Definire il debito pubblico italiano insostenibile è semplicemente assurdo. Non usa mezzi termini Erik Nielsen, economista capo di
UniCredit, che considera fuorviante concentrarsi sul rapporto debito/PIL al 140%. A suo avviso, piuttosto sarebbe opportuno considerare i
pagamenti degli interessi come una quota delle entrate fiscali. Nielsen osserva come lo scorso anno tale quota era del 9% e nei prossimi 4-5 anni salirà al 10-11%. Ciò risulta inferiore rispetto all'11,7% dello stesso parametro nel Regno Unito.
Tra l'altro,
la metà del debito italiano è in mano a investitori nazionali, circa il 30% è stato acquistato dalla
Banca Centrale Europea - il che significa che tornerà al Tesoro - e solo il 20% è di proprietà di investitori stranieri. Se tutto ciò lo si mette a raffronto con la situazione di altri Paesi dell'
OCSE, "si può solo concludere che
il debito sovrano italiano non dovrebbe essere una preoccupazione per i mercati finanziari", sottolinea Nielsen. Per questo motivo "è assurdo considerarlo insostenibile", ha affermato.
Italia: ecco perché il rischio Paese sarà ridotto
Le pressioni sull'Italia per la sua situazione debitoria sono cresciute da quando lo scorso anno la BCE ha iniziato il ciclo di aumento dei tassi d'interesse per combattere l'inflazione dell'Eurozona. Soprattutto sono aumentate le preoccupazioni perché, vista la mole dell'indebitamento della terza economia europea, una crescita dei rendimenti peserà molto sull'onere che lo Stato dovrà sostenere.
Tali timori si sono rinnovati recentemente quando il governatore dell'Eurotower
Christine Lagarde ha ribadito la sua intenzione di stringere sul costo del denaro fino a quando il carovita rappresenterà una minaccia. Questo fa correre all'Italia il
rischio di downgrade da parte delle agenzie di rating, con Moody's che è pronta a declassare le obbligazioni pubbliche italiane al livello spazzatura. Ciò avrebbe delle implicazioni perché le varie forme di intervento della BCE a sostegno di un Paese in difficoltà pongono come condizione quella che il rating sui titoli di Stato non sia classificato "junk".
La Banca centrale finora ha cercato di fornire rassicurazioni con lo
scudo anti-spread. Lo strumento entrerebbe in azione come
seconda linea di difesa, mantenendo in prima linea i reinvestimenti dei titoli in scadenza acquistati con il
programma PEPP. In ogni caso, i rischi rimangono.
Nielsen tuttavia ha affermato che
la capacità dell'Italia di far fronte ai propri impegni resterà intatta, anche perché può contare sul sostegno dell'Unione Europea, incluso il
Recovery Fund. "Rimango molto fiducioso che la combinazione istituzionale e politica europea, compresa la NGEU (
Next Generation Eu) e la cassetta degli attrezzi della BCE, sia ora sufficientemente potente per affrontare gli attacchi speculativi nel mercato del debito sovrano della zona euro", ha concluso.