Warren Buffett è considerato tra i più grandi investitori di tutti i tempi e il mercato segue sempre da vicino le mosse del miliardario 94enne attraverso il conglomerato finanziario che gestisce dal 1965, la
Berkshire Hathaway. Nell'arco della sua vita, l'uomo d'affari ha effettuato operazioni che sono rimaste nella storia di
Wall Street. L'aspetto interessante è che i criteri seguiti in ogni sua transazione nella valutazione della società oggetto di acquisto sono stati sempre gli stessi, ossia di business, di management, finanziari e di mercato (
Warren Buffett: ecco i 4 criteri che guidano i suoi investimenti). In sostanza, Buffett ha sempre considerato quale fosse l'attività dell'azienda e la sua storia, le capacità di chi la gestiva, l'owner earning (l'utile ante imposte più ammortamenti e svalutazioni e meno il Capex) e il prezzo delle azioni in quel determinato momento.
Warren Buffett: 5 operazioni che hanno fatto storia
Per quanto Buffett abbia sempre seguito una linea - comprare azioni sottovalutate - ogni operazione ha una storia a sé e alcune hanno anche fatto discutere molto. Alla fine, l'oracolo di Omaha è riuscito quasi sempre a condurre in porto affari trionfali. Vediamo 5 dei più interessanti che hanno colpito il mondo di Wall Street.
American Express
Il rapporto di Buffett con l'American Express risale a metà degli anni '60 e nasce da uno scandalo. All'epoca il colosso delle carte di credito americano fu travolto da una questione di frode per via di una società che aveva contribuito a finanziare, la Allied Crude Vegetable Oil Refining Company. Le azioni American Express crollarono da 65 a 37 dollari, ma Buffett riteneva che la situazione potesse essere risolta.
A suo avviso, quello scandalo era grave ma non un problema insormontabile, quindi cominciò ad accumulare azioni. All'inizio investì 300 milioni di dollari in azioni privilegiate, nell'attesa che la situazione migliorasse e una gestione più razionale dell'azienda non l'avesse convinto a diventare un normale azionista. Il vero cambiamento nella società finanziaria avvenne però quando all'inizio degli anni '90 James Robinson diede le dimissioni da Amministratore delegato e il suo posto venne preso da Harvey Golub. Il nuovo manager prese alcune decisioni importanti come la liquidazione degli asset della società con prestazioni peggiori.
Nel 1992 avviò un'offerta pubblica per la divisione dei servizi informativi First Data Corporation che generò un introito di 1 miliardo di dollari, a cui seguì la cessione della sezione finanziaria del gruppo, The Boston Company, per 1,5 miliardi di dollari. Queste operazioni consentirono ad American Express di tornare redditizia nel 1994 e fu allora che Buffett convertì le azioni privilegiate in ordinarie con un prezzo medio di acquisto di 25 dollari l'una. In un trentennio, l'investitore americano aveva accumulato il 10% della partecipazione nella società, investendo un totale di 4,1 miliardi di dollari. Secondo Buffett, l'acquisto delle azioni avveniva con uno sconto del 70% dal loro valore intrinseco, il che comportava un notevole margine di sicurezza.
IBM
Buffett non ha mai amato le azioni tecnologiche. Il suo credo si basava sul concetto che l'azienda sulla quale si investe del denaro deve essere capita e prevedibile nei flussi reddituali futuri. In realtà non è che le azioni tecnologiche non le capisce. Il punto è che le capisce troppo bene. Nel senso che è consapevole del fatto che la tecnologia si evolve troppo velocemente e rende breve la vita di un prodotto. Giocoforza, per Buffett non è facile riuscire a prevedere le entrate di un'azienda. Tuttavia, International Business Machine, o IBM, fu una delle rare eccezioni e alla fine del 2011 Berkshire Hathaway acquistò 63,9 milioni di azioni, equivalenti al 5,4% del capitale sociale, per un esborso complessivo di 10,8 miliardi di dollari.
Cosa convinse Buffett a investire in IBM? Nel 1992, la Big Tech perse la bellezza di 5 miliardi di dollari, il passivo più pesante mai subito da una società americana in un singolo anno. Dall'orlo del baratro in cui si trovava, il colosso dei PC riuscì a risollevarsi grazie a un lavoro superbo degli amministratori Lou Genstner e Sam Palmisano. La strategia aziendale si concentrò nella vendita di tecnologia hardware con margini ridotti e lo slittamento del business verso il software e i servizi. Nel 2002 fu liquidato il ramo dei personal computer, ribadendo il focus su servizi, Internet e software. In un'occasione, Buffett dichiarò:" La loro gestione finanziaria fu brillante. Non conosco nessun'altra società di queste dimensioni con un management finanziario migliore, un valore aggiunto che abbia aumentato gli utili di cui hanno goduto gli azionisti di IBM. La società ha contratto debiti in modo oculato, ha effettuato acquisizioni che hanno prodotto valore quasi esclusivamente con liquidità propria, e riacquistato i propri titoli in maniera decisa". Proprio sul buyback, in 10 anni la società ridusse i titoli in circolazione del 36%, passando da 1,7 a 1,1 miliardi. Nel frattempo aumentò i dividendi del 460%, da 0,59 a 3,30 dollari per azione.
H.J. Heinz Company
Il 14 febbraio 2013 Berkshire Hathaway, insieme alla società di private equity 3G Capital, ha acquistato titoli H.J. Heinz Company a 72,5 dollari per azione. Si è trattato di un prezzo superiore del 20% alla quotazione di mercato, per un investimento complessivo di circa 23 miliardi di dollari. Secondo i calcoli di Buffett, quanto pagato era inferiore del 25% rispetto al valore intrinseco della società, che scendeva al 12% per una stima più prudente. Il margine di sicurezza non era quello che solitamente cercava l'investitore leggendario, ma alcuni aspetti lo avevano convinto a puntare sull'azienda.
In primo luogo, la società aveva un posizionamento di mercato simile a quello di Coca-Cola, altra azienda molto amata da Buffett. In pratica, era il numero uno globale per quanto riguarda la produzione del ketchup e il numero due relativamente a tutte le altre salse. H.J. Heinz Company aveva un'attività semplice e comprensibile, una storia operativa coerente e, grazie alla presenza nei mercati emergenti, una prospettiva di crescita di lungo termine interessante. Insomma, si trattava della classica azienda che a Buffett piace molto acquistare. Tra l'altro, Berkshire aveva investito 8 miliardi di dollari in azioni privilegiate riscattabili con un rendimento del 9%. Questo implicava che, anche in caso di perdita di denaro della società, Buffett avrebbe portato a casa i suoi dividendi privilegiati.
Bank of America
Alcuni non gradiscono investire nei titoli finanziari, perché ritengono siano molto esposti alle crisi ed all'andamento dell'economia. Buffett sostiene invece che anche una banca, se ben gestita, è in grado di garantire ritorni interessanti sul capitale investito. È ciò che ha guidato il suo investimento in Bank of America nel 2011, quando ha acquistato azioni privilegiate per 5 miliardi di dollari. All'epoca, BofA stava uscendo da una situazione drammatica generata dalla grande crisi del 2008 e Buffett fu colpito dalla capacità dell'Amministratore delegato Brian T. Monihan di risollevare la banca e renderla redditizia. Nel 2017, una volta che l'istituto è stato rimesso in sesto e ha aumentato i dividendi, Buffett ha convertito le azioni privilegiate in ordinarie, mentre nel frattempo ha continuato ad accumulare partecipazioni. Nel 2020 ben 34 milioni di titoli sono stati messi in cassaforte dalla Berkshire Hataway, che ha aumentato la sua quota dal 7,4% all'11,3%, con una spesa complessiva sostenuta di 813 milioni di dollari. Negli anni, l'investimento complessivo in BofA è ammontato a 14,6 miliardi di dollari.
Da luglio 2024, però, il conglomerato finanziario con sede a Omaha ha cominciato a scaricare le azioni. L'ultima dismissione è avvenuta verso la fine del mese di settembre per 863 milioni di azioni, il che ha ridotto la partecipazione al 10,5%. Cosa ha spinto Buffett a liberarsi delle azioni di una società verso cui nutre stima e fiducia? Le ipotesi sono diverse. Alcuni sostengono che quanto incassato negli anni attraverso dividendi e liquidazioni abbia coperto e superato il costo dell'investimento. Quindi ora la partecipazione rimanente rappresenta una quota di puro profitto.
Altri invece ritengono che Buffett preveda l'arrivo di una recessione negli Stati Uniti e quindi i mercati azionari potrebbero essere sotto pressione, a partire proprio dai titoli finanziari. Di conseguenza, il guru della finanza gioca di anticipo puntando maggiormente sulla liquidità. Altri ancora affermano invece che la Berkshire stia accumulando contanti perché si sta preparando a un grande acquisto. Un'ipotesi, questa, però smentita quest'anno proprio da Buffett nella lettera agli azionisti in occasione della presentazione del bilancio annuale. Il re di Wall Street ha detto che non c'è in giro al momento una società che abbia un valore così accattivante per cui valga davvero la pena impiegare grandi capitali.
Apple
Apple è un'altra eccezione alla tendenza di Buffett di stare lontano dai titoli tecnologici, al punto da rappresentare uno dei capisaldi del portafoglio di investimento della Berkshire Hathaway. L'investitore però ha una stima immensa verso il colosso di Cupertino, perché in realtà non lo considera nemmeno un'azienda tecnologica, sia perché ormai esiste da molti decenni e quindi rientra a pieno titolo tra le società mature, sia perché produce un bene che è di largo consumo. Secondo Buffett, Apple ha una caratteristica imbattibile, ovvero vende un prodotto come l'iPhone intorno a cui le persone hanno costruito tutta la loro vita. Questo è in grado di mettere in secondo piano molte altre cose. A parte il fatto che ormai Apple è un conglomerato presente in vari campi, oltre l'iPhone, l'iPad e il MAC: dallo smartwatch allo streaming TV, all'assistenza vocale e all'intelligenza artificiale.
Buffett ha iniziato a comprare le azioni Apple nel 2016 per 40 miliardi di dollari. Il ritorno è stato imponente, con una performance dell'800%, facendo della società californiana l'investimento più importante di Buffett. Durante l'assemblea degli azionisti del 2024, il numero uno di Berkshire aveva affermato che, a meno che non fosse successo qualcosa di eclatante, Apple sarebbe rimasta nel portafoglio della società finanziaria. Tuttavia, aveva aggiunto: "Ma non mi dispiace affatto, nelle condizioni attuali, creare una posizione di liquidità". Infatti, nel secondo trimestre 2024, ha venduto circa 390 milioni di azioni, che hanno fatto seguito a oltre 115 milioni di azioni nel primo quarto. Al 30 giugno, le azioni rimaste nelle mani di Buffett erano pari a circa 400 milioni, con un valore di 84,2 miliardi di dollari.