Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. è un gruppo editoriale con sede a Segrate, specializzato nella pubblicazione di libri e giornali sia in formato cartaceo che digitale. La sua operatività è estesa in tutto il mondo, grazie a un'ampia catena di negozi anche in franchising.
Fondata nel 1907, la società è quotata alla Borsa di Milano e fa parte degli indici FTSE Italia Small Cap e FTSE Italia STAR. Ad oggi Mondadori è la 45esima società italiana più capitalizzata, con un valore di mercato di 520 milioni di dollari (dati al 7 giugno 2023). Ma com'è composto il capitale sociale dell'azienda editoriale? Nel prossimo paragrafo cercheremo di rispondere a questa domanda, mettendo in luce gli aspetti più importanti relativi alla quota di partecipazione di ciascun socio.
Arnoldo Mondadori Editore: ecco chi sono gli azionisti
Il capitale sociale di Mondadori è costituito da 261.458.340 azioni ordinarie, del valore nominale di 26 centesimi di euro ciascuna, e da 400.817.990 diritti di voto. Il flottante è pari al 30,47% sui diritti di voto e al 43,44% sul capitale sociale. La società detiene 686.802 azioni proprie, corrispondenti allo 0,26% del totale. Secondo l'aggiornamento della Consob al 5 giugno 2023 e sulla base dell'obbligo informativo degli azionisti quando la loro quota di partecipazione supera il 3% del capitale - ai sensi degli art. 120 del Testo Unico della Finanza e 117 del Regolamento Emittenti in tema di partecipazioni rilevanti -, i soci del gruppo sono i seguenti:
Fininvest Finanziaria d'Investimento S.p.A.
Fininvest Finanziaria d'Investimento S.p.A. ha il controllo della società con il 53,3% delle azioni, pari a 139.355.950 unità, e il 69,536% dei diritti di voto. La holding di Silvio Berlusconi è divenuta azionista di maggioranza nel 1991. L'acquisizione di Mondadori da parte di Fininvest fu alquanto tribolata ed è sopraggiunta solo dopo la risoluzione di quello che passò alla storia come Lodo Mondadori, che ha visto contrapposti due titani dell'imprenditoria italiana: Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti.
La vicenda cominciò nel 1984, quando Compagnie Industriali Riunite (CIR) di De Benedetti divenne socio di maggioranza di Mondadori. Contemporaneamente Berlusconi iniziò a comprare azioni del gruppo editoriale in maniera sempre più massiccia, pur rimanendo azionista di minoranza. Nel 1988 la Mondadori era in mano ai due soggetti e alla famiglia Formenton. De Benedetti, socio in affari e amico di Mario Formenton - ex presidente di Mondadori defunto l'anno prima - riuscì a convincere la famiglia a cedergli la loro quota entro il 1991. Nell'accordo però si inserì Berlusconi, che riuscì a far cambiare idea ai Formenton persuadendoli a cedere a lui le quote. Ne nacque una diatriba che si risolse con un lodo arbitrale per stabilire se il contratto tra De Benedetti e i Formenton dovesse avere o meno seguito. Inizialmente il verdetto diede ragione all'imprenditore torinese, ma il ricorso alla Corte d'Appello di Roma rovesciò la sentenza e stabilì che il contratto De Benedetti-Formenton era nullo in quanto in contrasto con la disciplina delle società per azioni.
Altri
Al momento non vi sono altri azionisti che detengono partecipazioni rilevanti nella società. Negli ultimi tempi hanno effettuato operazioni sul capitale diversi investitori istituzionali, tra cui si possono elencare: Silchester International Investors LLP, Norges Bank Investment Management, Janus Henderson Investors UK Ltd., Mediolanum Gestione Fondi SGRpA, Arca Fondi SGR S.p.A., The Vanguard Group Inc., Azimut Capital Management SGR S.p.A., Dimensional Fund Advisors LP, Eurizon Capital SGR S.p.A.