Il piano del presidente USA Donald Trump di imporre dazi del 100% sull’importazione di semiconduttori ha scosso i mercati, spingendo i principali chipmaker globali a rafforzare la propria presenza produttiva negli Stati Uniti per evitare ricadute economiche pesanti.
Trump ha infatti precisato che non ci saranno dazi per le aziende “che producono o hanno già impegnato investimenti negli Stati Uniti”. Resta però da chiarire se le tariffe si applicheranno solo ai chip grezzi o anche ai prodotti finiti come smartphone e laptop, e quale quota di lavorazione dovrà avvenire effettivamente sul suolo americano.
Dazi USA sui chip: colossi mondiali cercano riparo
TSMC, il più grande produttore mondiale di chip, ha annunciato investimenti complessivi per 165 miliardi di dollari negli USA, inclusi 65 miliardi per impianti avanzati a Phoenix (Arizona) e un nuovo piano da 100 miliardi. Il titolo ha guadagnato quasi il 5% a Taiwan.
Samsung mantiene impianti in Texas e ha ottenuto anche un contratto per produrre sensori per fotocamere degli iPhone ad Austin. GlobalFoundries, con sede negli USA, ha visto il titolo volare di quasi il 10% grazie all’annuncio di un accordo con Apple e a nuovi investimenti a Malta, nello stato di New York.
SK Hynix prosegue con il piano da quasi 4 miliardi per un impianto di packaging di chip negli Stati Uniti, mentre Nvidia prevede fino a 500 miliardi di dollari di infrastrutture AI prodotte in America nei prossimi quattro anni. Apple, pur non essendo un chipmaker puro, disegna internamente i propri semiconduttori e ha promesso 100 miliardi di investimenti aggiuntivi in USA, con una produzione domestica di oltre 19 miliardi di chip nel 2025.
Cina, SMIC: nessun “hard landing” con dazi
Sul fronte cinese, SMIC - principale fonderia nazionale - ha dichiarato che i dazi USA non hanno provocato un “hard landing”. Il co-CEO Zhao Haijun ha spiegato che fornitori e clienti avevano già adottato misure preventive, riducendo l’impatto atteso.
La domanda interna rimane robusta e la capacità produttiva sarà satura almeno fino a ottobre. Nel secondo trimestre, SMIC ha registrato un fatturato in crescita del 16,2% su base annua a 2,2 miliardi di dollari, ma un calo dell’utile del 19,5% a 132,5 milioni, sotto le attese degli analisti.