Non solo Federal Reserve e Bank of England: se le Banche centrali di Stati Uniti e Regno Unito non hanno messo mano ai tassi (Riunione Federal Reserve: cosa è emerso), oggi sia la Swiss National Bank che la Norges Bank hanno ridotto il costo del denaro.
Come da attese, l'istituto elvetico ha annunciato la riduzione del suo tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo allo 0%. La discesa dell'inflazione svizzera in territorio negativo, la flessione dei prezzi energetici globali e la forza del franco svizzero sono tra le cause che hanno spinto la SNB a tagliare il costo del denaro.
Tassi Svizzera: deflazione, prodotti energetici in calo e apprezzamento del franco
Le ragioni alla base della decisione della Banca centrale svizzera di portare i tassi in quota zero per cento sono multiple. In primo luogo troviamo i dati sull'inflazione di maggio, che hanno rivelato un ritorno alla deflazione.
Ad inizio mese, le autorità elvetiche hanno annunciato che l'indice dei prezzi al consumo (CPI) è sceso dello 0,1% su base annua, deviando dal target di inflazione della SNB, che si aggira tra lo 0% e il 2%. Il picco dell'inflazione era stato registrato nel mese di agosto 2022 al 3,5%, ma da allora i prezzi sono progressivamente diminuiti, raggiungendo lo 0% ad aprile, per poi scivolare in territorio negativo.
Questa dinamica è stata favorita dalla discesa dei prezzi dell'energia, a maggio l'inflazione energetica è diminuita dell'8,3%, mentre il franco svizzero è stato spinto al rialzo dal clima di avversione al rischio, rendendo più convenienti i beni importati, che sono scesi del 2,4% su base annua (da inizio anno il cambio USD/CHF ha perso quasi il 10% portandosi su livelli che non si vedevano dal 2011).
Con la deflazione arrivano i tassi negativi?
Non è la prima volta che la Svizzera affronta un periodo di deflazione. Dal 2009, sono stati 75 i mesi di inflazione sottozero (su un totale di quasi 200). Questo ha comportato, tra il 2015 e il 2022, tassi d'interesse negativi che hanno segnato la politica monetaria della SNB. L'attuale ciclo di tassi a zero potrebbe, quindi, segnare solo una fase transitoria, con possibili sviluppi in territorio negativo a partire dal prossimo autunno.
La SNB ha anche ridotto le sue previsioni di inflazione, anticipando una crescita media dei prezzi inferiore rispetto a quanto previsto in precedenza. Si stima che l'inflazione media sarà dello 0,2% nel 2025, dello 0,5% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Queste revisioni al ribasso indicano che la SNB potrebbe dover ricorrere a ulteriori riduzioni dei tassi, tornando forse a livelli negativi già nel mese di settembre. Se le circostanze dovessero rimanere stabili, un altro taglio potrebbe essere inevitabile per sostenere l'economia.
Possibili interventi sul mercato dei cambi?
Il comunicato della SNB ha anche fatto riferimento alla possibilità di interventi sul mercato dei cambi, dichiarando che la Banca centrale è pronta a intervenire se necessario. Tuttavia, non sono stati forniti dettagli su eventuali misure imminenti. La valutazione del franco svizzero non è stata definita "significativamente sopravvalutata" come in passato, una mossa che riflette una maggiore prudenza nel ricorrere agli interventi diretti. Nonostante la forza del franco, la SNB sembra preferire una politica monetaria che faccia leva sui tassi piuttosto che sulle operazioni di mercato.
Sotto i riflettori anche la Norges Bank: tasso benchmark in calo al 4,25%
In Norvegia, la Norges Bank ha ridotto il tasso di riferimento dal 4,5% al 4,25%, avviando una cauta normalizzazione della politica monetaria. La decisione si inserisce in un contesto economico complesso, in cui l'inflazione, pur essendo diminuita, resta al di sopra degli obiettivi. Le previsioni indicano un tasso di riferimento che scenderà ulteriormente nel corso del 2025, con un obiettivo a lungo termine del 2%.
"Prevediamo -si legge in una nota elaborata da Francesco Pesole, FX Strategist di ING - altri due tagli di 25 pb quest'anno, ad agosto e novembre. Riteniamo infatti che la crescita del secondo trimestre possa risultare debole e che l'inflazione sottostante dovrebbe stabilizzarsi nuovamente al di sotto del 3,0%".
"Ovviamente, le tensioni in Medio Oriente, le implicazioni sul prezzo del petrolio e la politica commerciale degli Stati Uniti possono far pendere l'ago della bilancia verso un percorso più conservativo, con ulteriori tagli rinviati al prossimo anno. Ma riteniamo che oggi la Norges Bank abbia implicitamente ammesso di aver iniziato tardi il suo ciclo di tagli e che l'asticella per giustificare una politica restrittiva sia più alta".