo una risposta immediata ai dazi, ma rappresenta una svolta strategica nel lungo periodo. Con nuovi impianti e maggiore capacità produttiva in costruzione nel sud dell’India, la multinazionale taiwanese sta rafforzando la sua presenza in un Paese sempre più centrale per l’economia globale della tecnologia.
La mossa rafforza inoltre la posizione dell’India come hub manifatturiero alternativo, in un contesto in cui le aziende globali cercano maggiore resilienza nelle catene di approvvigionamento e una minore dipendenza dalla Cina.