La quotazione a Wall Street da parte di una società non americana può avvenire attraverso le ADR. Acronimo di American Deposit Receipt, si tratta di ricevute emesse da parte di una banca statunitense - con o senza l'accordo con l'azienda estera - che rappresentano le azioni. In sostanza, l'istituto finanziario acquista un blocco di azioni dalla società e contestualmente emette dei certificati, ognuno dei quali può rappresentare una o più azioni, o ancora una frazione di esse. Quindi, le ADR non sono azioni, ma solo documenti che fungono da esse e che danno in pratica gli stessi diritti.
Il prezzo delle ADR è normalmente allineato a quello delle azioni perché, in caso di spread, intervengono i meccanismi di arbitraggio nel mercato che riportano le quotazioni a coincidere. Tuttavia, possono verificarsi circostanze in cui si ha per brevissimi periodi una divergenza, determinata per lo più da condizioni estreme di mercato.
Le motivazioni per cui una società acconsente all'emissione di ADR sono da attribuire all'esigenza della stessa di raccogliere capitali - per mezzo dell'acquisto delle azioni da parte della banca - nel mercato più grande del mondo quale la Borsa americana, o anche alla necessità di acquisire maggiore visibilità. Gli investitori invece hanno il vantaggio di poter accedere ad aziende che altrimenti sarebbe più complicato e costoso raggiungere. In questo testo parleremo delle ADR del gigante della ricerca online Baidu, mettendo in evidenza il momento in cui sono sbarcate a Wall Street e quale è stato l'andamento finora.
Le ADR Baidu a Wall Street
Il debutto di Baidu al Nasdaq è datato agosto 2005 a un prezzo IPO di 27 dollari. Il primo giorno di contrattazione è stato con il botto, perché le ADR Baidu sono schizzate a 122,54 dollari in chiusura, con un guadagno del 354%. Questi valori non tengono conto però di uno split azionario di 10:1 effettuato il 12 maggio 2010. Considerando la suddivisione, invece, e partendo da valori di 10 volte inferiori, le ricevute hanno intrapreso un lungo trend rialzista che le ha portate fino a un massimo storico di 354,82 dollari a febbraio 2021. Lo strappo poderoso si è manifestato in particolare durante la pandemia, quando la massa dei consumatori si è rivolta alle attività online per sopperire ai lockdown e alle quarantene determinate dal Covid-19.
Da quel momento, però, si è abbattuta sulle società tecnologiche cinesi la scure della rigida regolamentazione del governo, preoccupato per la posizione dominante che le aziende del settore stavano acquisendo e per l'impatto negativo che la loro attività poteva avere sullo stile di vita della popolazione. Gli investitori hanno preso a vendere massicciamente le azioni tech cinesi e Baidu non è stata risparmiata. La conseguenza è stata di un crollo delle ADR fino a 72,58 dollari ad ottobre 2022. La ripartenza da quel punto ha portato a più che raddoppiare le quotazioni in meno di un anno, sulla spinta dell'intelligenza artificiale che Baidu ha abbracciato in pieno. Il gigante con sede a Pechino ha creato Ernie Bot, il chatbot AI (Artificiale Intelligence) che fa concorrenza a ChatGPT del pioniere del settore OpenAI.
Gli ultimi mesi hanno visto un nuovo calo delle quotazioni sulla debolezza dell'economia cinese, con i consumi in contrazione, e su una stretta regolamentare che ancora non si è assopita del tutto. Le ADR Baidu hanno chiuso la settimana fino all'8 marzo a 98,27 dollari, il che dà una capitalizzazione alla società di 34,35 miliardi di dollari.