Warren Buffett: ecco 5 tra i più grandi acquisti della sua storia | Investire.biz

Warren Buffett: ecco 5 tra i più grandi acquisti della sua storia

24 set 2024 - 14:00

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Warren Buffett è famoso per aver fatto grandi acquisti che hanno acceso la fantasia di Wall Street. Vediamone cinque tra i più significativi

Ogni anno gli investitori di tutto il mondo restano sintonizzati sui rapporti periodici che pubblica la Berkshire Hathaway per sapere quali acquisti effettua il re del value investing Warren Buffett, che gestisce il conglomerato finanziario americano. L'oracolo di Omaha è molto amato e seguito dal mercato, sia da chi si limita a prendere spunto dalla sua operatività sia da chi replica le sue strategie.
 
Nel corso degli anni Buffett ha messo in campo alcuni grandi acquisti che hanno fatto la storia di Wall Street. Tutti questi hanno avuto come minimo comune denominatore il fatto di essere stati realizzati con gli stessi criteri che costituiscono l'asse portante del modus operandi del leggendario investitore 94enne, ovvero: criteri di business, di management, finanziari e di mercato (Warren Buffett: ecco i 4 criteri che guidano i suoi investimenti)
 
 

Warren Buffett: 5 acquisti che hanno fatto storia

Warren Buffett segue un credo granitico: le azioni sono da acquistare sulla base di un orizzonte temporale di lungo periodo. Per lui la Borsa potrebbe chiudere anche per 24 mesi, ma non se ne accorgerebbe. A suo avviso, un investimento va valutato nell'arco di 5 anni, meglio di 10 anni. Questo perché nel breve termine il prezzo può essere alterato da fattori che entrano nella sfera emotiva del mercato e non riflettere quello che è il reale valore di un'azienda. Perché tale discorso? Perché Buffett, tranne qualche eccezione, ha sempre mantenuto per parecchio tempo le stesse società in portafoglio.
 
Egli ha ribadito più volte che un acquisto può essere per sempre se la società è in salute finanziaria, cresce e soprattutto ha creato intorno a sé un fossato per respingere la concorrenza. Solo quando le condizioni economiche e finanziarie dell'azienda si deteriorano e la stessa perde quote nel mercato di riferimento, allora è conveniente uscire dall'investimento. Finora, per le società che ha scelto, tutto questo non è praticamente mai avvenuto. Ma ecco quali sono alcune tra le grandi operazioni di Warren Buffett.
 

Washington Post

Warren Buffett cominciò ad accumulare azioni del Washington Post nel 1973, quando Wall Street fu colpita da una valanga di vendite mentre la Federal Reserve alzava i tassi di interesse fino al 6%. A giugno di quell'anno, la Berkshire Hathaway aveva accumulato poco più di 467 mila azioni a un prezzo medio di 22,75 dollari, per un valore complessivo della sua quota di oltre 10 milioni di dollari. Il Post era in quel periodo uno dei primi cinque giornali americani, con un valore di mercato di 80 milioni di dollari.
 
Buffett però lo valutava tra 400 e 500 milioni di dollari perché al suo valore fondamentale di circa 200 milioni di dollari si aggiungeva un surplus determinato da vari fattori: in primis il fatto che i quotidiani operavano quasi in regime di monopolio e quindi avevano capacità di determinazione dei prezzi; in secondo luogo, gli utili prima delle tasse erano al di sotto della loro media storica; in terzo luogo, Katherine Graham, che controllava la società, era determinata a riportare la redditività in linea con le performance del passato.
 
Con la sua quota nel Post, Buffett raggiunse un utile sul capitale del 15,7%, ma i numeri crebbero nel tempo. In un ventennio il Washington Post ha prodotto 1,76 miliardi di utili per gli azionisti, di cui 299 milioni distribuiti e il resto reinvestiti nell'azienda. Il valore della società è passato da 80 milioni di quando Buffett acquistò le azioni a 2,63 miliardi nel 1992. Il guru della finanza ha tenuto la sua quota del 28% fino al 2014.
 
 
Geico
Geico è una compagnia di assicurazione che negli anni '60 visse in pieno il periodo d'oro del settore. Nel 1972 le azioni in Borsa raggiunsero il picco a 61 dollari, ma la stella cominciò gradualmente a sbiadirsi per via della forte concorrenza, della crisi inflazionistica di quegli anni e delle enormi spese legali per le accuse di frode da cui dovette difendersi la società. Nel 1976 il titolo era crollato a 2 dollari. Ciò nonostante, con la compagnia sull'orlo del fallimento, Buffett continuava ad accumulare azioni. Inizialmente investì 4,1 milioni di dollari per circa 1,29 milioni di azioni ordinarie al prezzo medio di 3,18 dollari, a cui si aggiunsero 19,4 milioni di dollari in azioni privilegiate convertibili.
 
Due anni dopo, la Berkshire convertì le privilegiate in ordinarie e nel 1980 investì altri 19 milioni di dollari e poi altri ancora per arrivare complessivamente a 47 milioni di dollari, corrispondenti a 7,2 milioni di azioni a un prezzo medio di 6,67 dollari. Alla fine del 1980, Geico era la maggiore proprietà di Buffett e valeva 105 milioni di dollari, il che significava un apprezzamento del 123%. Tra il 1980 e il 1992 il valore di mercato della GEICO passò da 296 milioni di dollari a 4,6 miliardi di dollari. Ancora oggi l'azienda è uno dei capisaldi degli asset di Berkshire Hathaway.
 
 
Coca-Cola
Buffett seguiva da tempo Coca-Cola, prima di decidere nel 1988 di acquistare in gran segreto le azioni. Non uscì da subito allo scoperto perché temeva che le azioni si sarebbero impennate se il mercato fosse venuto a sapere che la Berkshire stesse rastrellando titoli in Borsa. Buffett aveva intenzione di continuare a comprare perché era innamorato dell'azienda e non voleva pagare troppo le azioni.
 
La passione verso Coca-Cola derivava dalla grande considerazione che Buffett aveva della sua capacità di stracciare la concorrenza creando intorno a sé un fossato, producendo utili in crescita e sfoggiando una salute finanziaria di ferro. Nella primavera del 1989, Buffett aveva già speso 1,02 miliardi di dollari nell'investimento in Coca-Cola, che corrispondevano a un pacchetto di circa il 7%, ma soprattutto a un terzo del portafoglio di Berkshire. In sostanza, si trattava del singolo maggior investimento di sempre, in cui Buffett aveva pagato l'azienda cinque volte il suo valore nominale e oltre 15 volte gli utili. 
 
 
General Dynamics
L'acquisto di General Dynamics da parte della Berkshire Hathaway avvenne all'inizio degli anni '90. Allora l'azienda era il secondo più importante fornitore della difesa, dietro solo a McDonnell Douglas Corporation. Tuttavia, in quel periodo avvennero alcuni fatti che fecero abbassare le commesse della difesa e crollare le vendite. Nel 1989 cadde il Muro di Berlino, mentre nel 1991 ci fu il collasso dell'Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda. L'allora Amministratore delegato William Anders prese decisioni drastiche che si tradussero in un ridimensionamento della società. In breve, tagliò le spese in conto capitale, licenziò migliaia di lavoratori e istituì un programma di incentivi ai dirigenti parametrizzato sulla quotazione delle azioni in Borsa. Tuttavia, ciò non bastava. Il minor budget federale imponeva una diversificazione del business in attività non militari o un controllo quasi monopolistico degli ordini di armamenti disponibili. Anders prese anche delle iniziative volte a ridurre il debito, per consolidare la posizione finanziaria.
 
Le mosse del top manager risvegliarono le azioni a Wall Street, che praticamente raddoppiarono il loro valore, attirando l'attenzione di Buffett. La mattina del 22 luglio 1992, Buffett si mise in contatto con Anders e gli comunicò di aver acquistato 4,3 milioni di azioni della General Dynamics a 72 dollari per azione. Un anno e mezzo dopo, la Berkshire aveva ottenuto un rendimento dal suo investimento già il 116% tra una plusvalenza sul titolo che era aumentato fino a 103 dollari e la ricezione di 2,60 dollari in dividendi ordinari e 50 dollari in dividendi speciali.
 
 
Wells Fargo
L'acquisto di Wells Fargo nell'ottobre del 1990 fu uno dei più controversi di tutta la storia di Warren Buffett. La banca californiana in quel periodo era coinvolta in una recessione nella Costa Ovest che avrebbe generato una valanga di mutui inesatti legati al settore immobiliare sui quali l'istituto di credito era il più esposto tra i colleghi. Tutto ciò scatenò le speculazioni dei venditori allo scoperto, con lo short interest che in quel periodo arrivò al 77%. Le azioni in Borsa vivevano una continua discesa. All'inizio dell'anno si trovavano a un picco di 86 dollari, ma quando Buffett decise di intervenire quotavano a poco meno di 58 dollari.
 
Il grande investitore sapeva bene che avrebbe dovuto scontrarsi con alcuni titani delle vendite allo scoperto, ma reputava che un investimento bancario potesse generare un ritorno anche del 20% del capitale se la banca era ben gestita. Del resto Buffett aveva già avuto esperienze precedenti con il settore bancario, come quando nel 1969 aveva acquisito il 98% dell'Illinois National Bank and Trust Company.
 
Alla fine ha avuto ragione lui. Con l'acquisto di 5 milioni di azioni a una media di 57,88 dollari diventò il principale azionista di Wells Fargo. A fine 1993 il titolo arrivò a 137 dollari. Tuttavia, all'inizio ci furono grandi difficoltà, al punto che lo stesso Buffett ammise i suoi errori. "Avevo sottovalutato sia la gravità della recessione in California sia i problemi immobiliari della banca", confessò poi.
 
 
 

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