La forza del dollaro si esplica a tutte le latitudini. Contro euro ormai siamo a ridosso della parità e contro yen non lontani da quella che dai più è stata definita come la soglia del dolore per la Bank of Japan (BoJ). Sto parlando di quella zona di 160 già oggetto di interventi sul mercato valutario da parte di una Banca centrale che di nuovo deve fare i conti con i lamenti della politica nipponica circa l’indesiderata volatilità e perdita di potere d’acquisto della divisa nazionale.
Il punto è che il dilatarsi del differenziale di tasso rispetto ai Treasury decennali americani è particolarmente impattante sulla dinamica valutaria. Fino a quando i titoli di stato americani e i loro rendimenti non cominceranno a virare verso il basso sarà difficile assistere a un movimento verso il basso di USD/JPY.
Forex: la BoJ sta per alzare i tassi?
Potrebbe non essere però necessario un intervento sul mercato valutario per tamponare il calo dello yen se la BoJ cominciasse a prendere in seria considerazione l’aumento dei tassi di interesse come mossa più probabile alla luce dei recenti dati sulla variazione dei salari giapponesi di novembre.
Il balzo nel costo del lavoro giapponese di dicembre al 3% è infatti andato ben oltre sia le attese di +2,7% che del dato di novembre (2,2%). Vero è che in termini reali siamo ancora di fronte ad un -0,3% su base annua, ma la dinamica appare chiara e senza mostrare segnali di rallentamento. Quindi servirà una mossa di politica monetaria quanto meno per tamponare un fenomeno che rischia di sfuggire di mano qualora le condizioni geopolitiche internazionali si dovessero complicare a causa del protezionismo di Trump.
Considerando che a Tokyo l’inflazione è salita del 3%, l’evento del mese potrebbe essere un ritocco dei tassi già a fine di questo gennaio invece che a marzo ridando vigore ad uno yen che non ha mai neanche avvicinato quell’ipotetica neck line di una figura di testa e spalla ribassista che sancirebbe la fine del rafforzamento del dollaro.
USD/JPY: al momento non ci sono segnali di inversione
Osservando il grafico di USD/JPY non si scorgono al momento segnali tecnici di inversione e nemmeno di eccessivo surriscaldamento delle quotazioni con l’Rsi settimanale ancora lontano dall’ipercomprato. Nel 2022 e nel 2023 questa fu, assieme ad una divergenza con i prezzi, la precondizione tecnica per assistere alla formazione di un top primario su USD/JPY.
Per questo motivo non mi sento di escludere che i mercati andranno a testare la pazienza della BoJ nelle prossime settimane insidiando quel livello di 160 dove si potrà tentare uno "short" sul cambio, puntando più su un trading range che non a una vera e propria inversione di tendenza.