Il Dipartimento del Commercio USA ha dato il colpo finale alla Cina sui chip di fascia alta. L'istituto a stelle e strisce ha completato le regole per impedire che il fiume di denaro (52,7 miliardi di dollari) previsto dal Chips and Science Act per la produzione, la ricerca e lo sviluppo dei semiconduttori arrivi anche in minima parte in Paesi ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Tra questi vi sono la Russia e la Cina.
Il regolamento, messo in atto per la prima volta a marzo 2023, limita i finanziamenti a imprese statunitensi che investono nella produzione di semiconduttori nei Paesi citati per un periodo di 10 anni e limita i destinatari dei fondi di incentivazione dall'impegnarsi in sforzi congiunti di ricerca o di licenza tecnologica con entità straniere di interesse, pur consentendo standard internazionali, licenze di brevetto e utilizzo di servizi di fonderia e imballaggio. Il Dipartimento ha chiarito anche che la produzione di wafer è inclusa in quella dei semiconduttori.
Le regole classificano anche alcuni semiconduttori come critici per la sicurezza nazionale. Al riguardo vi sono delle restrizioni più severe, tra cui la generazione di corrente di calcolo quantistico e i chip a nodo maturo, in ambienti ad alta intensità di radiazioni e per altre capacità militari specializzate. Se le aziende americane violeranno tutte queste restrizioni, lo Stato potrà recuperare il denaro erogato.
Chip: quali effetti dalle restrizioni USA
Quanto esposto si armonizza con i provvedimenti varati ad ottobre 2022, quando sono stati stabiliti nuovi controlli sulle esportazioni in Cina di apparecchiature di aziende statunitensi che servivano a produrre chip di fascia alta. L'obiettivo era quello di rallentare i progressi di Pechino dal punto di vista tecnologico e militare.
Il punto è quanto effettivamente tutto ciò stia danneggiando il Dragone e le sue aziende, e se sono da aspettarsi delle contromisure da Pechino. L'esempio di Huawei per il momento fornisce la risposta a entrambi i quesiti.
Il gigante degli smartphone è riuscito fino ad oggi a superare le restrizioni di Washington che hanno impedito l'accesso ai chip più avanzati. Senza di questi, è difficile per ora riuscire a introdurre il 5G nei cellulari, ma Huawei ha prodotto un modello di ultima generazione di smartphone in grado di competere con il dispositivo più all'avanguardia di Apple (
Huawei lancia la sfida a Apple sugli smartphone premium, ecco come). Questa è una palese dimostrazione di come
la Cina stia segnando il passo a livello tecnologico, mostrandosi resiliente alla repressione statunitense.
Nel contempo, ribatte colpo sul colpo, come è avvenuto con le restrizioni per l'utilizzo a livello governativo degli iPhone di Apple. A questo punto c'è da aspettarsi che il governo cinese impedisca l'uso dell'iPhone nel Paese in maniera più estesa? Se così fosse, Cupertino potrebbe vedere a rischio la sua quota di mercato in Cina, attualmente al 65% riguardo i telefoni. Le ripercussioni a livello economico sarebbero una logica conseguenza, tenuto conto che un quinto dei ricavi aziendali sono realizzati in territorio cinese.