De Agostini lancia un'offerta pubblica d'acquisto volontaria su DeA Capital, piattaforma di alternative asset management, con l'obiettivo del delisting da Euronext STAR Milan. L'operazione sarà effettuata attraverso Nova Srl, interamente controllata dal gruppo editoriale, e vedrà coinvolte 85.731.052 azioni, rappresentative del 32,156% del capitale sociale, che si aggiungerebbero al 67,062% già detenuto in DeA Capital.
Il prezzo offerto è di 1,50 euro "cum dividend" per azione, ossia comprendente le cedole relative a eventuali dividendi distribuiti dall'emittente, e incorpora un premio del 31,1% rispetto all'ultima chiusura di Borsa e del 40% rispetto alla media aritmetica ponderata degli ultimi tre mesi. Il prezzo offerto è vicino al fair valute di Dea Capital di 1,55 euro. Il titolo capitalizza 305 milioni di euro a Piazza Affari.
In caso di piena adesione, l'esborso complessivo ammonterebbe a 128,6 milioni di euro. L'offerta è condizionata al raggiungimento di una partecipazione superiore al 90% del capitale. Se l'
OPA dovesse avere successo, Nova si propone di sostenere l'attuale piano industriale e i progetti di sviluppo futuri di DeA Capital, con il supporto della sua controllante. Alla
Borsa di Milano le azioni DeA segnano un rialzo teorico del 29,37%.
De Agostini: perché l'OPA su DeA Capital
DeA Capital è un asset manager leader in Italia che gestisce masse per 26,4 miliardi di euro ed è quotato all'Euronext STAR Milan. Secondo una nota diffusa da De Agostini, l'obiettivo dell'operazione è di acquisire una "maggiore flessibilità gestionale e un risparmio di costi". In particolare, il gruppo evidenzia come i costi connessi alla quotazione non siano giustificabili per via della scarsità dei volumi scambiati e dell'elevata volatilità del titolo. Per questo, si rende necessaria l'uscita dalla Borsa, visto che Nova non intende riproporre un flottante adeguato ad assicurare un andamento regolare degli scambi.
De Agostini rileva anche che Dea Capital negli anni è diventato un alternative asset manager, sganciandosi dalle strategie in rilevanti operazioni di private equity. In questo modo si è realizzato come gestore di fondi di terzi, "con ampio spettro di prodotti gestiti". La conseguenza è che il modello di business è "meno capital intensive" e comporta una minore esigenza di ricorrere al capitale di terzi.