Con i trader che sono rientrati dalle vacanze natalizie, nel mercato delle opzioni sulle valute si è consumata un'autentica
impennata dei volumi, saliti a oltre 108 miliardi di dollari nell'ultima giornata di contrattazione (dati del Depository Trust and Clearing Corporation). La cifra ha superato financo quella dello scorso mese allorché la
Federal Reserve e la
Bank of Japan hanno annunciato le loro decisioni di politica monetaria nell'ultima riunione dell'anno.
Il trambusto ha provocato una discesa del dollaro americano, mentre euro, sterlina e dollaro canadese hanno guadagnato posizioni. Ciò attenua la tendenza fortemente rialzista verso la moneta americana, con gli hedge fund che avevano raggiunto il livello più alto in termini di volumi a favore del biglietto verde da gennaio 2019 per effetto della forza straordinaria dell'economia statunitense e della minaccia tariffaria del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
L'improvvisa inversione induce però a riflessioni circa alcune convinzioni che gli investitori hanno maturato sinora, a partire dalle scommesse sulla parità (o anche sotto) dell'EUR/USD nel 2025.
Valute: ecco cosa spiega gli ultimi movimenti
L'imponenza dei volumi sulle opzioni valutarie legati alla vendita di dollari USA può essere spiegata da due fattori. Uno sono le dimissioni del presidente del Canada Justin Trudeau come leader del partito liberale che ha guidato dal 2013. La mossa arriva dopo l'uscita dell'NPD (New Democratic Party) dalla maggioranza che sosteneva il governo e le dimissioni della vice premier e ministra delle Finanze Chrystia Freeland, in aperto dissenso sulla risposta alla minaccia dei dazi trumpiani. Il premier resterà in carica fino alla scelta di un nuovo leader, che a questo punto potrebbe essere proprio Freeland.
"La notizia è stata considerata positiva per il dollaro canadese in quanto il mercato prevede che ciò darà più spazio a un nuovo leader in Canada per collaborare con Trump e disinnescare qualsiasi escalation nella saga dei dazi", ha detto Mukund Daga, responsabile delle opzioni di cambio per l'Asia presso Barclays Bank Plc a Singapore. "Abbiamo assistito a una riduzione delle opzioni call vanilla su USD/CAD, poiché gli operatori hanno preso profitto sulla loro visione ribassista del dollaro canadese".
Il secondo fattore è riferito ai dazi di Trump. Secondo un rapporto del Washington Post, il team del neo presidente USA sta valutando opzioni per applicare tariffe generalizzate solo alle importazioni critiche. Il tycoon tuttavia ha smentito l'indiscrezione. "L'ipotesi di tariffe universali del 10-20% è sempre stata vista come improbabile, almeno in una forma così rigorosa, quindi il rumor del Washington Post ha cementato questa opinione ampiamente diffusa, anche se Trump l'ha minimizzata", ha detto Chris Weston, capo della ricerca del broker Pepperstone. "Chiaramente, l'ultima cosa che Trump vuole a questo punto è perdere la sua influenza e credibilità nei negoziati, ma quanto scritto dal giornale diventerà realtà nel tempo".
A giudizio di Sagar Sambrani, senior trader di opzioni in valuta estera presso Nomura a Londra, "l'azione dei prezzi dei dazi sui cambi ci sta dando un potenziale assaggio dei prossimi quattro anni di governo presidenziale degli Stati Uniti. Abbiamo assistito ad una liquidazione delle operazioni al ribasso dell'euro e della sterlina - da uno a tre mesi - così come le prese di profitto sul lato superiore del dollaro e del franco svizzero".