Tracollo per le azioni del Credit Suisse alla Borsa di Zurigo: in rosso di quasi il 30%, il titolo sta aggiornando i minimi storici e trascinando al ribasso tutte le Borse europee. A innescare l'ondata di vendite è stata la notizia che la Banca Nazionale Saudita (BNS), principale azionista dell'istituto elvetico con una quota del 9,88%, ha escluso ulteriori acquisti delle azioni. "Non possiamo perché andremmo oltre il 10%. È una questione di regolamentazione", ha detto il presidente della BNS, Ammar Al Khudairy.
L'istituto di credito saudita ha acquisito la partecipazione in occasione dell'ultimo aumento di capitale della banca svizzera da 4 miliardi di franchi (
Credit Suisse: tutti i numeri dell’aumento di capitale),
impegnandosi a investire fino ad altri 1,5 miliardi di franchi. Oggi invece è arrivata la doccia gelata che ha mandato a picco le azioni. "Se guardi i loro resoconti, sono positivi. E operano sotto un forte regime normativo in Svizzera e in altri Paesi. Siamo contenti del piano di trasformazione che hanno presentato", ha dichiarato Al Khudairy.
Credit Suisse: la banca cerca di rassicurare i mercati
Questa settimana il revisore dei conti del Credit Suisse, PwC, ha affermato che l'azienda di credito elvetica mostra
"debolezze materiali" nei controlli interni della banca e non ha arginato i deflussi dei clienti. L'istituto finanziario ha ritardato la pubblicazione del suo rapporto annuale, in quanto la
Securities and Exchange Commission USA ha preteso ulteriore chiarezza in merito (
Credit Suisse nella bufera: rinviata pubblicazione del rapporto annuo). Nel rapporto, l'istituto elvetico ha rilevato che "il management non ha progettato e mantenuto un efficace processo di valutazione del rischio per identificare e analizzare il rischio di errori significativi nei suoi rendiconti finanziari".
In queste ore si è vociferato di un possibile intervento del governo svizzero per cercare di frenare l'emorragia di vendite che sta risucchiando il capitale azionario della banca. Oggi, il presidente Axel Lehmann ha riferito che l'assistenza finanziaria del governo non è un argomento da prendere in considerazione. "Abbiamo forti coefficienti patrimoniali, un bilancio solido", ha detto, aggiungendo che la banca era in procinto di eseguire una ristrutturazione radicale. Mentre ieri l'amministratore delegato Ulrich Körner ha affermato che, sebbene i deflussi stiano continuando, i clienti ritirano denaro a un ritmo molto più basso rispetto alla fine del 2022. Inoltre, ha aggiunto che il tasso di copertura della liquidità della banca è stato in media del 150% nel primo trimestre di quest'anno, ben al di sopra dei requisiti normativi.
Il mercato attualmente però non sta tenendo in considerazione qualsiasi forma di rassicurazione sulla solidità della banca con sede a Zurigo. I credit default swap a 5 anni, le polizze assicurative contro il fallimento della banca, si sono ampliati a 574 punti base, dai 549 punti base dell'ultima chiusura.
Credit Suisse: cosa significa il crollo per le banche europee
La scossa sismica che sta colpendo il Credit Suisse si è propagata a tutto il sistema bancario europeo, già turbato dal crack della Silicon Valley Bank. Oggi in Borsa per le banche del Vecchio Continente è una carneficina. In molte stanno subendo perdite a due cifre. Il dubbio è se la disfatta dell'istituto svizzero possa rivelarsi un caso a sé stante o allargarsi in maniera preoccupante nei prossimi giorni.
Secondo Cherles-Henry Monchau, Chief Investment Officer di Syz Bank, "il Credit Suisse è un caso isolato, ma le banche in Europa, a causa della pressione normativa, hanno dovuto caricare obbligazioni a rendimento negativo nel momento peggiore e ora stanno affrontando importanti perdite non realizzate sul bilancio, con il mercato che si sta chiedendo se l'Europa possa registrare gli stessi problemi degli Stati Uniti".
A giudizio di Francois Lavier, responsabile delle strategie di debito finanziario di Lazard Freres Gestion, "i mercati sono molto sensibili al flusso di notizie negative dopo la sorpresa di vedere una banca statunitense scomparire da un giorno all'altro. In un contesto in cui il sentiment del mercato è già indebolito, non è necessario molto per indebolirlo ulteriormente".
Anche Frederic Dodar, responsabile dell'asset allocation di State Street Global Advisors Ltd, esprime una certa preoccupazione ponendo l'accento sull'importanza delle Banche centrali in questo frangente. "Quando abbiamo questo tipo di rischio materiale, ci vuole un po' di tempo prima che la calma torni sui mercati. Potremmo continuare a vedere oscillazioni del mercato per alcuni giorni, in particolare con le riunioni delle Banche centrali questa settimana e la prossima. Potrebbero aiutare a ripristinare la fiducia o addirittura peggiorarla. Non siamo ancora fuori dai guai", ha affermato.