Le azioni delle banche europee vanno vendute. A dirlo sono gli analisti di JPMorgan Chase. Quest'anno gli istituti di credito hanno realizzato ottime performance in Borsa grazie al
vantaggio fornito dall'incremento dei tassi di interesse, che hanno fatto aumentare la redditività netta dell'intermediazione finanziaria. Ora però questo fattore favorevole è destinato a svanire, a giudizio della più grande banca del mondo. Questo perché la
Banca Centrale Europea potrebbe aver finito di aumentare il costo del denaro e il prossimo anno accingersi a tagliare i tassi.
Inoltre, JPMorgan avverte che le banche europee sono vulnerabili ai segnali di recessione del Vecchio Continente. La Germania infatti è già in recessione tecnica e altri Paesi potrebbero seguirla, soprattutto se la guerra Hamas-Israele dovesse intensificarsi ulteriormente e una nuova crisi energetica dovesse prendere piede in Europa. "Le banche potrebbero soffrire se le economie entrassero in contrazione e se l'anno prossimo cambiasse parte del contesto creditizio molto favorevole, con l'allargamento degli spread e l'aumento delle insolvenze", riporta lo studio elaborato da un team di analisti guidato da Mislav Matejka .
Tra l'altro, le aziende di credito potrebbero essere esposte al rischio derivante dalle obbligazioni societarie ad alto rendimento ed agli asset immobiliari. Tutto ciò poiché i tassi alti mettono in difficoltà le imprese che, a causa della crisi economica, avranno esigenze di rifinanziamento. Di conseguenza, potrebbe aumentare il numero di default, con relative perdite dagli attivi delle banche. Un altro vento contrario potrebbe venire da sovratasse varie messe in campo dai governi, come è già successo in Italia, Spagna e Svezia.
Il tutto in un contesto in cui stanno venendo meno due fattori che finora hanno rappresentato note positive, ossia: la crescita delle remunerazioni agli azionisti e gli utili trimestrali. Riguardo il primo, JPMorgan ritiene che dividendi e riacquisti rimarranno stabili. Mentre, per quanto concerne i guadagni, finora i dati del terzo trimestre hanno riservato luci e ombre. "Dopo una lunga serie di risultati solidi, sembra che per gli utili stia iniziando un periodo più impegnativo", hanno scritto gli esperti dell'istituto finanziario americano.
Banche europee: cosa farà la BCE?
Per gli strategist di JPMorgan, la BCE difficilmente rappresenterà un alleato nei prossimi mesi. Nella riunione della scorsa settimana, l'Eurotower si è presa una pausa nel processo di aumento dei tassi d'interesse. Ci sarà da capire se si tratterà di un break in attesa di un'ultima stretta oppure se il ciclo restrittivo sia giunto a termine. Visti i segnali che arrivano dall'economia si fa più forte la seconda ipotesi, ma molto dipenderà anche dall'andamento dell'inflazione, ancora lontana dagli obiettivi del 2% della Banca centrale.
Ieri il governatore della Banca centrale croata Boris Vujcic si è detto fiducioso che l'inflazione raggiungerà il target entro il 2025, citando un "processo di disinflazione in corso". Soprattutto ha affermato che "per ora è stato terminato il processo di aumento dei tassi d'interesse". Quanto dichiarato sembra in linea con quello che ha percepito il mercato giovedì scorso dopo la conferenza stampa del numero uno della BCE Christine Lagarde (Riunione BCE oggi: Lagarde, prematuro parlare di tagli dei tassi).