La sterlina britannica sta perdendo piano piano il ruolo di regina delle valute quest'anno. Gli investitori stanno vendendo la moneta dopo aver costruito per tutto il 2024 posizioni rialziste. Secondo i dati Commodity Futures Trading Commission, nel mercato delle opzioni i trader si stanno proteggendo da un calo della divisa di Sua Maestà a seguito delle perdite degli ultimi giorni.
Il vecchio approccio era supportato dalla convinzione che la
Bank of England sarebbe stata molto più mansueta nel taglio dei tassi di interesse rispetto alle altre principali Banche centrali. Una tesi, questa, rafforzatasi dopo la riunione del 17-18 settembre della
Federal Reserve, al termine della quale l'istituto monetario americano ha attuato un maxi-taglio dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale.
Lo scenario delineato si è sgretolato appena la scorsa settimana, quando il governatore della BoE,
Andrew Bailey, ha dichiarato in un'
intervista al quotidiano Guardian che la Banca potrebbe diventare
più aggressiva nella riduzione del costo del denaro nei prossimi incontri. Nei mercati dei tassi di interesse, i trader ora scontano un taglio di un quarto di punto a novembre e di altri 127 punti base fino alla fine del 2025.
Alcuni analisti come quelli di HSBC addirittura prevedono mosse molto più incisive, con sforbiciate che nel complesso potrebbero arrivare a 225 punti base. "Questo potrebbe essere un punto di svolta per la sterlina", ha detto Nick Andrews, senior FX strategist di HSBC Holdings Plc. "Le osservazioni di Bailey sono state deliberate e significative". Dopo le affermazioni del capo della BoE, la sterlina ha registrato la peggiore settimana da febbraio dello scorso anno.
Sterlina: il sell-off è come quello del 2018?
Prima dei commenti di Bailey, le posizioni rialziste di hedge fund e altri fondi speculativi avevano raggiunto il massimo degli ultimi sei anni, riporta CFTC. Ciò risveglia i ricordi di quanto accadde nel 2018, allorché il posizionamento degli investitori si era accumulato in maniera altrettanto forte. Anche allora ci fu un avvertimento da parte del governatore della BoE Mark Carney, secondo cui il rallentamento della crescita avrebbe potuto ritardare l'inizio del rialzo dei tassi.
La differenza era semplicemente che la Banca centrale britannica all'epoca si preparava a stringere sulla politica monetaria e ora invece si prepara ad allentare. La sostanza però non cambia e gli effetti sul mercato sono simili. Nel 2018 gli investitori presero a vendere sterline dopo le dichiarazioni di Carney e la moneta sprofondò di 12 punti percentuali nei mesi successivi.
Oggi può avvenire la stessa cosa? Secondo Jordan Rochester, responsabile della strategia macro di Mizuho International, ciò è possibile. "Bailey ha fatto lo stesso di Carney anche se nella direzione opposta", ha affermato. "Benché questa volta le vendite non sono così estreme come allora, potremmo comunque vedere un calo della sterlina di circa il 5%".
Andrew di HSBC ritiene che "quando si ha un posizionamento così esteso, aumenta sempre il rischio di ottenere un forte repricing man mano che le aspettative del mercato per i tagli dei tassi cambiano". Per questo si aspetta che "lo slancio al ribasso si accumuli e che alcune delle posizioni lunghe attuali sulla sterlina vengano eliminate".
Le scadenze fiscali
Intanto incombe una scadenza chiave che potrebbe impattare sul prezzo della sterlina. A fine mese il cancelliere britannico Rachel Reeves presenterà il bilancio programmatico che dovrebbe contenere diverse misure di austerità, tra cui aumenti delle tasse. Ciò potrebbe frenare la crescita del Paese nei prossimi anni e ripercuotersi sul sentiment degli investitori.
"È sorprendente che la sterlina britannica rimanga così forte", ha detto Pierre Lequeux, responsabile degli investimenti presso il gestore valutario da 26 miliardi di dollari Millennium Global Investments. "I mercati stanno sottovalutando i rischi fiscali per la crescita del Regno Unito e i consumi interni in vista del bilancio di ottobre". A suo giudizio, la sterlina potrebbe precipitare a 1,20 dollari nel medio termine, il che implica un crollo di circa il 10% dalle quotazioni attuali.