La notizia era attesa ma è stata peggiore del previsto. Nel terzo trimestre del 2025 l’economia svizzera ha visto il suo PIL contrarsi dello 0,5%, un dato che segue la modesta crescita dello 0,2% del secondo trimestre (poi rivisto a +0,1%) e che per il momento evita la formale recessione tecnica al paese elvetico.
Ovviamente il responsabile di questa situazione di crisi si chiama Trump e i suoi maxi dazi (39%) che hanno colpito un po' a sorpresa la Svizzera, la più penalizzata tra i Paesi occidentali e che proprio con questa vicenda ha messo in evidenza la dipendenza dagli States del tessuto produttivo svizzero.
Soprattutto farmaceutica e chimica hanno quindi visto calare in modo importante l’export e questo si è riflesso sull’intera economia. La speranza degli economisti è che il recente accordo finalizzato ad equiparare i dazi svizzeri a quelli della Zona Euro al 15% possa restituire il segno più al PIL nel quarto trimestre. Attenzione però perché i dettagli dell’accordo non sono ancora stati redatti in forma ufficiale e l’incertezza permane.
Franco svizzero si conferma sopravvalutato
A questo si aggiunge una valuta che rimane molto forte e sopravvalutata nonostante tassi di interesse a zero limitando la competitività dell’economia svizzera verso nuovi mercati. Dalla pandemia la Svizzera ha riportato solo due trimestri negativi compreso questo.
La Banca centrale per ora si è mostrata poco convinta nell’abbassare ulteriormente i tassi a livello negativo sul timore che una sferzata nell’inflazione, oggi pressoché inesistente, possa costringere la SNB ad un dietrofront improvviso con relativa perdita di credibilità. Certamente il franco svizzero rimane forte e indebolirlo senza interventi non appare semplice vista la qualità di bene rifugio dello Swissie ben comprato nei momenti di volatilità del mercato.
Forex: USD/CHF, possibile ritorno nella parte bassa del trading range
Nel cambio USD/CHF abbiamo assistito ad un nuovo tentativo di violazione delle resistenze di 0,81, ma senza successo per il momento. Si nota graficamente l’importanza di questo livello che per ben due volte a novembre ha respinto l’assalto del dollaro.

In caso di sfondamento verso l’alto verrebbe formalizzata una figura di testa e spalla rialzista con implicazioni bearish per il CHF. Idea che per ora rimane prematura e che sembra essere minoritaria quanto a probabilità.
Prevale infatti l’idea di un eventuale ritorno di USD/CHF nella parte bassa di un prolungato trading range che vede area 0,78/0,785 come base. Difficilmente si andrà sotto questo livello salvo una Fed smaccatamente dovish nel prossimo meeting di politica monetaria del 10 dicembre.