Donald Trump ha destabilizzato i mercati finanziari. La serie di dazi reciproci imposti dal presidente degli Stati Uniti ai Paesi di tutto il mondo nell'evento del 2 aprile al Rose Garden ha gettato nel panico gli investitori, che si sono
allontanati dalle attività a rischio per cercare riparo nei beni rifugio (
Trump riscrive le regole del commercio mondiale). Trump ha stabilito una tariffa di base del 10% su tutte le importazioni, ma molti Paesi hanno subito un vero salasso.
Ad esempio, la Cina è stata colpita con un prelievo del 34%, l'Unione europea del 20% e il Giappone del 24%. Pronta è stata la replica di Pechino, che ha introdotto una tassa equivalente (34%) su tutti i beni importati dagli Stati Uniti, oltre a una serie di restrizioni, specialmente in merito alle esportazioni di alcune terre rare.
Questo significa che la guerra commerciale sta avendo un'escalation pericolosa. Il punto è: quali saranno le conseguenze? Il mercato sta già fornendo una risposta eloquente. Il timore è che i botta e risposta a colpi di dazi finiranno per creare uno squarcio nell'economia globale, portandola alla recessione.
In particolare, negli Stati Uniti vi è il pericolo della stagflazione perché i pesanti dazi trumpiani potrebbero rimettere in moto l'inflazione, che già ha dato segnali di voler rialzare la testa. I trader ora scommettono che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse quattro volte nel 2025 proprio per scongiurare l'arrivo di una recessione. Tuttavia, con l'inflazione alle calcagna, non sarà facile prendere una decisione di questa portata.
Economia USA: per JP Morgan rischi di recessione al rialzo
È da quando la Fed, nel 2022, ha iniziato il ciclo dei rialzi ai tassi per contenere l'inflazione, che gli analisti stimano l'arrivo di una recessione. Tuttavia, l'economia USA si è mostrata sorprendentemente resiliente al punto che ormai tutti si erano convinti di un atterraggio morbido. I dati macroeconomici sottotono di quest'anno, però, hanno mutato il quadro generale.
Ci sono dei segnali di debolezza economica che stanno preoccupando. Per la verità, la lettura di ieri dell'occupazione americana scansa un po' un'eventualità recessiva. Nel mese di marzo sono stati creati 228 mila nuovi posti di lavoro, a fronte dei +137 mila attesi e dei +117 mila di febbraio. I dazi di Trump tuttavia potrebbero pesantemente ribaltare qualsiasi scenario positivo.
Secondo gli strategist di JP Morgan Chase, la probabilità che l'economia USA vada in recessione è del 60%. Una previsione rivista al rialzo rispetto a un rischio del 40% stimato in precedenza. A giudizio degli esperti della più grande banca americana, i dazi reciproci hanno aggravato la situazione.
"Le politiche dirompenti degli Stati Uniti sono state riconosciute come il rischio maggiore per le prospettive globali di tutto l'anno", ha dichiarato in una nota il team guidato da Bruce Kasman, aggiungendo che la politica commerciale degli Stati Uniti è diventata meno favorevole alle imprese rispetto a quanto previsto in precedenza.
"È probabile che l'effetto di questo aumento delle tasse sia amplificato da ritorsioni, da un calo del sentiment delle imprese statunitensi e da interruzioni della catena di approvvigionamento".
JP Morgan si aspetta che la Fed quest'anno riduca solo due volte i tassi di interesse di 25 punti base ciascuna, a giugno e settembre. Kasman ritiene che lo shock tariffario "sarà modestamente smorzato dalla prospettiva di ulteriori tagli dei tassi negli Stati Uniti".