- L'incertezza sull'esito delle elezioni presidenziali USA di novembre rende i mercati nervosi e volatili;
- Gli investitori sono maggiormente propensi al rischio in caso di vittoria repubblicana;
- La FED giocherà un ruolo chiave sulla forza del Dollaro USA e sui rendimenti obbligazionari
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono alle porte. E se fino a qualche settimana fa l'esito in base ai sondaggi era scontato con il trionfo di Joe Biden su Donald Trump quasi per dispersione, oggi non regna tutta questa certezza. Anzi, le ultimissime rilevazioni degli istituti di ricerca fanno presagire un testa a testa che rende la sfida appassionante fino all'ultimo.
Il punto è che i mercati finanziari sconteranno probabilmente tale sopraggiunta incertezza mantenendosi nervosi e volatili da ora fino al giorno della tornata elettorale. L'unica cosa pacifica è che chiunque la spunti alle urne si troverà di fronte un Paese funestato dalla pandemia da Covid-19 e arrabattato a inseguire una ripresa che procede a rilento.
Al di là dei programmi elettorali, il filo conduttore che forse unirà i due contendenti alla Casa Bianca nella loro politica economica sarà che, viste le condizioni dell'economia USA, difficilmente nei fatti i due si allontaneranno da una continuazione del piano attuale di massiccia spesa fiscale per sostenere i mercati, i redditi e i posti di lavoro. Ma vediamo quali possono essere gli effetti per gli strumenti finanziari in base ai vari scenari che si possono determinare.
Azioni: i mercati temono l'aumento delle tasse
Vittoria di Trump: forse questo è lo scenario che si augurerebbe il mercato, ancor più se il Congresso dovesse essere formato da un'ampia rappresentanza repubblicana. L'amministrazione del tycoon newyorchese continuerebbe nei tagli delle tasse con l'obiettivo di migliorare le prospettive di crescita del Paese. Questo verrebbe apprezzato dagli investitori che aumenterebbero la loro propensione al rischio sui mercati, esattamente come è sempre avvenuto a seguito di piani di riduzione fiscale da parte dei Governi a stelle e strisce. D'altro canto però Trump potrebbe appesantire la mano nei rapporti con la Cina, alimentando instabilità sulle Borse. Tuttavia difficilmente l'attuale inquilino alla Casa Bianca farà saltare l'accordo di Fase 1 con il Dragone, semmai potrebbe essere tentato di esplorare soluzioni a più lungo termine.
Vittoria di Biden: gli investitori in azioni temono che il candidato democratico possa implementare quella parte di programma elettorale che stabilisce un innalzamento delle aliquote societarie dal 21% al 28%. Questa cosa diverrebbe scontata qualora i democratici dovessero conquistare entrambe le Camere. Alcuni settori a Wall Street però potrebbero trarre vantaggio e compensare un eventuale calo generalizzato sull'azionario. Ad esempio tutto il comparto green beneficerebbe degli importanti investimenti promessi per il cambiamento climatico e l'economia sostenibile. Così come le hi-tech ne gioverebbero grazie a rapporti più distesi con la Cina che significherebbero una una minore regolamentazione. Le società farmaceutiche invece potrebbero vedere i propri utili ridursi, a causa di una maggiore pressione sui prezzi determinata da obiettivi di una Sanità più accessibile a tutti.
Obbligazioni: i rendimenti destinati a scendere con Trump
Vittoria di Trump: la FED sarebbe pressata a tenere i tassi bassi se non addirittura a mandarli in territorio negativo, fermo restando che proprio nella riunione del FOMC di martedì scorso è stato deciso di mantenerli inalterati fino al 2023. Ad ogni modo, il mandato di Jerome Powell scadrà nel 2022 e Trump potrebbe sostituire l'attuale Governatore con uno maggiormente vicino a una visione di politica monetaria ancora più dovish. L'impatto sul mercato obbligazionario sarebbe quindi di rendimenti esigui, a maggior ragione se dovesse aumentare la richiesta per i titoli sovrani una volta che la ripresa economica accelera.
Vittoria di Biden: la Banca Centrale americana si sentirebbe meno imbrigliata dai diktat della Casa Bianca e, soprattutto se l'economia statunitense dovesse migliorare in tutti i suoi parametri principali, potrebbe essere tentata di far ripartire il costo del denaro. Questo significherebbe un aumento dei rendimenti obbligazionari con conseguente calo delle quotazioni di mercato.
Valute: Dollaro debole con FED accomodante
Vittoria di Trump: non è mai stato fatto mistero da parte dell'attuale Presidente degli Stati Uniti che il Dollaro forte fosse un problema per l'America. E questo lo ha spesso posto in guerra aperta con il Governatore della FED, Jerome Powell. Un mercato inondato di dollari per effetto dell'espansionismo eccessivo sia a livello fiscale che monetario spingerebbe il biglietto verde a deprezzarsi, soprattutto in questa fase di transizione che sta vivendo l'economia USA. Se i tassi dovessero ancor di più abbassarsi, o finire sottozero come spera Trump, la divisa americana potrebbe vivere un periodo di forti vendite da parte dei trader che la porterebbero a svalutarsi ulteriormente.
Vittoria di Biden: probabilmente non cambierebbe molto, anche se il Dollaro USA verrebbe meno esposto alla volatilità dei tweet presidenziali contro la politica monetaria della Federal Reserve o contro qualche bersaglio geopolitico. La sensazione generale è che però il biglietto verde rimanga ancora sopravvalutato, in particolar modo se ciò si rapporta alle sfide che l'America dovrà sostenere nei prossimi anni.
Petrolio: la stabilità dell'OPEC determinerà i prezzi
Vittoria di Trump: l'attenzione particolare che è stata riservata agli scisto statunitensi in questo periodo di grandi shock che hanno interessato il greggio fa pensare che Trump farà di tutto per sostenere i prezzi del petrolio. Di contro la deregulation sostenuta dall'amministrazione repubblicana spingerebbe le quotazioni verso il basso.
Vittoria di Biden: con buona probabilità ci creerebbe una maggiore normalizzazione nel rapporto tra gli Stati Uniti e l'Iran e questo incrementerebbe verosimilmente la produzione di Teheran fino a 1,5 milioni di barili al giorno. Nondimeno ciò alimenterebbe le fratture all'interno dell'OPEC e quindi determinerebbe una certa instabilità nei prezzi.