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L'Europa non è stata ancora colpita dalle vendite in quest'ultimo periodo, mentre a Wall Street arrivano i primi segnali di ritracciamento;
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I rischi per il futuro sono dietro l'angolo per i mercati europei, dove preoccupa la questione Brexit;
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Dagli Stati Uniti potrebbe arrivare il pericolo dazi se alle Presidenziali dovesse trionfare ancora Trump
I mercati azionari europei oggi veleggiano in acque calme, senza risentire del calo degli indici asiatici nella notte ma soprattutto del tracollo dei listini USA, con il NASDAQ-100 che nella seduta di ieri ha lasciato sul terreno il 5,23%. Il crollo dei titoli tecnologici in quel di Wall Street ha acceso degli interrogativi negli investitori, che si chiedono se il sell-off violento sia frutto di una fisiologica presa di profitto dopo mesi di rialzi senza sosta o se si tratti di un primo campanello d'allarme. Ad ogni modo l'Europa sembra marciare serena, ma questo durerà? In verità esistono dei rischi che possono condizionare l'umore degli operatori e quindi la presa di posizione sui mercati azionari. Vediamo quali sono.
1) Il Recovery Fund potrebbe non essere così scontato
Il Recovery Fund, che ha ricevuto l'endorsement di tutte le autorità nazionali e internazionali, è stato forse il principale artefice della fiducia che gli investitori hanno riposto nei mercati. Il segnale che l'Europa ha dato è stato quello di coesione e stabilità di fronte a una della più grandi emergenze degli ultimi due secoli. Tale fiducia potrebbe però traballare qualora a tanti annunci non seguissero i fatti.
Va bene l'accordo di massima, ma poi saranno i Parlamenti di ogni membro dell'area Euro che dovranno ratificare il tutto e questa non è una cosa così scontata. Alcuni segni di guerra cominciano a riaffiorare all'interno dell'Unione, soprattutto dall'Ungheria che vorrebbe essere rassicurata sul fatto che il denaro ricevuto non sia sottoposto a condizioni troppo austere.
Se gli attriti dovessero degenerare fino a determinare un ritardo addirittura un nulla di fatto nell'erogazione dei fondi, la situazione potrebbe diventare esplosiva visto l'altissimo indebitamento degli Stati. I Paesi che ne soffrirebbero di più sono quelli che maggiormente trarrebbero vantaggio dal piano, come l'Italia.
I trader potrebbero scatenarsi in uno short selling disastroso che andrebbe a colpire l'obbligazionario e l'azionario. A quel punto è probabile che nemmeno l'ombrello della BCE riuscirebbe a placare la tempesta.
2) La pandemia non dà certezze e la lotta al Covid-19 potrebbe essere ancora lunga
Il Coronavirus non allenta la morsa. Forse in pochi si aspettavano che l'infezione sarebbe stata così complessa da debellare. I contagi in tutto il mondo non hanno ancora raggiunto il picco che gran parte dei virologi teme con una seconda ondata autunnale. L'arrivo di un vaccino che libererebbe il pianeta da un incubo potrebbe richiedere tempi ancora lunghi, e potrebbe non esserci mai.
Se si dovesse profilare il peggiore degli scenari l'economia globale non riuscirebbe a reggere l'urto di un altro shock. Le stime sulla crescita sono drammatiche per il 2020, ma una ripresa per il momento è da attendere per l'anno prossimo. Se anche questa venisse messa a repentaglio, la BCE sarebbe chiamata a ulteriori interventi per frenare l'allargamento degli spread sui titoli di Stato schiacciando ancora di più i premi al rischio. Non senza però fare i conti con alcuni esponenti di spicco interni all'istituto di Francoforte come Weidmann che è sempre stato riottoso verso una Banca Centrale dovish.
3) L'incognita Brexit: una telenovela dall'epilogo ancora incerto
Brexit non fa dormire sonni tranquilli. La Gran Bretagna e l'UE hanno raggiunto un accordo riguardo i termini di uscita, ma tutto ciò che attiene ai rapporti futuri tra le due parti è ancora incerto. Il Covid-19 ha inevitabilmente rallentato i negoziati però non sembra che ci sia molta flessibilità nel rivedere le proprie posizioni.
Michel Barnier ha dichiarato ieri che potrebbe accadere tutto, anche lo scenario più estremo e per questo si è detto deluso e preoccupato. Ovviamente non sono affermazioni molto rassicuranti, ma il mercato per il momento non sta scontando il peggiore degli eventi possibili.
Sia l'Euro che la Sterlina si sono fiondati ai massimi degli ultimi anni contro il Dollaro USA. Il fatto è che, qualora dovesse arrivare Brexit senza accordo, le due divise verrebbero gravemente penalizzate sul mercato valutario e le ripercussioni poi sulle principali Borse dell'Eurozona e del Regno Unito sarebbero scontate.
4) Nuovi dazi sull'Europa in caso di vittoria di Trump alle Presidenziali USA
Tra due mesi si conoscerà l'esito della tornata elettorale negli Stati Uniti che vedrà la nomina del nuovo Presidente alla Casa Bianca. Molti in Europa si augurano che sia Joe Biden a spuntarla, in quanto più vicino alle politiche sull'ambiente che l'Europa si è posta come obiettivo per gli anni futuri. Donald Trump invece in questo è più tradizionalista, non credendo molto allo sviluppo dell'energia alternativa con basse emissioni di carbonio.
Il principale timore di Bruxelles è che un secondo mandato al tycoon newyorchese riporterebbe in auge tutta la questione riguardo i dazi su cui si è incentrata la sua politica estera. Quest'ultimo ha minacciato a più riprese di smantellare le regole su cui si regge il modello di crescita dell'UE in rapporto alle esportazioni, è per questo motivo che Trump esercita pressioni sulla FED perché impedisca un eccessivo rafforzamento del Dollaro USA.