Dopo un periodo di tregua, First Republic Bank si trova nuovamente in forte difficoltà. La trimestrale rilasciata nella giornata di ieri è stata drammatica perchè caratterizzata da
fuga dai depositi per 100 miliardi di dollari. Una cifra che potrebbe essere l'anticamera di un altro default nel sistema bancario americano. I 30 miliardi di dollari conferiti il mese scorso (
First Republic Bank: le grandi banche USA depositano $ 30 miliardi) da 11 grandi istituti finanziari presso la banca di San Francisco non sono stati sufficienti a placare i prelievi dei depositanti.
Dopo il tracollo in Borsa delle azioni di First Republic Bank, che in
un solo giorno hanno perso il 49,38%, l'affaire acquisisce carattere di urgenza (
First Republic Bank: azioni crollano del 49%, torna la paura in Borsa). Le voci si rincorrono sulle soluzioni da adottare, mentre l'ombra lunga del salvataggio attraverso l'intervento del governo comincia a prendere corpo in maniera più minacciosa.
First Republic Bank: la vendita di asset
Per evitare un intervento da parte delle autorità federali, l'azienda di credito californiana sta esplorando la possibilità di mettere sul mercato dai 50 ai 100 miliardi di dollari di attività. Queste riguardano soprattutto mutui e obbligazioni a lunga scadenza. In questo modo, la banca ridurrebbe drasticamente le dimensioni del suo bilancio, con i coefficienti patrimoniali che diverrebbero molto più sani permettendo di raccogliere nuovi fondi e mantenere l'indipendenza.
Il problema però è che questi asset sono stati acquisiti quando i tassi d'interesse erano ai minimi storici, il che significa che con l'aumento dei rendimenti hanno perso valore. A questo punto, per trovare banche d'investimento e altri soggetti come i private equity disposti a rilevare le attività al valore nominale, è necessario aggiungere qualcosa come forma di incentivo. Il premio potrebbe riguardare azioni privilegiate della banca e warrant. Sarà sufficiente? Finora la ricerca di soggetti interessati agli asset di First Republic Bank non ha sortito alcun effetto positivo, ma il dolcificante non era stato ancora proposto. Il timore però è che la situazione della banca sia talmente compromessa che entrare in possesso delle azioni come premio potrebbe non rappresentare un grande vantaggio.
Soluzioni alternative
Se questa soluzione non andrà in porto, potrebbero prospettarsi alternative meno convenienti per la banca. Una potrebbe essere quella di un aumento del capitale, magari con l'intervento dello Stato, per poi attuare una ristrutturazione. Questo rischia di rivelarsi disastroso nel breve termine, con gli investitori allarmati e i depositanti che potrebbero accentuare i deflussi.
Un'altra soluzione, poco probabile per la verità, riguarda l'acquisizione di First Republic da parte di un'altra banca di dimensioni maggiori. Questo significherebbe però caricarsi la montagna di asset in perdita che detiene in bilancio la banca in difficoltà finanziarie.
Una terza strada consiste nell'amministrazione controllata, in scia con quanto successo con la Silicon Valley Bank e la Signature Bank. Tale opzione, estrema e poco tollerata dai vertici della banca, alla fine potrebbe essere quella più percorribile vista la situazione critica.
Per chiudere, si potrebbe lasciare la banca così com'è nella speranza di un'inversione di tendenza rispetto alle perdite trimestrali, alle incertezze incessanti e alla fuga di talenti. Oggettivamente ci sono davvero poche probabilità che una svolta si possa concretizzare senza alcun tipo di intervento.