Eppur si muove. Così Galileo Galilei avrebbe concluso la sua abiura sull’eliocentrismo. E così allo stesso modo, seppur per ovvi e differenti motivi, gli attori principali del mondo del crowdfunding avranno espresso tutta la loro felicità per quanto successo il 5 ottobre al Parlamento europeo.
Dopo anni di tira e molla e di poca chiarezza verso un mondo - quello della finanza alternativa - in continua espansione, l’istituto diretto da David Sassoli ha approvato il regolamento europeo sulle piattaforme fintech di equity crowdfunding e di lending per le imprese.
Anche se entrerà in vigore dopo un anno dalla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (che dovrebbe realizzarsi entro qualche giorno), il nuovo regolamento permetterà alle piattaforme fintech di equity crowdfunding e di lending, dedicate alle imprese, di ottenere un passaporto europeo. Il motivo? Finanziare imprese in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea e sollecitare il pubblico risparmio. In sintesi, una vero e proprio volano per il mondo del crowdfunding.
Crowdfunding: cosa prevede il nuovo regolamento europeo
Entrando nel dettaglio di quanto deciso lo scorso 5 ottobre dal Parlamento dell’Ue, è possibile evincere che il nuovo regolamento europeo sulle piattaforme fintech di equity crowdfunding e di lending per le imprese stabilisce nuove e fondamentali regole, tra cui:
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Innalzamento del tetto massimo della raccolta di una campagna, che è stato fissato nella cifra di 5 milioni di euro, calcolati su un periodo di 12 mesi per ciascun emittente (la precedente proposta pubblicata dalla Commissione europea si era fermata a 1 milione di euro);
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La fornitura di un Key Investment Information Sheet (KIIS) agli investitori. Esso sarà stilato dall’emittente per ciascuna campagna di raccolta o dalla piattaforma e dovrà contenere una chiara informativa circa i rischi finanziari e i costi, inclusi i rischi di insolvenza e i criteri di selezione dei progetti. Aspetto, comunque, già abbastanza noto al nostro regolamento italiano;
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Le nuove piattaforme di equity crowdfunding dovranno essere autorizzate dalle Autorità nazionali competenti dello stato membro in cui la piattaforma è residente.
Ma non è tutto. Questo processo di notifica, una volta superato, autorizzerà quella determinata piattaforma a erogare i propri servizi anche al di fuori dei propri confini di residenza. È importante evidenziare che la vigilanza sarà affidata alle Autorità nazionali antitrust, con l’ausilio dell’ESMA (European Securities and Markets Authority) che, in sintesi, svolgerà il ruolo di coordinatore della collaborazione tra gli stati membri dell’Ue.