Il report sulle Non-Farm Payrolls di agosto, il saldo delle buste paga nei settori non agricoli, ha confermato quanto molti investitori già temevano: il mercato del lavoro USA rallenta più velocemente del previsto.
Il Bureau of Labor Statistics ha comunicato la creazione di appena 22 mila posti nei settori non agricoli, ben al di sotto del consensus che stimava +75 mila unità. A questo si aggiungono revisioni negative per giugno e luglio, che hanno comportato un saldo peggiorativo di 21 mila unità.
"A parte il comparto sanitario (medici, assistenti, infermieri etc..) e quello dei servizi (ristorazione, operatori alberghieri, officine di manutenzione etc..), per gli altri comparti l'occupazione inizia a manifestare una battuta di arresto", ha commentato Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte.
Il tasso di disoccupazione USA resta fermo al 4,3%, in linea con le attese, mentre il tasso di partecipazione rimane al 62,3%. I salari orari medi sono cresciuti dello 0,3% su base mensile e del 3,7% annuo, dati coerenti con le previsioni.
Se inizialmente un dato sotto le stime era valutato positivo per le Piazze finanziarie, perché numeri inferiori al consenso mettono in cassaforte il prossimo taglio dei tassi, un risultato così negativo ha innescato preoccupazioni tra gli operatori sullo stato di salute della prima economia. Di conseguenza, a due ore dall'avvio degli scambi, il Dow Jones perde lo 0,6%, lo S&P 500 lascia sul campo lo 0,51% ed il Nasdaq arretra dello 0,31%.
Mercato del lavoro USA: non siamo di fronte ad un crollo
La combinazione di occupazione in rallentamento e disoccupazione stabile segna un punto di svolta nella politica monetaria. “Il calo continuo della crescita dell'occupazione apre la strada a un taglio dei tassi da parte della Fed alla fine del mese”, ha osservato David Rees, Head of Global Economics di Schroders (Riunioni Fed: calendario delle date dei meeting del FOMC 2025). L’analista sottolinea tuttavia come il quadro complessivo non sia di crollo: “con l’economia in generale che sembra ora in ripresa, le incertezze politiche più urgenti sono state superate e potrebbe passare non molto tempo prima che le assunzioni riprendano".
In linea la view di Lara Castleton, Portfolio Manager di Janus Henderson: “il mercato del lavoro sta rallentando, ma non si tratta di un crollo. Nonostante il dato debole, il mercato del lavoro continua a generare posti e il tasso di disoccupazione del 4,3% rimane 'sano' in termini storici".
Quanti altri tagli nei prossimi mesi?
"A meno di colpi di scena dell’ultima ora (inflazione della prossima settimana) nel meeting del FOMC del 17 settembre Powell e gli altri banchieri centrali dovrebbero, per la prima volta dopo tanto tempo, tornare a ridurre i tassi di interesse di 25 punti base dal range di riferimento 4,25%-4,50% al nuovo range 4%-4,25%", ha riferito Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.
"Dato per scontato il taglio di settembre - continua l'esperto - ora il focus della comunità finanziaria sarà rivolto a quanti tagli farà la FED nei prossimi mesi. I prossimi dati su inflazione e lavoro potrebbero portare la FED a tagliare il costo del denaro almeno 2 volte".
Allungando l'orizzonte temporale, e tenendo in considerazione anche i futuri aumenti all'offerta di greggio (che serviranno a calmierare i prezzi), Cesarano rileva che questo contesto "sta portando ad un'attesa di complessivi quasi 6 tagli dei tassi entro 1 anno".