Più della metà del debito pubblico dell’Italia è detenuta dalla Banca d’Italia e dalle banche del nostro Paese: su 2.815 miliardi, le banche e la banca centrale hanno in pancia 1.415 miliardi di euro. Il dato, che rappresenta il 50,3% del totale, segna un incremento di due punti e mezzo percentuali nel confronto con quello di fine 2021.
È quanto emerge da una ricerca condotta dal Centro Studi di Unimpresa (Unione Nazionale di Imprese). “In meno di due anni, dunque, il sistema bancario, con il 25,8% della Banca d’Italia e il 24,5% degli istituti, ha costituito un blocco di sicurezza per le finanze pubbliche del nostro Paese”, riporta lo studio.
Il dato relativo Bankitalia segna un aumento rispetto al 22% del 2021 mentre nel caso del comparto bancario, che deteneva il 25,8%, si registra una riduzione.
Debito Pubblico Italia: scende la quota in mano agli esteri, sale quella delle famiglie
Nonostante da fine 2021 i fondi d’investimento stranieri abbiano ridotto la loro quota di sottoscrizione di bond pubblici italiani di quasi quattro punti percentuali, restano i primi detentori di Bot e Btp con il 26,5% dei titoli pubblici in circolazione (dal 30,2% del 2021): il totale delle obbligazioni emesse dal Tesoro “in pancia” agli investitori stranieri ammonta a oltre 746 miliardi (dato di maggio scorso), in calo di quasi 60 miliardi rispetto a dicembre 2021 (quando era pari al 30,2% del totale).
Detto dell’Istituto di Via Nazionale e delle banche, il 12,3% del debito pubblico italiano è detenuto dai fondi domestici (dal 13,5%) mentre il 10,9% è appannaggio delle famiglie (dall’8,5%). In termini assoluti, i piccoli risparmiatori italiani detengono debito per 306,8 miliardi, in aumento di quasi 80 miliardi rispetto ai 227,1 miliardi di fine 2021.
“Anche le famiglie, il cosiddetto settore retail, hanno cominciato ad apprezzare di più il debito italiano, probabilmente incoraggiati dai maggiori rendimenti garantiti dal Tesoro, in linea con l’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea”.
Cosa è il debito pubblico
Il debito pubblico è il debito contratto da uno Stato nei confronti di altri soggetti economici, nazionali o esteri. Si tratta di un debito che si forma quando le spese pubbliche superano le entrate. I soggetti che acquistano titoli di stato sono i creditori dello Stato, e possono essere individui, imprese, banche o Stati esteri.
Il debito pubblico può essere di due tipi:
- Debito interno: si forma quando i titoli di stato sono acquistati da soggetti economici nazionali.
- Debito esterno: si forma quando i titoli di stato sono acquistati da soggetti economici esteri.
Il debito pubblico può essere misurato in termini di rapporto tra il debito e il PIL. Questo rapporto, chiamato rapporto debito/PIL, è un indicatore importante della sostenibilità del debito pubblico.
Un rapporto debito/PIL elevato, come nel caso del debito pubblico italiano, può essere un segnale di rischio, in quanto significa che lo Stato deve pagare un importo elevato di interessi sui titoli di stato. Questo può ridurre le risorse disponibili per altre spese pubbliche, come la spesa sociale o gli investimenti. Un debito pubblico elevato può portare a una serie di conseguenze negative, tra cui:
- aumento delle tasse: per ripagare il debito, lo Stato può essere costretto ad aumentare le tasse;
- riduzione della spesa pubblica: per ridurre il debito, lo Stato può essere costretto a ridurre la spesa pubblica, ad esempio tagliando le spese sociali o gli investimenti;
- rischio di default: se il debito pubblico diventa eccessivo, lo Stato può essere costretto a dichiarare default, ovvero a non essere in grado di ripagare i propri creditori.
Tuttavia, il debito pubblico non è sempre negativo. Un debito pubblico moderato può essere utilizzato per finanziare investimenti che contribuiscono alla crescita economica. Ad esempio, lo Stato può utilizzare il debito pubblico per finanziare la costruzione di infrastrutture, come strade, ferrovie e aeroporti.