Da un po’ di tempo, ogni volta che a Wall Street si genera qualche movimento ribassista, molti evocano la tragedia finanziaria di 25 anni fa, quando scoppiò la bolla delle dot-com e il Nasdaq perse fino all’85% dai massimi. Il motivo sta nel fatto che le valutazioni delle azioni americane hanno raggiunto livelli molto alti rispetto agli utili attesi delle società, per cui una forte correzione potrebbe essere imminente. Se allora fu Internet il leitmotiv del crollo della Borsa americana, ora sarebbe l’intelligenza artificiale.
Victoria Roloff, strategist azionario e quant di Bank of America, non è d’accordo con questa ricostruzione. A suo avviso, è vero che i multipli azionari oggi ricordano le cifre di inizio millennio, ma "una bolla dell’intelligenza artificiale non è - almeno per ora - completamente gonfiata". Secondo Roloff, il sentiment degli investitori non è a livelli di estremo ottimismo come allora e, inoltre, il rally del settore tecnologico trova supporto nella crescita degli utili e non nella speculazione. BofA stima utili per il 2025 in forte crescita. Tra l’altro, l’esperta osserva che oggi, a differenza del 2000, non c’è "l’azione frenetica dei prezzi nelle IPO e nelle azioni non redditizie".
Ciò non toglie la possibilità di una "rivalutazione al ribasso" per via dell’aumento del debito da parte degli hyperscaler per l’intelligenza artificiale, con una monetizzazione della nuova tecnologia ancora da determinare.
Wall Street: alcuni indicatori da tenere d’occhio
Alcuni indicatori proposti da BofA sul possibile andamento delle quotazioni a Wall Street meritano attenzione. Uno su tutti è il Sell Side Indicator (SSI), con cui la banca misura il sentiment degli analisti e dei consulenti finanziari che lavorano per banche d’investimento, broker o società di ricerca, e che tipicamente forniscono raccomandazioni di acquisto, vendita o mantenimento di titoli.
Se l’indicatore supera la soglia del 58-60%, entra in una zona di "eccesso di ottimismo" e scatta un segnale di vendita. Nel caso in cui il parametro scenda sotto il 51-52%, significa che ci si dirige verso un’area di "eccesso di pessimismo" e parte un segnale di acquisto. A novembre, il Sell Side Indicator è salito dal 55,7% al 55,9%, segnando il secondo mese consecutivo di aumento, osserva Roloff.
La media storica sui 15 anni è intorno al 54-55%. Oggi l’SSI si trova a 1,1 punti percentuali al di sotto di dove ha iniziato l’anno e si posiziona in un territorio neutrale. Ad ogni modo, è a circa 2 punti percentuali da un segnale di vendita, ma lontano dal generare un segnale di acquisto, suggerisce Roloff.
Storicamente, l’SSI si è mostrato un indicatore affidabile per individuare punti di svolta del mercato, specialmente quando a Wall Street prevaleva il pessimismo. Stando al livello attuale dell’SSI, BofA prevede che "nei prossimi 12 mesi, l’S&P 500 avanzerà del 12%".
Un altro indicatore da considerare è la stagionalità. Lo strategist di BofA, Paul Ciana, riporta che statisticamente l’S&P 500 è salito nel 73% dei casi a dicembre, generando un guadagno medio dell’1,28%. Il risultato è stato ancora più forte quando novembre ha chiuso in territorio positivo: in quel caso, la probabilità di rialzi a dicembre sale all’81%, con una media di profitto del 2,14%. Quest’anno, nel mese di novembre, il benchmark è aumentato del 2,4%. Inoltre, Ciana osserva che dicembre è stato positivo 13 volte su 13, con una media di guadagno del 2,03% nel primo anno del ciclo presidenziale statunitense.
Quindi, bisognerà aspettarsi il classico rally di fine anno a Wall Street? "Finché l’S&P 500 rimane sopra il gap rialzista del 26 novembre a 6776-6784 punti e/o la media mobile a 50 giorni è in aumento, l’inizio di un rally natalizio sembra probabile", ha affermato Ciana.