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Impazza la Robinhood mania negli Stati Uniti grazie alle recenti performance dei mercati azionari;
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La piattaforma che permette di acquistare quote frazionate di azioni a costo zero suscita curiosità e dubbi;
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Cerchiamo di capire quali sono le fonti di guadagno di Robinhood
Il fenomeno Robinhood si sta allargando sempre di più negli Stati Uniti, spinto anche dal recente rally di mercato nel quale si è assistito ad un rialzo generalizzato della quasi totalità degli asset di rischio. Ma cos’è Robinhood e come guadagna se le commissioni sono a zero?
Robinhood: chi è e come guadagna la piattaforma di trading USA
Robinhood è una startup californiana che offre servizi finanziari online consentendo di fare trading online, anche con acquisti frazionati di azioni, tramite l’app di un normale smartphone. L’acquisto frazionato è una delle novità rivoluzionarie che le società fintech di questo tipo hanno portato sul mercato, permettendo agli investitori di acquistare con poche decine di dollari titoli che in termini di lotto minimo ne valgono molti di più.
Pensiamo ad Amazon che richiede oltre 2.000 dollari per poter permettere ad ogni trader di acquistare una singola azione. Non mancano le polemiche su questa democratizzazione degli investimenti che rende il mercato sempre più esposto ad una sorta di effetto casinò. I piccoli risparmiatori infatti prima di investire dovrebbero creare un cuscinetto di emergenza per affrontare gli imprevisti.
Ma torniarmo alle commissioni zero che Robinhood offre a coloro che vogliono accedere al mercato con pochi spiccioli. La società contiene al massimo i costi: personale ridotto all’osso e nessuna presenza fisica di consulenti o commerciali sul territorio. I costi possono essere compressi quanto vogliamo ma servono anche i ricavi. E dove guadagna allora Robinhood? In questa pagina l'azienda offre un disclaimer esaustivo delle sue fonti di ricavo.
Una delle più importanti fonti di reddito è data dalla differenza di rendimento tra ciò che viene offerto al saldo di conto del cliente e quello che la società ottiene come remunerazione dal mercato. È possibile anche prendere a prestito soldi da Robinhood ed in questo caso il guadagno per la società arriva dal margine sul costo del prestito. Altra attività remunerativa è il prestito titoli.
In pratica è quello che fanno gli ETF come iShares che per spuntare qualche punto base in più di ricavi (la stima è di 3-5 punti base per ogni dollaro) prestano ad altre controparti i titoli in loro possesso. Robinhood offre ai suoi clienti una carta di debito (esiste anche un conto che per 5 dollari al mese permette di avere funzionalità aggiuntive come l’accesso ai report di Morningstar) che all’atto del pagamento permette alla società di ricevere una piccola parte di commissioni.
Infine un'altra fonte di ricavi arriva dai rebates effettuati a favore della società dai market makers che lucrano sullo spread denaro-lettera all’atto della compravendita delle azioni. In futuro, il margine sul quale gioca Robinhood si baserà sempre più sull’economia di scala: più aumenterà la massa critica degli abbonati più saliranno gli utili. Un po’ quello che fece Netflix all’inizio quando il focus non era sull’utile bensì sul numero di utenti.
In questo senso, sembra funzionare il messaggio di rubare ai ricchi per dare ai poveri in forma di minori commissioni. Tutta da capire invece la sostenibilità di un fenomeno affascinante ma che finora ha goduto di un contesto irripetibile di crescita del mercato azionario. Il recente mercato ribassista è stato talmente veloce che pochi investitori sono riusciti ad uscire in tempo e soprattutto i nativi digitali hanno sfruttato questa finestra primaverile per operare sul mercato.
Qualche nube però si profila all’orizzonte. I tassi a zero della FED comprimono i ricavi sugli interessi e la ridotta operatività con carte di credito causata dal Covid-19 riduce i margini sulle commissioni. Sono convinto che come per i servizi pionieri di Robo Advisory, la necessità di affiancare servizi a pagamento alla fee zero sarà essenziale per garantire la sopravvivenza di una società alla quale va dato comunque il merito di aver alterato (come nel caso degli ETF) consolidati equilibri di mercato a favore dei consumatori. Altre quote di mercato rubate all’inesorabile declino dell’attuale sistema bancario.