L’eccezionale corsa di Wall Street difficilmente si ripeterà: nei prossimi dieci anni, i rendimenti attesi dell’S&P 500 potrebbero assestarsi attorno al 6,5% annuo, inclusi i dividendi, meno della metà rispetto al +15% medio dell’ultimo decennio.
Azioni Wall Street: prospettive più sobrie
Peter Oppenheimer (Goldman Sachs) prefigura uno scenario di ritorni moderati: “i mattoni del nostro 6,5% annuo sono il 6% di crescita degli utili per azione, un calo annualizzato dell’1% delle valutazioni e un dividend yield medio dell’1,4%”.
Il confronto è impietoso con l’ultimo decennio, quando la combinazione di multipli in espansione e utili in forte accelerazione ha sostenuto performance più che doppie rispetto a tali stime. La valutazione corrente, con l’S&P 500 a circa 23 volte gli utili prospettici, resta vicino ai picchi del decennio, segno che il mercato continua a prezzare un premio per la promessa dell’intelligenza artificiale e i suoi effetti sugli utili delle Big Cap.
Valutazioni elevate e il nodo tassi
Oppenheimer riconosce che i multipli sono “molto alti rispetto alla storia”, ma ricorda come negli ultimi decenni abbiano teso a salire in scia al calo dei tassi e alla crescita della redditività aziendale; in assenza di un brusco aumento dei rendimenti o di un netto deterioramento dei margini, le valutazioni potrebbero mantenersi sopra le medie di lungo periodo.
Il rovescio della medaglia è che, con un dividend yield stimato all’1,4%, i flussi cedolari restano ben inferiori ai rendimenti dei Treasury: il decennale sopra il 4% e il biennale ancora attraente sul fronte della cedola rendono più esigente il confronto per Wall Street.
“Se la redditività e/o le valutazioni delle società più grandi venissero meno, a meno che non emerga una nuova coorte di ‘superstar’, i rendimenti del mercato nel suo complesso ne risentirebbero”, avverte Oppenheimer, segnalando la concentrazione del contributo ai ritorni.
AI, concentrazione e disciplina
Il boom dell’AI ha alimentato una forte espansione degli utili in alcuni campioni nazionali, spingendo Wall Street sui massimi storici e sostenendo multipli elevati; ma proprio questa concentrazione implica che eventuali delusioni sulle “magnifiche” possano avere effetti amplificati sull’ampiezza del mercato.
Se lo scenario base di Goldman Sachs si materializzasse, i rendimenti dell’S&P 500 nel prossimo decennio apparirebbero modesti rispetto alla decade d’oro appena trascorsa, rimettendo al centro selettività, disciplina di prezzo e attenzione al ciclo dei tassi su Wall Street.