Dopo aver appreso le ultime news su WhatsApp, Elon Musk ha twittato “Use Signal”, e gli investitori hanno preso d’assalto il titolo Signal Advance che solo ieri è schizzato del 438% a Wall Street, portando il guadagno complessivo a +11.708% da giovedì scorso, giorno in cui il fondatore di Tesla ha pubblicato il post.
Negli ultimi giorni l'app di messaggistica istantanea WhatsApp ha iniziato a diramare ai suoi utenti una notifica nella quale li avvisava di un cambiamento nelle politiche di trattamento dei loro dati. La modifica e le modalità con la quale sarà apportata hanno però spinto molte persone a cercare in massa una valida alternativa. Gli utenti che non la accettano infatti saranno costretti a smettere di usare l'app.
Tra le alternative vi è sicuramente Telegram, anche se in queste ore le antenne di chi naviga online sono tutte puntate su un'altra app: negli ultimi giorni sono molti gli utenti che in concomitanza con la scelta di abbandonare WhatsApp hanno deciso di passare a Signal.
L'esodo da WhatsApp che si sta verificando in questi ultimi giorni si può ricondurre proprio alla nuova notifica inviata agli utenti, mentre l'approdo a Signal dipende in larga parte dal tweet del secondo uomo più ricco del mondo. Il breve tweet di Musk sull’app ha ricevuto oltre 41mila retweet e 320mila mi piace e, come prevedibile, ha innescato un boom di download.
Cos'è Signal: l’app che tutela la privacy
Nata nel 2014, Signal è un'app di messaggistica con caratteristiche simili a quelle di altre alternative, che si propone come particolarmente attenta alla privacy. L'app non detiene alcun dato degli utenti sui suoi server e protegge le conversazioni al suo interno con algoritmi di crittografia open.
Queste caratteristiche le sono valse nel tempo un endorsement da parte dell'analista ed ex tecnico della CIA, Edward Snowden ma anche – più di recente – da parte dello staff della Commissione Europea. In virtù delle sue caratteristiche di sicurezza e trasparenza, l'app è stata infatti preferita a WhatsApp per tutte le comunicazioni non ufficiali tra dipendenti e personale dell'istituzione.
Pioggia di acquisti su Signal Advance, ma sono due società diverse
Signal Advance non ha nulla a che vedere con l’app Signal a cui si riferiva Musk come alternativa a WhatsApp: si tratta, di fatto, di due società diverse. L’app Signal è stata fondata da una organizzazione no-profit e non è neanche quotata in Borsa.
Signal Advance è una società scambiata invece sull’over the counter, attiva nel segmento dell’healthcare, una penny stock che ha visto lievitare le proprie quotazioni, grazie a un semplice post, dal valore di appena 60 centesimi di dollari a 70,85 dollari nella sessione di lunedì 11 gennaio 2021. La capitalizzazione di mercato è balzata dai 7 milioni di dollari della scorsa settimana a oltre 3 miliardi di dollari.
La febbre sui mercati ha raggiunto livelli tali che gli investitori non neanche vanno a controllare quale sia il vero nome di un'azienda o se è quotata o meno. Il Fear of Missing Out (FOMO), ovvero la paura di perdere l’occasione, ha sicuramente inciso. La stessa app Signal ha avvertito gli investitori dell’errore che stavano commettendo, postando su Twitter un avviso in cui ha spiegato di no avere nulla a che vedere con Signal Advance.
Non è la prima volta che gli investitori agiscono da completi folli: un caso simile si manifestò nel 2019, quando alcuni investitori si posizionarono su Zoom Technologies, il cui ticker era ZOOM, ma che nulla aveva a vedere con Zoom Video Communications, il servizio di condivisione video con il ticker ZM che ha avuto un enorme successo nel 2020, proprio a causa delle restrizioni globali che hanno costretto le persone a rimanere a casa.
Quale destino per i social media?
Dopo il colpo di scena a Capitol Hill e alla successiva decisione dei principali social network come Facebook e Twitter di bannare Donald Trump, le aziende tech legate al settore sono in evidenza non solo per gli operatori dei mercati finanziari ma per tutti gli utilizzatori del mondo.
Quello che è successo al presidente uscente Trump potrebbe accadere a chiunque. Twitter ha cancellato il profilo da 88 milioni di follower di Donald Trump. Una decisione per certi versi sorprendente, dato che è stata presa per gli ultimi due tweet su cui non c’era niente di così grave.
Sta di fatto che i social media pare si siano trasformati da luoghi di libertà a tribunali inquisitori che decidono se quello che pensi è giusto o sbagliato. Ma non solo Twitter, anche Facebook, Snapchat e TikTok hanno tolto la parola al Presidente USA.
Una scelta che, se da una parte ha riscosso l'approvazione di certi personaggi che pure si dichiarano paladini della democrazia, ha fatto sorgere più di qualche preoccupazione in chi ha invece visto nella presa di posizione dei social un comportamento inquietante.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene "problematica" la chiusura da parte di diversi social network degli account del tycoon: "È possibile interferire con la libertà di espressione, ma secondo i limiti definiti dal legislatore, e non per decisione di un management aziendale", ha spiegato in conferenza stampa Steffen Seibert, portavoce della cancelliera.
Anche il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha espresso la sua perplessità per la decisione delle piattaforme di bandire Trump dai social network "senza controllo legittimo e democratico" e ha rilanciato i progetti europei per regolamentare i giganti del web.
Twitter, Facebook e gli altri grandi social media dovrebbero stabilire delle regole precise, un codice etico in base al quale venga stabilito chi può usufruire delle loro piattaforme e chi no. Se non c'è una struttura politica che decide un controllo preciso su questi strumenti di comunicazione e di informazione è evidente che saranno i vari Zuckerberg e Dorsey di questo mondo a decidere chi può parlare e chi no.