In questa prima parte del 2021 il Bitcoin è continuamente al centro delle attenzioni degli operatori dei mercati finanziari: prezzi alle stelle, record dopo record e poi il crollo a febbraio, che ha riportato le quotazioni in area 42.000 dollari prima del recente recupero.
Fluttuazioni a cui la moneta virtuale ci ha abituato negli ultimi quattro anni, soprattutto da quando sono stati autorizzati gli strumenti derivati regolamentati, in particolare dal 18 dicembre 2017, azione che ha fatto crescere a dismisura i volumi scambiati.
Insomma non sono solo l’oro, lo yen, il franco svizzero o il bund tedesco hanno beneficiato della grande volatilità sui mercati dallo scoppio della pandemia di Coronavirus, ma paradossalmente è anche la criptovaluta a correre quando i mercati sono in tensione.
Molti operatori affermano che il Bitcoin è abbastanza maturo da essere considerato un “bene rifugio”, ma forse il paragone è fuori luogo visto che si tratta di un'asset estremamente volatile e speculativo, eppure l’andamento della regina delle cripto, specialmente negli ultimi mesi, appare sempre più correlato alle oscillazioni di prezzo del bene rifugio per eccellenza: l’oro.
Alcune indubbie similitudini tra Bitcoin e oro ci sono. Entrambi sono asset class che non hanno rendimento che possono essere avvantaggiate in un contesto di mercato caratterizzato dalla costante crescita del controvalore di titoli a tasso negativo. Sia nel caso dell’oro sia in quello del Bitcoin poi c’è un tema dell’offerta limitata che rappresenta in teoria un elemento di spinta per le quotazioni.
Tuttavia l’oro è un asset fisico dagli utilizzi più disparati mentre il Bitcoin è un asset virtuale che al momento non ha rispettato la sua promessa di diventare una valuta parallela riconosciuta, anche se a livello istituzionale l’interesse sta crescendo.
Bitcoin: da strumento speculativo a bene rifugio?
Il 2021 potrebbe essere uno spartiacque, consacrando il Bitcoin quale nuovo asset rifugio, in alternativa all’oro. Vi sono infatti una serie di fattori che sembrano prospettare un altro ruolo per la valuta digitale, soprattutto in una fase in cui le Banche centrali mantengono politiche fortemente espansive, drogando il mercato con fiumi di liquidità. Ma quali sono le caratteristiche che potrebbero rendere il Bitcoin un bene rifugio come il metallo giallo?
Il Bitcoin è un bene che ha precisi limiti, il suo algoritmo permette infatti la creazione di moneta elettronica sino ad un valore massimo di 21 milioni di monete, che si raggiungeranno presumibilmente nel 2140. Non è permessa dunque la creazione infinita di moneta elettronica e questo pone un limite alla sua creazione e di conseguenza all’effetto svalutazione.
Per lo stesso motivo, la cripto non è soggetta alle decisioni di politica monetaria delle Banche centrali, che quando immettono moneta nel sistema, producono una svalutazione della propria valuta. Lo è di più l’oro, correlato all’andamento del dollaro ed alle decisioni della in primis della Banca centrale USA, la Federal Reserve, e degli altri principali istituti centrali.
I mercati delle cripto sono già da tempo sotto l’attenzione dei big di Wall Street, che intravedono interessanti opportunità di diversificazione. Lo stesso Larry Fink, CEO del colosso BlackRock, la più grande società di investimenti al mondo ha dichiarato lo scorso dicembre che il mercato dei Bitcoin potrebbe diventare globale e rendere meno rilevante il dollaro USA come valuta di riserva.
A maggio del 2020 l’hedge fund manager Paul Tudor Jones, fondatore di Tudor Investments, disse che avrebbe investito in Bitcoin poco meno del 2% del denaro totale da lui gestito, che ammonta a 38 miliardi di dollari.
Nei mesi successivi hanno fatto investimenti ingenti nella cripto altri personaggi famosi della finanza americana come Bill Miller di Miller Value Partners, Ray Dalio, il fondatore di Bridgewater, e Stanley Druckenmiller, un ex pupillo di George Soros, ma forse quello che ha fatto più clamore è stato Elon Musk che a inizio febbraio ha investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin (clicca qui per approfondire).
Bitcoin bene rifugio: cosa dice la statistica
Al netto del grande interesse dei grandi investitori e degli operatori retail, il punto è capire se realmente il Bitcoin può offrire al momento attuale un’alternativa all’oro come asset da tenere in portafoglio per mitigare la volatilità. Al momento sappiamo per certo che la volatilità del Bitcoin è molto più alta rispetto a quella dell’azionario, obbligazionario e dell’oro. Dunque sembrerebbe che oro e Bitcoin non si pongono come sostituti.
Inoltre l’oro tende ad avere una correlazione negativa con l’andamento dell’azionario. Diversamente, in molte situazioni, il Bitcoin ha dimostrato di avere un andamento correlato positivamente con l’equity, per esempio con l’indice tecnologico USA, il NASDAQ 100.
Dunque mentre alcuni analisti confrontano le sue caratteristiche fondamentali con l’oro, il Bitcoin non ha ancora dimostrato di essere un bene di rifugio durante i periodi di maggiore rischio, la crescente correlazione tra Bitcoin e il mercato azionario è un segnale rialzista per la criptovaluta, in quanto i mercati globali beneficiano di una liquidità senza precedenti.
Ma quindi come è possibile misurare statisticamente quanto finora detto? Proviamo a calcolare il Beta e la correlazione del Bitcoin e dell’oro nei confronti dei due principali listini azionari USA e vediamo cosa dicono i numeri.
Beta e correlazione: perché guardarli?
Perché le misure del Beta e della correlazione ci possono aiutare a rispondere alla nostra domanda? La Beta mostra quanto fortemente un titolo (o portafoglio) risponde alla volatilità sistemica dell'intero mercato. Una Beta di 1 significa che il titolo risponde alla volatilità del mercato in tandem con il mercato, in media. Un Beta maggiore significa che il titolo è più suscettibile al rischio di mercato, mentre un Beta inferiore a 1 significa che il titolo è meno sensibile al rischio di mercato. I valori Beta non sono limitati come il coefficiente di correlazione.
In statistica, una correlazione è una relazione tra due variabili tale che a ciascun valore della prima corrisponda un valore della seconda, seguendo una certa regolarità. Il coefficiente di correlazione, d'altra parte, è compreso tra -1 e 1, dove -1 significa che il titolo e il mercato si muovono uno di fronte all'altro, 0 significa che il titolo e i movimenti del mercato non hanno una relazione, e 1 significa che il titolo/asset si muove con il mercato (senza tuttavia dirci se ne amplifica o allenta i movimenti direzionali).
Un esempio concreto di Beta potrebbe essere quello calcolato su un’azienda: in questo caso il Beta di un titolo si riferisce alla sensibilità del prezzo delle sue azioni rispetto ad un indice o benchmark (Apple rispetto il NASDAQ 100 ad esempio). Quindi, quanto è utile il Beta nella scelta dei titoli azionari da inserire in portafogli? Il Beta è importante perché ci dice quanto è rischioso un titolo rispetto all’indice di riferimento. Ci indica in media quanto il rendimento di un titolo varia in base ai movimenti dell’indice di riferimento.
Se il titolo si è comportato con maggiore volatilità rispetto al mercato, il suo valore di Beta sarà maggiore di 1. Altrimenti, se ha sperimentato una volatilità minore, la sua Beta sarà un valore inferiore a 1. Quindi un titolo con un Beta superiore a uno tenderà ad amplificare i movimenti del mercato, mentre un'azienda con un Beta inferiore a 1 tenderà a mitigare i movimenti del mercato. Pertanto, l'incorporazione di asset/titoli a bassa Beta rispetto a quelli con Beta più elevato potrebbe costituire una forma di protezione dai rischi in caso di scenari di mercato avversi.
Bitcoin e oro: Beta e correlazione rispetto NASDAQ 100 e S&P 500
Il coefficiente Beta richiede una serie storica dei prezzi delle azioni per l'azienda che stai analizzando. Nel nostro caso sostituiremo l’azienda con il Bitcoin, mentre come settore/mercato di riferimento l’S&P 500 prima e il NASDAQ 100 poi. Gli stessi calcoli verranno poi condotti scambiando la valuta digitale con l’oro, proprio per osservare – dati alla mano – l’evidenza dei numeri.
Ci sono due modi per determinare la Beta. Il primo è usare la classica formula calcolata come la covarianza tra il ritorno del titolo e il rendimento dell'indice diviso per la varianza dell'indice. Il secondo metodo consiste nell'eseguire una regressione lineare. In questo caso abbiamo scelto il secondo metodo.
Chiaramente la durata del periodo di osservazione al fine del calcolo del Beta deve essere il medesimo per i due asset analizzati, poiché al variare di questo può variare anche significativamente il valore del Beta rendendo inconfrontabile gli asset di rischio da quelli considerati di rifugio.
Per i nostri calcoli abbiamo preso in considerazione i periodi a 1 anno, 5 anni e 8 anni invece che 10 anni, per il semplice motivo che la bontà dei dati storici a nostra disposizione in quella finestra temporale iniziale presentavano diversi outlier, valori mancanti o errati che avrebbero compromesso la bontà del calcolo del Beta. Per la misura di correlazione abbiamo utilizzato l'indice di correlazione di Pearson (anche detto coefficiente di correlazione lineare) sulle serie storiche a partire dal 21 febbraio 2020.
Siamo simbolicamente partiti dal 21 febbraio 2020 per il periodo temporale a 1 anno, in quanto è stata la data del primo caso di Coronavirus in Italia, proprio nelle prime sedute di crollo delle Borse dovute alla scoperta del virus. Ecco i dati che sono emersi.
BETA a 1 anno |
BTC su S&P 500 |
BTC su NDX |
0,67 |
0,66 |
ORO su S&P 500 |
ORO su NDX |
0,02 |
0,03 |
|
|
BETA a 5 anni |
BTC su S&P 500 |
BTC su NDX |
0,42 |
0,36 |
ORO su S&P 500 |
ORO su NDX |
-0,06 |
-0,04 |
|
|
BETA a 8 anni |
BTC su S&P 500 |
BTC su NDX |
0,4 |
0,34 |
ORO su S&P 500 |
ORO su NDX |
-0,067 |
-0,048 |
|
|
CORRELAZIONE |
BTC E S&P 500 |
BTC E NDX |
0,77 |
0,76 |
ORO E S&P 500 |
ORO E NDX |
0,71 |
0,76 |
I dati parlano chiaro il Bitcoin non è paragonabile all'oro in termini di diversificazione del portafoglio. L'oro ha mostrato un Beta in prossimità dello zero nei tre periodi temporali di osservazione, sia sull'S&P 500 sia sul NASDAQ 100, mentre il Bitcoin ha mostrato un Beta a 0,67 negli ultimi 12, mentre di circa 0,42 nelle altre misurazioni (5 e 8 anni). Inoltre i risultati delle misurazioni di correlazione mostrano che il Bitcoin è maggiormente correlato all'S&P 500 e al NASDAQ 100 rispetto all'oro e dunque viene meno l'ipotesi di un Bitcoin "rifugio" in tempi di incertezza.
Bitcoin bene rifugio? No, non ancora
Il Bitcoin al momento non può essere considerato un asset rifugio alternativo all’oro, i dati (sempre per il momento) dicono questo. Bisognerà aspettare ancora diverso tempo per capire quanto la regina delle criptovalute è correlata (e in che misura) con le Borse e se può garantire o meno un porto sicuro durante i periodi di incertezze.
Mentre molti fanatici nell’industria dei Bitcoin hanno accolto la criptovaluta come un nuovo paradiso sicuro, dai dati sembra chiaro che i sostenitori di questo status siano stati probabilmente un po’ frettolosi. Questo non significa che il Bitcoin non raggiungerà mai questo traguardo, ma i numeri parlano chiaro e dicono che c’è ancora molta strada da fare.
Certamente il Bitcoin potrebbe un giorno diventare maturo, ma nel frattempo è forse meglio non uscire troppo dalle asset class tradizionali. Anche se nel 2020 e nel 2021 il Bitcoin ha stracciato tutte le altre classi di investimento, “una rondine non fa primavera”.