Nella centenaria storia della Federal Reserve non è mai accaduto che un presidente Usa annunciasse il successore del governatore in carica con largo anticipo, di fatto affiancando a Powell una figura ombra destinata a prenderne il posto solo nel 2026.
Donald Trump, che da mesi non nasconde l’irritazione - meglio usare un eufemismo - per una politica dei tassi giudicata troppo restrittiva, ha già chiarito l’obiettivo: “mettere qualcuno che voglia tagliare i tassi”.
L’ipotesi di avere due voci forti sulla traiettoria del costo del denaro - il numero uno della Fed e il suo successore designato - è vista dagli osservatori come un potenziale fattore di confusione per i mercati, soprattutto se la figura ombra dovesse esprimere pubblicamente posizioni divergenti. Proprio per questo diversi economisti e giuristi sottolineano il carattere assolutamente inedito e potenzialmente destabilizzante di un “governatore ombra” che prenda forma quando il mandato del presidente in carica è ancora lontano dalla scadenza.
L’America scopre il suo primo “governatore ombra” della Fed
Ieri il segretario al Tesoro Scott Bessent ha confermato che la lista dei candidati alla successione di Powell è stata ridotta da undici a cinque nomi. Bessent, indicato in passato come possibile aspirante alla poltrona di presidente della Fed, ha ribadito di non essere in gara, assumendo invece il ruolo di architetto del processo di selezione e interlocutore privilegiato del presidente.
Il calendario per la nomina del nuovo governatore della Fed prevede un nuovo giro di colloqui, poi Trump incontrerà i tre finalisti subito dopo il Giorno del Ringraziamento, con l’obiettivo di annunciare il nuovo governatore della Fed prima di Natale. In genere, per conoscere il nuovo chairman della Fed è necessario attendere il mese precedente alla fine del mandato del governatore in carica (che nel caso di Powell terminerà a maggio 2026).
Questa forchetta temporale apre esplicitamente la strada alla nascita formale di un successore designato che potrebbe iniziare a proiettare la propria ombra sulla comunicazione di politica monetaria già nella parte finale del mandato di Powell.
Nuovo Governatore Fed, shortlist a 5
La rosa dei cinque candidati offre un ventaglio che va dalla continuità istituzionale a candidature più chiaramente allineate al desiderio presidenziale di tassi più bassi.
Christopher Waller, governatore Fed con un solido background accademico e una lunga esperienza all’interno dell’istituzione, rappresenta una forma di continuità tecnica, pur essendosi dimostrato aperto a un approccio pragmatico sul sentiero dei tassi.
Anche Michelle Bowman, oggi figura di rilievo nel Board e punto di riferimento per la supervisione bancaria, incarna la continuità dell’apparato della Banca centrale, con una sensibilità attenta alle implicazioni regolamentari delle scelte di politica monetaria.
Più marcata sarebbe invece la discontinuità con Kevin Hassett e Kevin Warsh, entrambi guardati con favore da Trump per la critica all’attuale gestione e per un orientamento più espansivo, esplicitamente favorevole a una riduzione più rapida del costo del denaro.
Infine Rick Rieder porta il profilo del grande gestore di mercato, con una carriera costruita nel reddito fisso globale e un’intima conoscenza delle dinamiche dei flussi obbligazionari, elemento che potrebbe tradursi in una maggiore attenzione alla reazione degli investitori alle mosse della Fed.
Il rischio di due presidenti della Fed
Per trader e investitori, la definizione della rosa e della tempistica rende sempre più probabile che il nuovo governatore della Fed sarà politicamente e culturalmente più vicino alla richiesta di tassi più bassi arrivata dalla Casa Bianca, pur dovendo misurarsi con il vincolo della credibilità dell’istituzione.
Proprio su questo crinale si concentrano le preoccupazioni degli analisti: un annuncio anticipato rischia di spingere al rialzo i rendimenti, nel tentativo del mercato di prezzare in anticipo possibili frizioni all’interno del FOMC e un’erosione percepita dell’indipendenza della Banca centrale.
Se il “governatore ombra” dovesse diventare un megafono politico, pronto a commentare e criticare le decisioni di Powell in tempo reale, la Fed si troverebbe a gestire mesi di comunicazione sdoppiata, con il rischio di alimentare volatilità proprio mentre le condizioni finanziarie restano delicate.
Al tempo stesso, la partita che si apre offre a Wall Street e agli investitori globali una lente privilegiata su come verrà ridefinito il rapporto tra Casa Bianca e Banca centrale nel prossimo ciclo: non solo chi sarà il nuovo governatore Fed, ma quanto spazio avrà per difendere l’autonomia della politica monetaria in un contesto politico sempre più assertivo.