- Covid-19 ha colpito duro anche nel mondo del Real Estate. Quello fisico con il blocco di tutte le attività di compravendita di immobili e quello finanziario con perdite superiori al 30% a marzo
- La reazione successiva è stata molto interessante soprattutto in Europa dove il piano della Commissione Europea sul Recovery unito agli stimoli fiscali tedeschi ha permesso all'indice di settore di recuperare in modo importante
- Diversi gli ETF quotati a Milano che permettono di investire nel settore dei REIT sia a livello europeo che mondiale
Uno dei miei investimenti preferiti per generare “reddito” è quello sui cosiddetti REIT. Diverse volte ho dedicato approfondimenti e suggerimenti operativi all’interno di Investire.biz. L’ultimo risale a giugno 2019 quando proprio il settore delle società attive nel mondo immobiliare furono colpite da vendite massicce a causa di una normativa tedesca volta a calmierare il livello folle raggiunto dagli affitti a Berlino.
Mi sembra giusto a questo punto tornare a parlare di un investimento che sta dando buone soddisfazioni agli investitori. Sembra paradossale in periodo di lockdown, ma l’investimento in ETF settoriali di questo tipo ha performato quanto un indice MSCI europeo.
Quello che c’è da sapere è che quando si investe in ETF europei la quota di REIT è inferiore rispetto a quando si investe in uno strumento americano dove quasi il 100% è costituito da questi strumenti. Una peculiarità di questo asset di investimento è legata al dividend yield, storicamente più elevato di quello erogato da un indice europeo generico.
Come vediamo dal grafico di due ETF di SPDR quotati a Milano che investono uno sull’Europa (EPRA Europe ex UK) e l’altro a livello globale (Global Dow Jones Real Estate), dopo aver toccato un massimo, la caduta per effetto della pandemia è stata violentissima. L’ETF europeo ha perso oltre il 35%, quello mondiale quasi il 40%.
Uno sboom giustificabile con il lockdown e con il blocco di tutte le attività produttive comprese le compravendite immobiliari. Nessun consulente poteva muoversi, nessun venditore vendere, nessun potenziale compratore visionare le case. Figurarsi poi le attività commerciali con i ricavi frizzati ed avvolti nell’incertezza.
I due ETF hanno così splafonato sotto i minimi del 2015-2016, in modo netto a livello globale, in modo marginale a livello europeo. Poi la reazione a partire da fine marzo. Più vigorosa per l’ETF che investe sul Real Estate europeo da una parte per l’assenza della zavorra effetto cambio (l’indice globale è costituito per più della metà da REIT americani), dall’altra anche per gli ambiziosi piani della Commissione Europea (Recovery Fund) e le misure di stimolo all’economia della Germania.
Una caratteristica infatti dell’ETF SPDR Ftse EPRA Europe ex UK è quella di essere esposto in maniera piuttosto corposa alla Germania che pesa per oltre il 40% seguita da Svezia (14%) e Francia (10%). Germania che occupa anche le prime posizioni per le prime società presenti nel paniere. Vononia al 16%, Deutsche Wohnen al 8% e Leg Immobilien al 8%. Dividend Yield al 4.06% e Price Book medio inferiore a 1 completano un quadro fondamentale ancora interessante.
Il contesto più favorevole per i REIT è naturalmente quello di tassi molto bassi come quello attuale, mentre il settore tende a soffrire in fase di inasprimento della politica monetaria. Altro aspetto interessante è quello che lega i REIT all’inflazione. Pur non con la stretta correlazione che si legge qualche volta in rete (sono gli immobili ad essere legati all’inflazione non le società del settore), certamente questo tipo di investimento può rappresentare un tassello importante di un ideale portafoglio create per proteggere il denaro dalla perdita del potere d’acquisto.