Azionario emergente: che delusione l'assenza di volatilità | Investire.biz

Azionario emergente: che delusione l'assenza di volatilità

13 mag 2021 - 18:30

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Investire in strategie a bassa volatilità sui mercati emergenti è stato vincente negli ultimi anni? Vediamolo insieme

Gli Smart Beta sono tipologie di ETF che replicano passivamente una strategia attiva: il gestore utilizza modelli quantitativi che stanno alla base di una strategia ben precisa per selezionare società con determinate caratteristiche. Queste regole vengono poi replicate in modo sistematico tramite ETF a basso costo.

Tra le strategie più utilizzate dagli Smart Beta ci sono quelle che hanno l’obiettivo di investire nelle azioni a più bassa volatilità. Lo scopo è naturalmente quello di generare soluzioni di investimento sintetizzate in un unico prodotto che possano offrire la possibilità di partecipare alle fasi positive e/o negative di mercato con una rischiosità più contenuta. Il rapporto rendimento/rischio del resto è uno dei parametri che ogni investitore dovrebbe sempre monitorare con maggiore attenzione.

Non solo l’azionario dei Paesi sviluppati offre strategie di questo tipo, ma anche quello emergente. Oggi voglio capire come queste strategie a bassa volatilità hanno lavorato su questo segmento geografico.
iShares è l’emittente più presente sul listino italiano con un ETF MSCI World Minimum Volatility che capitalizza quasi 3 miliardi di euro e l'MSCI Emerging Minimum Volatility con capitalizzazione poco sotto i 400 milioni di euro.

Ho deciso di confrontare questa strategia con l’ETF standard MSCI Core Emerging Market, oltre naturalmente alla strategia generalista globale min volatility. Ecco i risultati

 

ETF: i problemi dell'azionario emergente a bassa volatilità

Cominciamo dalla volatilità. L’ETF minimum volatility emergente ha adempiuto al suo dovere registrando nell’ultimo anno una volatilità del 10% contro il 15% dell’ETF emergente generalista. Addirittura ha fatto meglio anche del rispettivo ETF globale (12%).

Ma le performance? Qui sta il tasto dolente rispetto ad una strategia tradizionale. Negli ultimi 12 mesi (dati al 30 aprile 2021) il +40% di un investimento standard ha surclassato il +17% della strategia a bassa volatilità. Un divario che permane a distanza di 5 anni (+67% contro +31%). A fronte di un rendimento di poco inferiore alla metà la volatilità, seppur più bassa, non ha subito la stessa contrazione percentuale.

Investimento in azionario emergente a bassa volatilità che oltretutto ha perso il confronto anche con quello globale salito di quasi il 30% nell’ultimo anno. Strategia quindi che non sembra aver fornito finora risposte convincenti. Ma cosa ha determinato questa sottoperformance del low volatility? Naturalmente lo stile e la composizione settoriale hanno avuto la loro importanza, ma come vedremo tra poco sembrerebbe essere più una certa concentrazione dell’ETF generico ad aver favorito il distacco.

 

ETF: le strategie a bassa volatilità su mercati emergenti sono state vincenti?

I primi 10 titoli dell’iShares Emerging Market rappresentano il 25% del paniere con Taiwan Semiconductor, Tencent, Alibaba e Samsung che fanno quasi il 20%. Nell’ETF min vol i primi 10 titoli fanno il 13% del paniere ed il primo (sempre Taiwan Semiconductor) pesa per poco più del 1,5%.
L’esposizione geografica è molto simile tra i due prodotti, mentre a livello settoriale troviamo qualche piccola differenza.

Ad esempio il min vol vede i finanziari al primo posto come peso al 21% seguiti da IT e comunicazione con il 15%. L’ETF che investe genericamente sugli emergenti vede l’IT al primo posto con 21% seguito da finanziari e consumi discrezionali al 17%.

Pur costando 10 punti base in più all’anno (0,40% vs 0,30%) iShares Emerging Low Volatility ha una tracking difference annua media non eccellente rispetto a quella dell’ETF generalista (40 contro 10 punti base). Curioso infine notare la differenza di valutazioni fondamentali nel paniere dei due ETF. Quello a bassa volatilità ha un rapporto Price/Earnings di 25 per un Price to Book Value di 3.  L’ETF generalista gira su 19 di P/E e 2 di P/BV.

Concludendo posso dire che, nonostante le fiammate di volatilità negli ultimi anni, la strategia low volatility applicata al mondo emergente non ha finora mantenuto le promesse risultando oltretutto più cara in termini di costi del prodotto e valutazioni di mercato del paniere. La scelta di abbandonare il vecchio sentiero tradizionale per il nuovo deve essere quindi ben ponderata.

 

 

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