Petrolio: tutti in attesa per i meeting di oggi e domani | Investire.biz

Petrolio: tutti in attesa per i meeting di oggi e domani

09 apr 2020 - 13:14

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Oro nero sugli scudi in queste ore, gli operatori scommettono sul buon esito della trattativa in corso per il taglio dell'offerta. Decisivo sarà l'apporto di Trump.

  • Gli investitori scommettono su un esito positivo del meeting dell'OPEC+ e del G20 energia e comprano greggio;
  • Le posizioni della Russia rappresentano il vero ostacolo per la riuscita dell'accordo;
  • Il fondo sovrano dell'Arabia Saudita PIF acquista quote di ENI. 

 

Petrolio assoluto protagonista nella giornata di oggi. Tutti gli operatori del greggio sono in fibrillante attesa per l'esito della riunione in videoconferenza dei membri dell'OPEC+ che si terrà oggi pomeriggio, a cui si aggiungerà la presenza degli USA. In queste ore l'oro nero sta viaggiando in territorio positivo con rialzi intorno al 4,5% dopo il colpo di coda di ieri che l'ha spinto a guadagnare fino all' 11%. A sostenere gli acquisti alcuni rumors che rivelavano di un pre accordo tra Russia e Algeria, prima della riunione di oggi, per la riduzione dell'offerta di 10 milioni di barili. Questo si accompagna a un sentiment tutto sommato positivo sull'esito della trattativa in corso tra Mosca e Riad per riequilibrare tutto il mercato del greggio.

I fatti di questi giorni: la presenza decisiva di Trump

Ad avvalorare la tesi che tutto verrà risolto per il meglio alcuni fatti successi in questi giorni. Intanto vi è stata la presa di posizione da parte del direttore dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE), Faith Birol, che in un'intervista al Sole 24ore ha dichiarato che la riunione del G20 energia in programma venerdì 10 aprile, sarà fondamentale per appianare le posizioni dei produttori e dei consumatori. Secondo il direttore, il contributo di Trump sarà decisivo per fare in modo che i sauditi accettino un forte taglio degli investimenti, anche fino al 30% della capacità produttiva. E proprio il numero uno alla Casa Bianca ha messo da parte le minacce su possibili dazi e sanzioni che sarebbero partiti se permeasse la linea dello status quo. Lo spirito collaborativo degli americani sarebbe dimostrato, secondo il Tycoon, dal fatto che molte shail oil statunitensi stanno continuando a tagliare la produzione senza che nessuno abbia chiesto nulla. Un'inchiesta di Reuters in effetti rivela come in Nord America sono stati effettuati tagli per 37,3 miliardi di dollari dall'inizio di marzo. Alcuni avrebbero ridotto gli investimenti in maniera molto sostenuta come ExxonMobil, ma altri con minore peso specifico avrebbero addirittura chiuso i pozzi di estrazione. La stessa EIA ha aggiunto che gli Stati Uniti tra il 2020 e il 2021 caleranno del 10% il volume di estrazione di greggio, che corrisponde a un totale di 1.200 mila bg. Bisognerebbe risalire ai tempi della Grande Depressione post '29 per trovare un declino di questa portata.

La Russia rimane una mina vagante

Se gli americani stanno facendo di tutto per sancire la pace definitiva, da Mosca arrivano segnali contrastanti. In altri termini, non tutto fila liscio per come si spera. Il punto che rappresenta il terreno dello scontro è proprio quella riduzione del capex come viene suggerito da Birol e sostenuta a gran voce da Trump. Mosca teme che una riduzione cospicua dell'offerta non potrà durare a lungo perché sarebbe troppo condizionata dal calo della domanda derivante dal Coronavirus. Nel momento in cui l'epidemia terminerà il suo corso e le attività produttive ripartiranno, nel contempo ci sarà un'esplosione della domanda che si farà fatica a contenere. Secondo il portavoce al Cremlino, Dmitry Peskov, se ne ha avuta dimostrazione con i rialzi poderosi di questi giorni: solo all'ipotesi di un sostegno congiunto dei vari paesi alla domanda i prezzi si sono impennati. Quindi cosa propone Mosca? L'idea di Putin sarebbe quella di commisurare la riduzione dell'offerta a quanto è stata la produzione nel primo trimestre del 2020, in modo da non far risentire troppo l'effetto della pandemia che ha fatto crollare i consumi. Come riporta l'agenzia di stampa russa Tass, l'idea russa è quella di non superare un taglio di 1,6 milioni di barili al giorno. Su questo aspetto purtroppo l'Arabia Saudita è su posizioni molto lontane, parteggiando per un taglio deciso, ma da effettuarsi da parte di ogni Paese. La missione degli Stati Uniti in questo contesto sarà riuscire a conciliare le due posizioni sia nella giornata di oggi con la riunione dell'OPEC+ allargato, sia in quella di domani dove presenzierà il G20.

Come posizionarsi sul mercato: il caso ENI

L'esito di questi due giorni di fuoco ci dirà molte cose, ovviamente. Nell'ipotesi di uno scenario deprimente dovuto a un mancato accordo il prezzo del petrolio potrebbe presto ritoccare i minimi di periodo e magari testare altri supporti storici. Alcune società attive nel campo dell'energia sono già corse ai ripari. E' il caso dell'ENI, oggi attiva a Piazza Affari con un un rialzo dell'1,3%. Secondo quanto scrive Milano Finanza, la nostra compagnia energetica avrebbe costituito una riserva di liquidità per complessivi 12,8 miliardi di euro che servirebbe a fronteggiare altri eventuali cali del prezzo del greggio. Di questa cifra monstre, ben 6 miliardi sarebbero rappresentati da cash, mentre 6,8 miliardi da disponibilità facilmente realizzabili come titoli di Stato e obbligazioni di elevato rating. Tutto questo si aggiunge a 13,3 miliardi di aperture di credito di breve termine e a 4,67 miliardi a lungo termine non utilizzati. Insomma una sorta di immunizzazione che rende il titolo ENI interessante nelle due versioni: se il prezzo del greggio si riprende per l'effetto di mercato e se crolla in quanto la società sarebbe in grado di attutire il colpo nell'attesa di tempi migliori. Da segnalare infine che nell'ultimo anno ENI ha perso circa il 40% in borsa e il prezzo potrebbe essere allettante. Se ne è accorto il fondo sovrano dell'Arabia Saudita, il Public Investment Fund (PIF), che ha investito un miliardo di dollari in quattro grandi società europee legate al petrolio, tra cui vi è proprio ENI.

2 - Commenti

Simone R.

Simone R. - 09/04/2020 17:21 Rispondi

Giovanni A.

Giovanni A. - 09/04/2020 19:34 Rispondi

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