Warren Buffett: ecco i 4 criteri che guidano i suoi investimenti | Investire.biz

Warren Buffett: ecco i 4 criteri che guidano i suoi investimenti

19 set 2024 - 15:02

19 set 2024 - 15:13

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Nella scelta delle società su cui investire Warren Buffett ha utilizzato sempre quattro criteri basilari utili per una valutazione completa. Vediamoli nel dettaglio

Gli investitori di tutto il mondo hanno cercato sempre di imitare le strategie di Warren Buffett o comunque di prendere spunto da esse nella gestione di portafoglio. Per fare questo hanno provato a capire quali sono i criteri seguiti da quello che viene considerato il più grande investitore del mondo, per quanto non sempre siano riusciti a replicarne le performance.
 
Buffett in realtà non segue algoritmi complicati, ma fondamentalmente si affida alla comprensione di un'azienda che sta acquistando. Questo metodo implica uno studio approfondito, ma non solo dal punto di vista dei numeri. Il re del value investing tiene conto del settore di appartenenza, del suo ruolo nel mercato, di come viene gestita dal management, dell'etica che segue e di altri aspetti che vedremo durante la trattazione di questo testo.
 
Gran parte della sua giornata da investitore Buffett la passa a studiare i bilanci di un'azienda, analizzando attentamente i report dei dirigenti. Negli anni della sua leggendaria carriera ha maturato la convinzione che ciò che risulta da tali studi sia quasi sempre ben più "edulcorato" rispetto a quella che è la realtà aziendale. Ed è per questo che consiglia sempre di tarare il contenuto e guardare oltre la superficie per ottenere un quadro più attendibile. 
 

Warren Buffett: 4 criteri chiave nell'investimento

Il nucleo profondo dell'approccio di Warren Buffett all'investimento è rappresentato da alcune regole e principi base, che quasi sempre sono stati seguiti durante la gestione pluridecennale del conglomerato finanziario Berkshire Hathaway. In sostanza si tratta di 4 criteri:
 
  • criteri di business;
  • criteri di management;
  • criteri finanziari;
  • criteri di mercato.
 
Criteri di business
 
Buffett è convinto che la gran parte dei trader acquista le azioni per motivi superficiali, senza approfondire circa le caratteristiche dell'azienda e il business che svolge. Questo implica che al primo problema si fanno prendere dal panico e vendono in fretta subendo perdite a volte dolorose. Egli invece si concentra sulla comprensione di tutto ciò che è possibile imparare della società sulla quale sta per mettere il proprio denaro, valutando almeno tre criteri di business.
 
Il primo è che questo deve essere semplice e comprensibile. Il mantra di Buffett è quello di investire nel proprio ambito di competenza. A suo avviso, il successo di un investimento non dipende tanto da quanto si sa, ma da quanto si riesce a definire ciò che non si sa. Per tale motivo l'oracolo di Omaha cerca sempre aziende alla portata delle sue capacità di comprensione culturale e finanziaria. In breve, Buffett studia di un'azienda soprattutto le economie di entrate e uscite, i flussi di cassa, i rapporti con i sindacati e la capacità di determinazione dei prezzi soprattutto in contesti come quelli di inflazione e recessione economica.
 
Il secondo criterio di business è relativo alla storia operativa dell'azienda, che deve essere coerente. Buffett si tiene lontano da società che hanno attraversato un lungo periodo di difficoltà e la cui direzione per il futuro è incerta, o da realtà che stanno cambiando strategia dopo l'insuccesso di alcuni progetti. Viceversa, si appassiona di aziende che negli anni hanno presentato lo stesso prodotto o comunque non hanno perso il fulcro che ha guidato il business nel tempo. Coca-Cola ne è un esempio emblematico, perché dalla nascita ha fornito il medesimo prodotto - accompagnandolo magari con altri a completamento del business - e intorno all'azienda è riuscita a costruire quello che lui chiama un fossato. 
 
Il terzo criterio di business sono le prospettive di lungo termine. Le aziende amate da Buffett sono quelle in grado di avere un vantaggio competitivo duraturo rispetto alla concorrenza. "Più largo e difendibile è il fossato, tanto meglio è", ha sempre detto l'investitore. Affinché ciò avvenga è importante che l'azienda fornisca un prodotto ricercato e di cui c'è necessità, che non abbia un sostituto immediato e il cui prezzo non viene regolamentato. Tutto questo dà all'azienda la flessibilità di gestire i prezzi, alzandoli se è del caso senza il timore di perdere quote di mercato e volumi di vendita.
 
 
Criteri di management
 
Quando Buffett ha dovuto valutare l'acquisizione di una società o di una semplice quota di partecipazione, ha sempre prestato attenzione alle abilità e caratteristiche etiche del management. Il 94enne di Omaha ha ripetuto il concetto di voler lavorare con persone competenti e oneste, da ammirare e di cui fidarsi. In questo si è sempre lasciato andare in lodi sperticate nei confronti di manager che possiedono le caratteristiche enunciate. Al contrario, si è tenuto alla larga da soggetti sinistri e ingannevoli, perché a suo giudizio finiscono sempre per fare danni alla società.
 
Secondo Buffett, il management deve rispettare tre principi: agire con razionalità; essere trasparente verso gli azionisti; e resistere all'imperativo istituzionale. Agire con razionalità significa saper allocare le risorse nelle varie fasi di vita dell'azienda, che comprendono lo sviluppo, la crescita, la maturità e il declino. In ognuna di esse, il management deve prendere decisioni importanti, come quella di distribuire gli utili o reinvestirli nell'attività. Essere trasparenti verso gli azionisti vuol dire comunicare in maniera completa e corretta i risultati aziendali, senza nascondersi dietro oscuri principi contabili e soprattutto ammettendo i propri errori. Resistere all'imperativo istituzionale equivale a evitare di seguire il comportamento degli altri, specialmente quando è sciocco e irrazionale. Buffett ritiene che sia nella natura umana farsi condizionare, per il semplice fatto di non voler apparire come sprovveduti in una situazione in cui magari si realizzano delle perdite mentre altri nello stesso settore stanno macinando utili.
 
Valutare il management non è un esercizio facile, perché il compito si presta inevitabilmente a situazioni vaghe e imprecise. Un punto di riferimento è quello di raccogliere le informazioni necessarie, derivanti prima di tutto dai rapporti aziendali messi a confronto con le dichiarazioni precedenti dei dirigenti.
 
 
Criteri finanziari
 
Abbiamo visto come Buffett sia riluttante a mandar giù i giochi di prestigio nei rapporti annuali del management. Per valutare bene l'azienda, a suo avviso, bisogna considerare alcuni criteri che, prima di tutto, non possono limitarsi a un periodo di tempo limitato. Posta questa condizione basilare, esistono quattro criteri finanziari a cui far riferimento: il ROE (Return on Equity); l'owner earning; i margini di profitto; e la regola del dollaro.
 
Il ROE misura il rendimento dell'attività in termini di risultato operativo in rapporto al capitale azionario. Questa è una misura che Buffett preferisce di gran lunga all'EPS (l'utile per azione), utilizzato dalla maggior parte degli analisti. Tuttavia, il guru precisa che il capitale azionario andrebbe valutato al prezzo di costo e non di mercato. La ragione sta nel fatto che l'andamento in Borsa potrebbe alterare in maniera rilevante il ROE e non dare la corretta misura del risultato aziendale. Ad esempio, in un periodo in cui i mercati i crollano, la base del rapporto dell'indicatore diminuisce in maniera rilevante e quindi dà un ROE troppo elevato. Discorso del tutto speculare qualora i mercati salgano molto. Inoltre, il ROE deve essere depurato da tutti quei componenti che non fanno parte della gestione ordinaria dell'azienda.
 
L'owner earning è un concetto assolutamente fondamentale in tutta l'analisi di Buffett per valutare un'azione. Il parametro considera il flusso di cassa, inteso come utile dell'azienda al netto delle imposte e sommato alle voci non monetarie come gli ammortamenti, depurato dal Capex, ovvero dagli investimenti in conto capitale. A volte però gli investimenti futuri possono essere solo stimati e per questo la misura dell'owner earning non è precisa al 100% (Owner Earning: cos'è il parametro cruciale di Buffett per le società).
 
I margini operativi sono necessari per valutare la redditività di un'azienda. Di norma Buffett non apprezza la politica del management di far lievitare i costi in maniera forsennata per la crescita, in quanto molto spesso si troverà poi costretto a tagliare in futuro ridimensionando i progetti. Viceversa parteggia per chi già da subito taglia le spese non necessarie. L'esempio classico è della sua Berkshire Hathaway, dotata solo di pochi addetti nell'headquarter della società e dove non ci sono uffici legali, dipartimenti di pubbliche relazioni o di rapporti con gli investitori. Ne consegue che le spese aziendali ammontano a circa l'1% dell'utile operativo, almeno 10 volte inferiori rispetto a quelle di gran parte delle aziende delle stesse dimensioni.
 
La regola del dollaro consiste nel fatto che l'aumento di valore di mercato della società dovrebbe almeno eguagliare gli utili non distribuiti, dollaro per dollaro. In altri termini, ogni dollaro di utile generato dovrebbe trasformarsi minimo in un dollaro di valore di mercato.
 
 
Criteri di mercato
 
I criteri di mercato giungono alla fine del processo di valutazione dell'azienda. Una volta cioè stabilito quanto effettivamente vale una società sulla base dei suoi fondamentali, è necessario verificare se è sopravvalutata o sottovalutata. Come? Prima di tutto bisogna determinare il valore intrinseco della società. Molti utilizzano il rapporto price/earnings. Se questo è basso, allora le azioni sul mercato sono a sconto e quindi devono essere acquistate. Viceversa se il P/E è alto. Buffett invece preferisce un altro metodo, ovvero scontare il flusso di cassa netto atteso nel corso della vita dell'azienda a un adeguato tasso di interesse.
 
Il re di Wall Street ritiene che stabilire il flusso di cassa futuro non è difficile se l'attività dell'azienda è sufficientemente semplice e comprensibile nelle sue caratteristiche fondamentali e la sua operatività sul mercato ha una capacità duratura di produrre utili. Quanto al tasso di interesse adeguato, Buffett applica il rendimento dei buoni del Tesoro USA a lungo termine, in quanto rappresenta un parametro più vicino a un rischio zero. Su questo punto, il re di Wall Street si mette contro molti economisti che invece preferiscono aggiungere al tasso free risk, un equity risk premium per riflettere l'incertezza dei flussi di cassa futuri della società.
 
In sostanza, Buffett ignora il fattore rischio, perché a suo avviso questo matura quando "non si sa quello che si sta facendo". Chiaramente, non è possibile prevedere il flusso di cassa con lo stesso grado di certezza del pagamento della cedola dei buoni del Tesoro, ma ciò detto egli preferisce non aggiungere fattori di rischio in termini di diversi punti percentuali in premi semplicemente perché il valore di un titolo ha una variabilità molto maggiore di quella complessiva dell'intera Borsa.
 
Il secondo passo dopo aver determinato il valore intrinseco è quello di acquistare a prezzi convenienti. Se i mercati fossero completamente efficienti, il valore intrinseco coinciderebbe con quello di mercato. Non essendo così, la differenza di prezzo può costituire un'opportunità. Lo scopo di Buffett è quello di comprare attività il più possibile sottovalute. Seguendo gli insegnamenti del suo mentore Benjamin Graham, egli è consapevole che la differenza tra il valore effettivo dell'azienda e il prezzo pagato costituisca un margine di sicurezza. Questo torna utile in due modi: protegge dal rischio di calo del prezzo e fornisce occasioni per guadagni azionari molto elevati e sopra la media.
 
 
 

1 - Commento

Alessandro P.

Alessandro P. - 19 settembre 22:46 Rispondi

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