Il 2025 ha messo a nudo la polarizzazione dei mercati: da un lato, l’onda lunga dell’intelligenza artificiale e la corsa ai metalli preziosi; dall’altro, il colpo inferto alle società di consumo americane e alle agenzie pubblicitarie. Un anno contraddittorio, segnato da politiche radicali e volatilità estrema, che definisce l’agenda per la performance azioni 2026.
Il “Liberation Day” tariffario di Donald Trump in primavera ha scosso Wall Street, salvo poi lasciare spazio a un poderoso recupero guidato dal comparto tecnologico. L’AI ha trasformato il chipmaker Nvidia nel primo colosso della storia a superare i 5mila miliardi di dollari di capitalizzazione, prima di una fisiologica correzione di fine anno.
Seul batte Wall Street: la riscossa dei chip
Tra i grandi protagonisti dell’anno spicca SK Hynix, che ha più che triplicato il proprio valore grazie alla domanda esplosiva di memorie ad alta banda per server AI. I profitti del gruppo sudcoreano hanno toccato un record storico e i margini hanno superato il 50%, consacrando il Paese come una delle migliori piazze azionarie del mondo.
Sulla scia del colosso di Icheon, Samsung Electronics ha raddoppiato le quotazioni, mentre TSMC ha guadagnato un "più modesto" +40%. Anche la Cina ha risposto rilanciando sull’autosufficienza tecnologica: Cambricon Technologies è salita del 101%, sostenuta dalle speranze legate alle politiche di Pechino (Cina: tutti i rivali di Nvidia sui chip AI).
In parallelo, l’oro ha vissuto un anno difficile da dimenticare con un rialzo di oltre il 70% mentre l’argento ha messo a segno un clamoroso +150%. A trarne beneficio è stata Fresnillo, il produttore messicano che ha moltiplicato per cinque la capitalizzazione, diventando la migliore blue chip di Londra. L’ascesa dei metalli preziosi riflette l’inquietudine verso il dollaro e la domanda “rifugio” da parte delle Banche centrali.
Gli investitori retail non sono rimasti a guardare: Robinhood ha guadagnato oltre il 200%, spinta dal boom del trading cripto e dall’espansione globale.
I caduti del 2025 e i nodi del 2026
Sul lato opposto del mercato, la rivoluzione AI ha mietuto vittime illustri. L’agenzia pubblicitaria WPP ha perso oltre il 60% del suo valore, travolta da una tecnologia capace di generare campagne più rapidamente e a costi marginali. Anche Publicis (-14%) e Omnicom (-8%) hanno sofferto, nonostante operazioni difensive come l’acquisizione di IPG a dicembre. Il settore sembra destinato a una ridefinizione strutturale, più che a un semplice aggiustamento ciclico.
Nel comparto consumer statunitense, i dazi di Trump hanno aggravato una già fragile fiducia dei consumatori. Lululemon ha perso il 45%, colpita da aumenti di prezzo e da un mercato domestico in affanno, mentre Deckers Outdoor e Nike hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 50 ed il 24 per cento.
Nemmeno il mondo crypto è uscito indenne: Strategy, la maggiore corporate detentrice di Bitcoin, a causa di un -52% messo a segno negli ultimi tre mesi, ha visto il saldo 2025 attestarsi al -46%.