Settimana abbastanza turbolenta per una delle due valute principali dell’area emergente Latam.
Il real brasiliano ha infatti subito pesanti vendite nonostante la Banca centrale abbia confermato sui massimi dal 2006 i tassi di interesse. Un tono ancora "hawkish" quello del Banco do Brazil preoccupato della dinamica inflazionistica che nel 2025 si manterrà abbondantemente sopra il 4% e che solo nel 2027 dovrebbe rientrare al 3%.
Il problema brasiliano è però anche quello di bassa crescita; l’ultimo dato sul PIL del terzo trimestre ha fatto registrare un debolissimo +0,1% testimoniando quanto bisogno ci sarebbe di una politica più espansiva sui tassi di interesse (Calendario riunioni Banca centrale Brasile 2025). Un desiderio espresso a più riprese anche dal premier Lula.
Tassi che però hanno garantito finora rendimenti reali sui bond molto interessanti, i più elevati dell’area emergente, spiegando perché il real brasiliano sia stato una delle valute più performanti almeno fino alla fine di novembre.
Real Brasiliano: pesa la candidatura di Bolsonaro
Non sono infatti le prospettive, per ora remote, di un taglio nei tassi nel 2026 ad aver alimentato le vendite consistenti di BRL, quanto invece la notizia della candidatura del figlio dell’ex premier Bolsonaro alle elezioni del 4 ottobre 2026. Evento che potrebbe creare tensioni anche a livello internazionale considerando la vicinanza di Trump all’ex Presidente, ma anche e soprattutto il ricatto dell’arma dei dazi tuttora portato avanti dall’amministrazione americana verso il Brasile con tariffe del 50% seppur sfumate sui prodotti alimentari nelle ultime settimane.

Tecnicamente la discesa del cambio USD/BRL cominciata ad inizio anno ed arrivata fino a 5,25 potrebbe essere il punto terminale di una prova di forza del real. Sopra 5,50 USD/BRL formalizzerebbe la più classica delle figure di inversione a quel punto prospettando ulteriore debolezza per il real fino a 5,80.
Peso Messicano: attenzione alle prese di beneficio
Altra valuta che potrebbe aver raggiunto il massimo nel corso del 2025 è il peso messicano. Dopo una corsa ininterrotta da inizio anno, il cambio USD/MXN in area 18 potrebbe trovare una base di supporto molto solida.
A novembre l’inflazione messicana è salita ben oltre le attese al 3,8%, con il dato core che ha accelerato oltre il 4,4%. Un dato che potrebbe interrompere le misure espansive di riduzione dei tassi messe in campo da Banxico e che servirebbero per rilanciare la crescita.
Anche il peso messicano è stato finora un diretto beneficiario di tassi reali molto generosi (i tassi ufficiali sono al 7,25%, al punto più basso dal 2022) e l’economia sembra essere solida e resiliente come confermato dall’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca centrale. Nonostante questo le previsioni per l’ultimo trimestre del 2025 sono di una crescita vicino allo zero, scenario che inserito all’interno di un rigurgito inflazionistico significherebbe stagflazione.

USD/MXN è sceso ai minimi da luglio 2024 in un processo di costante indebolimento nonostante lo sconvolgimento degli equilibri commerciali e delle politiche migratorie dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Per il momento la debolezza del dollaro ha garantito sostegno e flussi di investimento verso il peso messicano, ma quello raggiunto è un livello tecnicamente molto rilevante.
Qui vengono infatti ritracciati i due terzi dell’intero bull market; viste le notizie arrivate da Città del Messico non mi stupirei se il peso cominciasse a perdere parte del terreno acquisito con gli investitori desiderosi di incassare il ricco guadagno dell’anno che si va a chiudere.