Arrivati alla fine di luglio mi sembra corretto riprendere in mano la “pratica” scandinava analizzando l’andamento di EUR/SEK e di EUR/NOK, protagoniste nella prima parte dell’anno di un andamento altalenante. Comincio dalla corona svedese.
Recentemente il cambio EUR/SEK (grafico linea nera) ha sfiorato la up trend line che guida il rialzo dal 2012 con il supporto di 10,5 a fare da ideale punto di alleggerimento di corona svedese dopo la discesa cominciata a quota 12 nel 2023. La sequenza tipica a zig zag sembra lasciar presagire che quella vista nell’intervallo 2023-2025 altro non è che una parentesi di rafforzamento della corona ormai esaurita.

L’inflazione svedese core depurata dai prezzi energetici rimane sopra al 3% e questo potrebbe convincere la Banca centrale ad interrompere i tagli nei tassi in un certo senso rinvigorendo la SEK (Banca centrale svedese: calendario riunioni Sveriges Riksbank 2025). Il tasso di occupazione migliora e quello di disoccupazione è sceso a 8,3%.
Se da una parte il differenziale tassi con l’euro non è un fattore in grado di spostare gli equilibri, il mercato valutario continua a considerare la SEK una divisa strutturalmente fragile a causa di un contesto economico non certamente esuberante e che necessita di una valuta debole verso il principale partner commerciale europeo per mantenere competitivo l’export. La SEK rimane quindi una valuta sottovalutata rispetto all’euro e non lontana da quella zona di massimi già toccata nel 1995 e nel 2008.
Finché non si scenderà sotto 10,5 il long SEK rimane quindi una strategia poco praticabile.
La Corona Norvegese paga pegno all'andamento del greggio
Debole anche la corona norvegese (grafico linea rossa) che torna ad avvicinare quella soglia di 12 contro euro che da oltre due anni accompagna il cross EUR/NOK. Quella in corso sembra essere un’opera di consolidamento dopo il rialzo avviato nel 2022. Uno sfondamento verso l’alto sopra 12 porterebbe la corona a nuovi minimi storici. Solo una discesa sotto 11,25 cambierebbe quindi lo scenario a favore di NOK.

Corona che è tornata fragile a causa di un prezzo del petrolio che, dopo la fiammata collegata alla guerra Israele-Iran, è rientrato nei ranghi sotto i 65 dollari al barile. Uno dei più importanti produttori di greggio e gas al mondo si ritrova quindi a fare i conti con un fatturato più modesto complice anche una domanda di oil che rimane tiepida.
Sarà interessante capire se la Banca centrale norvegese taglierà ancora i tassi di interesse nonostante il recente indebolimento della NOK che porterà l’indesiderato effetto di un aumento dell’inflazione importata (Norges Bank: il calendario delle riunioni del 2025). Una limatura nel costo del denaro aggraverebbe le condizioni del cambio e questo imporrà una serie riflessione da parte di Oslo.
Anche la corona norvegese, come quella svedese, rimane sottovalutata in rapporto ai valori storici di cambio effettivo reale. Valute scandinave quindi deboli e su livelli non lontani dai minimi storici. Non siamo comunque ancora di fronte ad un contesto di occasione irresistibile, per questo serviranno dei segnali di prezzo al momento non ancora arrivati dal mercato.