Se ne parlava da parecchio tempo e finalmente è arrivata la notizia tanto attesa dagli investitori: Amazon frazionerà le sue azioni quest'anno. Il Consiglio di Amministrazione del gigante e-commerce ha approvato lo split azionario con un rapporto di 20 a 1, per rendere il titolo accessibile a un numero maggiore di investitori e per consentire ai dipendenti una maggiore flessibilità nella gestione delle partecipazioni tramite le azioni.
La decisione dovrà essere sottoposta all'Assemblea degli azionisti per l'approvazione il 25 maggio e, in caso di esito positivo, le negoziazioni split-adjusted dovrebbero iniziare il 6 giugno. La notizia ha infiammato le quotazioni del titolo Amazon nell'after hours di Wall Street, con un rialzo del 6,62%.
Alla chiusura di ieri le azioni sono in calo del 9% negli ultimi 12 mesi e del 16% da inizio 2022. Rispetto ai titoli di altre big tech, le azioni Amazon sono rimaste indietro. La ragione è dettata soprattutto dal fatto che con la ripresa dalla pandemia sono aumentati gli acquisti nei negozi fisici e diminuiti quelli online.
A questo si è aggiunta anche una maggiore concorrenza per il colosso di Seattle nella sua attività di cloud computing. Ciò nonostante occorre dire che gli utili aziendali sono raddoppiati lo scorso anno, a riprova ancora della grande forza di vendita del gruppo fondato da Jeff Bezos.
Amazon: 2 motivi per lo split azionario
Non è la prima volta che Amazon divide le sue azioni, sebbene l'ultima volta sia stata nel 1999. Con questa sarebbero 4 i frazionamenti. Il primo è stato il 2 giugno 1998 con un rapporto 2 a 1, poi vi è stato lo split 3 a 1 del 5 gennaio 1999 e infine la divisione 2 a 1 del 2 settembre dello stesso anno. Da allora il fatturato della società è passato da 1,6 a 469 miliardi di dollari, con il valore di mercato dell'azienda che è arrivato a 1.420 miliardi di dollari.
L'ultima seduta a Wall Street ha visto le azioni chiudere con un rialzo del 2,40% a 2.785 dollari, un valore considerato molto alto per un certo numero di piccoli trader che vorrebbero acquistare il titolo. È vero che alcuni broker consentono l'acquisto di frazioni di azioni, ma vi sono molti risparmiatori che si rivolgono alla loro banca per comprare il titolo e non sono disposti a sborsare un valore unitario così alto. La mossa aziendale mira quindi innanzitutto a rendere l'accesso più fruibile per una fetta più ampia di investitori retail.
Un'altra ragione è determinata dalla necessità di aumentare i livelli di compensazione azionaria riguardo le retribuzioni dei dipendenti, soprattutto ora che Amazon ha aumentato gli stipendi. La paga base per i lavoratori aziendali a febbraio è stata più che raddoppiata: da 160 a 350 mila dollari lordi annui, con lo scopo di trattenere i migliori talenti, stando alle dichiarazioni rilasciate dalla società.
Recentemente un'altra grande realtà tecnologica aveva emanato lo split azionario. Si è trattato di Google che a febbraio ha deciso un frazionamento 20:1 a partire dal 1° luglio, con le negoziazioni aggiustate che saranno avviate il 18 luglio. Lo scorso anno invece si sono messe in luce prima Apple, che ha attuato a luglio la divisione delle sue azioni con un rapporto 4 a 1, e poi Tesla, con uno split di 5 a 1 a partire dal mese di agosto.
Secondo Dan Ives, analista di Wedbush, queste sono mosse intelligenti in quanto gli investitori digeriscono positivamente i frazionamenti azionari. L'esperto ritiene che le grandi aziende tecnologiche abbiano conosciuto una grande forza durante la pandemia e quindi ora le loro azioni sono pronte per una divisione.
Amazon: buyback per 10 miliardi di dollari
Amazon non si è limitata allo split, ma ha anche annunciato il riacquisto di azioni proprie per 10 miliardi di dollari. La nuova mossa sostituisce la precedente autorizzazione di un buyback di 5 miliardi di dollari approvato nel 2016, con la quale aveva riacquistato azioni per 2,12 miliardi di dollari. Nel triennio 2019-2021 non sono stati fatti riacquisti, mentre il deposito annuale dei titoli rivela che da inizio 2022 fino al 2 febbraio, la società ha riacquistato 500 mila azioni.
Per Brent Thill, analista di Jefferies, il frazionamento azionario non ha un grande impatto sull'attività, però il buyback determina una riduzione del numero delle azioni e si spera un aumento degli utili per azione.