Il trade deal raggiunto dall’amministrazione americana con il Giappone è un tassello importante di un processo che finora aveva visto pochi accordi formalizzati con il concreto rischio per Trump di arrivare alla fine dell’estate con un pugno di mosche in mano dopo gli annunci roboanti cominciati con il Liberation Day di aprile, seguiti da continui stop and go nell’applicazione effettiva dei dazi doganali sulle merci in ingresso sul suolo americano.
Un esempio è la Cina che, secondo il Segretario del Tesoro Bessent, potrebbe beneficiare di altre tre mesi di proroga nella sospensione dei dazi americani per permettere ai negoziati di chiudersi con i giusti accordi.
Secondo le indicazioni pubblicate dai media, Tokyo accetterebbe dazi al 15% (anche sulle auto) investendo sul territorio americano nei prossimi anni una cifra di 550 miliardi di dollari. Scongiurato quindi il rischio 25% di dazio sull’importante (per il Giappone) settore automobilistico. Aperto poi il mercato giapponese a quel riso americano che andrebbe a compensare la scarsa offerta nazionale degli ultimi mesi che ha fatto impennare i prezzi e l’inflazione.
Forex, USD/JPY: attenzione a quota 140 Yen
Dopo la sconfitta elettorale il premier Ishiba sta tentando di recuperare consenso con la chiusura di un trade che l’opinione pubblica interpreterà in positivo solo se toccherà con mano i reali benefici nei prossimi mesi. I partiti ultranazionalisti aspettano al varco Ishiba al detto di Japan First. E questo accordo non va esattamente in quella direzione.
I riflessi sulla Borsa giapponese sono stati molto positivi, soprattutto per il settore auto cresciuto in un giorno in doppia cifra percentuale. Anche la valuta giapponese ha ripreso vigore, almeno contro dollaro.
Avvicinata la resistenza di 150 per l’ennesima volta da quando Trump ha cominciato la trade war, USD/JPY ha virato verso il basso puntando la prua verso un importante zona di supporto.
Se finora è stato scongiurato il break ribassista della up trend line che dall’era Covid sta guidando il bull market di USD/JPY, la zona di 140 rimane sempre sullo sfondo e se abbattuta aprirebbe scenari ribassisti inquietanti per il dollaro e molto favorevoli per lo yen giapponese.

Tecnicamente il cambio ha ritracciato esattamente la metà del ribasso del 2025 scaricando vari eccessi di sentiment e tecnici. Sull’onda di un ritrovato ottimismo (e di una persistenza da parte di Trump nell’attaccare la FED), l'USD/JPY potrebbe ritentare l’attacco a quella zona di supporto che senza dubbio appare la più critica da difendere da parte del biglietto verde.
Per fare un parallelo potremmo paragonare questo livello all’1,25 di EUR/USD. Se il dollaro dovesse cedere anche questi livelli l’upgrade tecnico dello Yen sarebbe inevitabile con la corsa all’hedging dollaro che amplificherebbe probabilmente a quel punto una discesa che finora è sempre stata scongiurata da un differenziale di tasso ampio e favorevole agli USA. Ma se la FED dovesse tagliare i tassi cedendo alle pressioni di Trump per il dollaro ci sarebbero pochi paracadute pronti ad aprirsi.