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Il Governo norvegese potrebbe tagliare le spese per il fondo sovrano con un risparmio di 33 miliardi di dollari;
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La proposta è arrivata dal Partito Conservatore norvegese e ora si attende l'iter per l'approvazione del bilancio;
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Nel 2020 il fondo sovrano ha registrato perdite per 21,3 miliardi di dollari a causa del crollo dei titoli petroliferi
Il Government Pension Fund Global potrebbe subire una stretta. Questo almeno è nei piani del Partito Conservatore norvegese all'opposizione, che proporrebbe di tagliare le spese per il fondo sovrano più grande del mondo. La sforbiciata si aggirerebbe intorno a una cifra corrispondente al 3% del valore complessivo del fondo, che porterebbe nelle casse statali circa 33 miliardi dollari.
La motivazione sta nell'aumento sostanziale del deficit del Paese che è passato dal 2,9% del 2019 al 3,9% del 2020 rispetto al PIL, non considerando l'attività petrolifera. Per il 2021 invece le previsioni sono per un deficit del 3%, ma il limite di spesa è già stato raggiunto. Bisogna considerare però che, in base all'ordinamento del Paese nordico, in casi di eventi eccezionali come quello che si è manifestato quest'anno con la pandemia, è possibile sforare con le spese ed attuare dei prelievi aggiuntivi al fondo.
Il problema principale è che la Norvegia nel 2020 vedrà probabilmente la più alta contrazione del PIL dal Dopoguerra e il fondo sovrano ha riportato nel primo semestre perdite per 21,3 miliardi, corrispondenti a un rendimento negativo del 3,4%. Ad ogni modo la proposta dovrà seguire un iter parlamentare e per passare è necessario che ci sia l'appoggio del Partito Progressista di Destra che ha lasciato la maggioranza di Governo all'inizio dell'anno.
Il Government Pension Fund Global: cos'è e dove investe
Il fondo sovrano norvegese è stato istituito nel 1990 con lo scopo di investire in varie attività finanziarie i ricavi ottenuti nel settore petrolifero, reagion per cui è conosciuto anche come Oil Fund. Oggi gestisce circa 1.100 miliardi di dollari e quasi il 70% degli assets è rappresentato da azioni. Il resto è impiegato in titoli a reddito fisso (circa il 28%) e in fondi immobiliari non quotati (3%).
Il fondo investe soprattutto negli Stati Uniti, con quote di partecipazione importanti nelle società tecnologiche come Apple e Google. Anche più di 120 aziende italiane sono presenti nel portafoglio dell'Oil Fund, grazie a partecipazioni sparse in tutti i settori e per varie dimensioni aziendali.
Per citarne alcune, nel settore energetico il fondo norvegese partecipa ENI, Enel, Saipem, Snam, Erg, in quello finanziario Intesa Sanpaolo e Poste, nel comparto industriale FCA, Leonardo, Autogrill, Ansaldo, nel settore editoriale Mondadori e ha una quota anche in quello sportivo con la Juventus. Negli ultimi mesi la strategia del fondo è stata orientata a una sorta di decarbonizzazione, per questo Enel è sotto osservazione.
In altri termini il fondo sovrano norvegese, che è uno dei maggiori azionisti della società guidata da Francesco Starace con una quota del 2,13%, potrebbe uscire dall'azienda italiana vendendo la quota se non verranno rispettati gli impegni di transizione energetica promessa nei piani del management.
Government Pension Fund Global: andamento nel 2020
Nei primi sei mesi dell'anno in corso le performance del fondo come abbiamo detto non sono state positive. Solo il comparto obbligazionario ha registrato una crescita, viceversa gli altri asset hanno sofferto la crisi pandemica. In particolar modo le azioni, che rappresentano la fetta maggiore degli investimenti del fondo, sono state fortemente condizionate dal crollo dei titoli petroliferi.
Questi ultimi hanno vissuto momenti drammatici per via dello shock del greggio nel periodo primaverile e poi del blocco dei trasporti durante il periodo del lockdown. Lo stesso discorso vale per i fondi immobiliari che hanno dovuto far fronte a una fase di stasi delle compravendite immobiliari e che quindi non hanno visto un aumento di valore.