Per decenni tra gli investitori ha regnato sovrana la convinzione che tutto ciò che succedeva al di fuori degli Stati Uniti difficilmente influenzasse in maniera rilevante l'andamento delle
azioni USA. Quanto sta accadendo infrange questa certezza. Da quando la
Bank of Japan ha alzato i tassi di interesse per la seconda volta quest'anno, lo Yen ha registrato un nuovo balzo ed
a Wall Street si è scatenato il panico.
Chiaramente ci sono altri fattori concomitanti che hanno contribuito al sell-off alla Borsa americana, come le brutte notizie sul fronte macroeconomico, la lentezza della Federal Reserve nel tagliare i tassi di interesse e le trimestrali sottotono delle Big Tech. Tuttavia, l'impatto della ritrovata forza dello yen non sembra in discussione.
Azioni USA: ecco come sono influenzate dal carry trade
Russell Napier, co-fondatore del portale di ricerca sugli investimenti ERIC, ha parlato in un rapporto di questa settimana di implosione del carry trade che si è riflessa sulle azioni USA. Per diversi anni i trader hanno preso a prestito denaro in yen, pagando tassi di interessi nulli o quasi, e hanno investito in dollari ottenendo un ritorno fino a circa 5 punti percentuali in più rispetto ai costi di finanziamento. La strategia ha funzionato in maniera eccellente perché il cambio USD/JPY ha continuato a rafforzarsi al punto di raggiungere il 3 luglio 2024 quota 162, livello più alto dal 1986.
Ora però il quadro è cambiato. Con la BoJ che si è avviata verso un ciclo di strette sui tassi e la Fed che viceversa si appresta a iniziare - probabilmente a partire da settembre - una fase di accomodamento, gli investitori si avviano a chiudere i finanziamenti in yen riacquistando la valuta. E per farlo si liberano di dollari vendendo asset come le azioni USA. "L'ormai evidente vulnerabilità dei prezzi delle azioni statunitensi a un aumento del tasso di cambio dello yen avverte delle conseguenze per i prezzi degli asset statunitensi e dei mercati sviluppati in generale dai cambiamenti di politica monetaria", ha scritto Napier nel suo report. La reazione così negativa del mercato azionario statunitense al rally dello yen "è un indicatore per gli investitori di quanto siano interconnesse le valutazioni azionarie statunitensi con il sistema monetario globale", continua Napier.
L'esperto non prevede a questo punto scenari rassicuranti per le azioni americane in futuro. "Il fatto che ci sia una relazione così forte tra la struttura della politica monetaria in Cina e Giappone e i prezzi degli asset USA sarà un enorme shock per la maggior parte degli investitori statunitensi", ha aggiunto.