L'inizio della settimana è caratterizzato da una novità importante sui mercati valutari:
il cambio USD/JPY è scivolato sotto quota 140 per la prima volta da luglio 2023. Questo riflette la straordinaria forza dello yen, che dal minimo del 3 luglio di 162 per dollaro ha guadagnato quasi 14 punti percentuali sul biglietto verde. Da allora il governo giapponese è intervenuto per sostenere la valuta nazionale in caduta libera, ma la vera svolta si è avuta quando la
Bank of Japan ha alzato di un quarto di punto i tassi di interesse nella riunione di fine luglio, sancendo
l'inizio del processo di riduzione della divergenza di politica monetaria rispetto alla Federal Reserve.
Con la restrizione dello spread tra tassi USA e tassi giapponesi, i trader hanno
liquidato le posizioni di carry trade che vedevano prendere a prestito yen a basso costo per investire in dollari ad alto rendimento. Tutto ciò ha esacerbato il crollo del cross
USD/JPY. Il più recente scivolone del "ninja" però è stato determinato dalle dichiarazioni del governatore della BoJ,
Kazuo Ueda, che a inizio settembre ha promesso altri tagli se le risultanze macroeconomiche saranno in linea con le previsioni della Banca centrale. Le sue esternazioni sono state suffragate pochi giorni fa dal membro del Consiglio direttivo
Junko Nakagawa, secondo cui l'istituto monetario continuerà ad adeguare la politica monetaria a condizione che l'economia si muova secondo le stime.
L'USD/JPY è sceso anche perché gli investitori si aspettano che la Fed inizi un ciclo aggressivo di tagli dei tassi di interesse, in quanto preoccupata che le dinamiche negative sul mercato del lavoro possano portare a una recessione negli Stati Uniti.
La settimana di BoJ e Fed
BoJ e Fed questa settimana diffonderanno le loro decisioni sui tassi e in genere sulla politica monetaria. La Banca nipponica si riunirà venerdì, ma in questo appuntamento non sono previsti adeguamenti del costo del denaro. "Le possibilità di un rialzo dei tassi sono estremamente basse in questa riunione", ha detto Masamichi Adachi, capo economista per il Giappone di UBS Securities. "È troppo presto per capire l'impatto del rialzo dei tassi di luglio e del crollo del mercato".
Tuttavia, la maggior parte degli osservatori di mercato prevede una stretta a dicembre, come conferma un sondaggio di Bloomberg della scorsa settimana. Secondo l'indagine del quotidiano economico e finanziario che ha interpellato 53 economisti, l'87% di loro è convinto di un aumento dei costi di finanziamento entro la fine di gennaio, con il 53% che ritiene dicembre il mese più probabile perché ciò avvenga.
Prima della BoJ però scenderà in campo la Fed, che inizierà i meeting domani per concludere la sera di mercoledì con la consueta conferenza stampa del presidente Jerome Powell. Non c'è dubbio che i tassi qui verranno abbassati, ma la domanda è di quanto. L'incertezza è più alta del solito, perché le aspettative si sono alternate negli ultimi mesi tra una sforbiciata di 50 punti base e un ritocco più morbido di un quarto di punto percentuale. All'interno del FOMC non c'è unanimità di intenti. Alcuni spingono verso un taglio più deciso per strozzare sul nascere qualsiasi minaccia recessiva; altri invece hanno paura che una presa di posizione troppo forte rischi di mandare un messaggio negativo ai mercati finanziari.
Secondo Gareth Berry, strategist di Macquarie Group Ltd a Singapore, a sostenere lo yen è "principalmente il rischio che la Fed possa abbassare di 50 e non di 25 punti base". A suo avviso, "il passare del tempo da solo funzionerà per spingere al ribasso il dollaro-yen, anche se le aspettative per l'allentamento della Fed non cambieranno".
USD/JPY: i prossimi obiettivi
Ormai in molti hanno abbandonato le precedenti proiezioni sulla debolezza dello yen e ora sono diretti verso stime al rialzo. A giudizio di Richard Franulovich, responsabile della strategia valutaria presso Westpac Banking Corp. a Sydney, "una Fed accomodante e una BoJ aggressiva sono certamente prezzate, ma anche la realtà può avere un impatto". L'esperto ritiene che l'USD/JPY possa "scendere ancora in modo sostenibile a 137-138 nei prossimi uno o tre mesi".
Anche Rodrigo Catril, strategist della National Australia Bank Ltd, vede debolezza per la moneta americana. "Vediamo un nuovo e imminente ciclo di allentamento della Fed come un importante vento contrario per il dollaro, con i tassi diretti verso la neutralità, se non al di sotto, il prossimo anno", ha detto.
Non è invece dello stesso avviso David Forrester del Credit Agricole: "sebbene il ciclo di allentamento della Fed rischi di essere anticipato, riteniamo che il mercato stia sopravvalutando questo rischio e la Fed taglierà i tassi di 25 punti base questa settimana, il che darebbe un rimbalzo al dollaro".