Oggi alla Borsa di Zurigo le
azioni Nestlé sono arrivate a perdere fino all'1,2%, avvicinandosi ai minimi di febbraio 2019, dopo che Sarah Simon, analista di
Morgan Stanley, ha consigliato di
venderle abbassando il rating da "equal-weight" ad "underperform". Il giudizio dell'esperta della banca d'affari americana è un po' un'anomalia nel nucleo di analisti che coprono il titolo. Attualmente, 13 di loro hanno rating "buy", 13 "hold" e solo 2 "sell".
Il titolo in Borsa quest'anno finora ha perso circa il 10% del suo valore a causa della difficoltà dell'azienda a riconquistare i consumatori. Questo è costato il posto di Amministratore delegato a Mark Schneider, dopo 8 anni al vertice dell'azienda. Il suo ruolo è ricoperto dall'inizio del mese di settembre da Lauren Freixe. Le azioni Nestlé hanno fatto peggio del mercato europeo durante il mandato di Schneider, con una performance dimezzata al confronto (20% vs 40%). Al contrario, nel corso della gestione del suo predecessore Paul Bulcke, il titolo aveva sovraperformato.
Freixe ora ha messo in rilevo la necessità di aumentare la quota di mercato e rafforzare i marchi e l'innovazione puntando sugli investimenti. Questi verrebbero finanziati da programmi di produttività e di efficienza dei costi potenziati. Secondo il modello di crescita dell'azienda, la risalita organica delle vendite e i risparmi dovrebbero consentire un miglioramento dei margini e quindi aprire le porte a ulteriori reinvestimenti.
Azioni Nestlé: ecco il motivo del downgrade di Morgan Stanley
La ragione principale del downgrade delle azioni Nestlé da parte dell'analista di Morgan Stanley sta nei potenziali tagli delle stime sugli utili per il 2025 e per il 2026 di "una cifra alta" o addirittura di "due cifre basse" rispetto al consenso. A suo giudizio, l'anno prossimo sarà di transizione e "la valutazione basata sul price/earnings 2025 incorpora già il premio tradizionale di Nestlé". Tuttavia, Simon ritiene che nell'anno fiscale 2025, l'azienda registrerà "una crescita organica delle vendite inferiore rispetto al gruppo di riferimento".
L'analista inoltre osserva come a partire dal 2017 Nestlé abbia beneficiato dell'aumento dei margini grazie al taglio dei costi della pubblicità e dei costi fissi. Se ad esempio la società dovesse innalzare la spesa per gli annunci e per le promozioni, il margine verrebbe "ridotto di 170 punti base entro il 2026", puntualizza. Una situazione, questa, che sarebbe difficile da gestire con "le pressioni sulle materie prime nel 2025", ha sottolineato Simon. In conclusione, la rappresentante di Morgan Stanley considera il titolo Nestlé poco attraente rispetto ad altri produttori europei nel settore alimentare, come ad esempio "Danone e Glanbia".