Apple: le cause legali fanno crollare le azioni a Wall Street | Investire.biz

Apple: le cause legali fanno crollare le azioni a Wall Street

22 mar 2024 - 11:00

22 mar 2024 - 11:05

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Pioggia di vendite sulle azioni Apple a Wall Street dopo la notizia della causa legale guidata dal Dipartimento di Giustizia USA. Ecco tutti i dettagli

Le questioni giudiziarie hanno affondato le azioni Apple a Wall Street. Alla chiusura di seduta della Borsa americana, il titolo del gigante tecnologico di Cupertino ha perso il 4,09% bruciando 113 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il sell-off è scattato alla notizia che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, insieme a 15 Stati, ha citato in giudizio Apple con l'accusa di aver monopolizzato il mercato degli smartphone a danno dei rivali più piccoli innescando una risalita dei prezzi.
 
Secondo le accuse, grazie a prezzi dell'iPhone che possono arrivare a 1.599 dollari la big tech avrebbe realizzato profitti maggiori di chiunque altro nel settore dei telefonini. Tra l'altro, le modalità di addebito di Apple ai vari partner commerciali come gli sviluppatori di software e le società di pagamento finirebbero per incrementare i prezzi ai consumatori e arricchire le casse della società. "I consumatori non dovrebbero pagare prezzi più alti perché le aziende violano le leggi Antitrust", ha dichiarato il procuratore generale Merrick Garland. "Se lasciata incontrastata, Apple continuerà solo a rafforzare il suo monopolio sugli smartphone".
 
 

Apple: le accuse nel dettaglio

La causa depositata presso la Corte federale degli Stati Uniti a Newark, nel New Jersey, si incentra su "come liberare i mercati degli smartphone dalla condotta anticoncorrenziale ed escludente di Apple e ripristinare la concorrenza per abbassare i prezzi degli smartphone per i consumatori, ridurre le commissioni per gli sviluppatori e preservare l'innovazione per il futuro", si legge nella documentazione.
 
Nello specifico, Apple renderebbe più difficile per le app di messaggistica e gli smartwatch concorrenti il funzionamento sui suoi dispositivi. Con i meccanismi adottati dall'azienda, le tecnologie per aumentare la concorrenza tra gli smartphone verrebbero soppresse. In pratica, ci sarebbero cinque esempi di tecnologie in cui Apple distruggerebbe la concorrenza: super app, app di giochi in streaming cloud, app di messaggistica, smartwatch e portafogli digitali. 
 
Le richieste di cambiamento tuttavia non sono molto chiare. I denuncianti chiedono ad Apple di non utilizzare il suo controllo sulla distribuzione delle app, sui contratti e sull'uso di interfacce software private per indebolire i rivali, nonché di attuare qualsiasi azione per ripristinare la concorrenza.
 
La società guidata da Tim Cook ha respinto tutte le accuse, affermando che la causa in corso "minaccia l'identità e i principi che contraddistinguono i prodotti Apple in mercati ferocemente competitivi". Inoltre rappresenta, secondo l'azienda californiana, un "ostacolo alla capacità di creare il tipo di tecnologia che le persone si aspettano da Apple, dove hardware, software e servizi si intersecano".
 
 

La pressione regolamentare

Apple è da tempo sotto pressione da parte delle autorità regolamentari non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, Giappone e Corea. Inoltre, ha dovuto affrontare alcune cause legali con rivali come Epic Games. Questo mese è stata colpita da una multa pesante di 1,8 miliardi di dollari dall'Unione Europea per l'esercizio di posizione dominante nel settore dello streaming musicale (Bruxelles colpisce Apple: multa da 1,8 miliardi), mentre sullo sfondo si agita la minaccia del Digital Markets Act in Europa entrato in vigore questo mese che potrebbe portare ad altre importanti sanzioni entro la fine del 2024. In sostanza, la Commissione europea ha la possibilità di imporre ammende fino al 10% del fatturato mondiale annuo totale e fino al 20% se le regole vengono ripetutamente violate. Le autorità di regolamentazione mirano a concludere le loro decisioni finali entro un periodo di 12 mesi.
 
Apple sta cercando di allentare la pressione consentendo agli sviluppatori di offrire i loro app store e non pagare le commissioni, ma alcune parti in causa tipo Spotify ed Epic reputano che queste azioni siano insufficienti per consentire con facilità l'accesso ad app store alternativi. "Arriva un punto in cui la pioggia di casi e il controllo che ne deriva diventano un vero freno al modo in cui queste aziende operano", ha detto Bill Kovacic, professore di antitrust presso la George Washington University Law School. "Anche se vincono, di fatto hanno perso in modo importante".
 
 
 

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