Nel terzo trimestre, il patrimonio globale degli Hedge Fund ha toccato un nuovo picco a circa 5.000 miliardi di dollari sostenuto da quasi 34 miliardi di dollari di afflussi netti, il dato trimestrale più alto dal 2007.
La crescita, rileva la società Hedge Fund Research, è stata alimentata sia da nuova raccolta sia da rendimenti robusti: i ritorni medi dell’industria hanno sfiorato il 5-5,4% nel trimestre, con strategie equity e macro in testa alla classifica delle performance. Il numero dei fondi attivi è salito a 8.464, massimo degli ultimi nove anni, segnalando sia la nascita di nuovi veicoli sia l’espansione di quelli esistenti.
Flussi record Hedge Fund: polarizzazione in crescita
Pension funds, family office e fondi sovrani hanno incrementato le allocazioni verso strategie in grado di offrire rendimenti poco correlati, in un anno segnato da tensioni geopolitiche, volatilità su tassi e valutario e un ciclo azionario ancora favorevole negli Stati Uniti.
I capitali si sono concentrati soprattutto presso i grandi operatori: la quasi totalità dei nuovi flussi è confluita in gestori oltre i 5 miliardi di AUM, rafforzando la polarizzazione del settore. Intanto le principali banche d’investimento statunitensi - da JP Morgan a Goldman Sachs fino a Bank of America - hanno segnalato profitti in forte crescita nel prime brokerage, grazie all’aumento dell’attività degli Hedge Fund e all’uso di leva che ha toccato i massimi degli ultimi cinque anni.
Strategie, cripto e M&A: i motori
“L’industria degli Hedge Fund ha sperimentato una crescita e una performance storiche negli ultimi mesi”, ha sintetizzato Kenneth J. Heinz, indicando in M&A e cripto due tra i fattori più visibili del nuovo ciclo di raccolta.
Le strategie equity hanno guidato gli afflussi del trimestre con circa 18 miliardi di dollari, seguite dai fondi relative value che puntano sulle inefficienze tra asset correlati, confermando l’ampiezza dei temi su cui si muove il capitale “smart”.
Sul fronte delle performance, anche i fondi cripto hanno archiviato guadagni a doppia cifra nel trimestre, recuperando il drawdown di inizio 2025 e portando il rendimento da inizio anno al 6,7%, complice il rinnovato interesse per gli asset digitali.
Secondo HFR, la spinta recente combina fattori potenti:
- dealmaking in accelerazione;
- maggiore esposizione al mondo cripto;
- aspettative su tagli dei tassi;
- l’ondata senza precedenti di investimenti in AI e infrastrutture a supporto dell’ecosistema tecnologico.
Rischi e prospettive
Gli afflussi cumulati hanno raggiunto 71 miliardi di dollari nei primi nove mesi, il miglior avvio d’anno dal 2014, ma il ritorno della leva rende più sottile il confine tra opportunità e vulnerabilità. Per gli allocatori, l’obiettivo resta la diversificazione “vera”: generare alpha non correlato quando i mercati sono sereni, e ancora meno correlato quando si increspano - una domanda che oggi trova negli Hedge Fund una risposta più ampia e sofisticata rispetto al passato post-crisi.
Resta da capire se questa rinascita sia ciclica o strutturale; di certo, con asset e numero di fondi ai massimi e i grandi player a fare la parte del leone, il settore si conferma perno della nuova geografia dei flussi globali.