Siamo arrivati alla fine di un anno come al solito non noioso per chi segue il mercato Forex. Conferme e sorprese hanno trovato spazio in tempi diversi sulla scia di decisioni delle Banche centrali oppure di eventi politici e geopolitici che hanno influenzato la direzione delle singole currency. Ma quali sono stati i vincitori e i vinti del 2024 nel mondo Forex?
Le valute con le migliori performance nel 2024
Cominciamo dai primi. Ovviamente il mio metro di paragone è l’euro e le variazioni spot delle altre divise rispetto alla moneta unica sono state classificate per definire i best e worst dell’anno.
La prima notizia importante è che un paio di valute del G10 hanno battuto le valute emergenti quanto a variazioni positive. E il tutto in un anno senza recessione. Le due valute sono il dollaro americano e la sterlina inglese, due Paesi che hanno visto un importante cambio alla guida politica, ma anche un differenziale tassi estremamente favorevole grazie a decisioni aggressive da parte delle rispettive Banche centrali nel tentativo di piegare l’inflazione.
Con guadagni tra il 4% (GBP) e 6% (USD), sterlina e dollaro hanno ampiamente surclassato currency emergenti come la coppia rupia indiana e lo yuan cinese i cui guadagni si sono fermati al 3%. Se non troviamo altre valute del G10 in positivo rispetto all’euro in questo 2024, tra gli emergenti vale la pena di ricordare le buone performance di rand sudafricano e zloty polacco in rialzo di oltre il 2%.
Mercato Forex: emergenti sotto pressione
Passiamo adesso ai peggiori dove invece l’universo emergente domina in negativo. La peggior divisa del 2024 è stata il real brasiliano che, nonostante i recenti rialzi della propria Banca centrale, ha lasciato sul terreno oltre il 25% del suo valore.
Male anche un’altra divisa del blocco Latam, ovvero il peso messicano giù del 12% a causa dei dazi minacciati da Trump e di una guida di governo per ora poco gradita ai mercati. Ennesimo anno di calo per la lira turca che però non è stata la peggiore rimediando un ribasso simile a quello del peso messicano.
Alle spalle di queste valute emergenti arriva un trio di valute appartenenti al blocco G10. Dollaro neozelandese, yen giapponese e corona norvegese hanno perso tutti oltre il 5%, ma è abbastanza curioso notare che solo una di queste valute ha abbassato i tassi (NZD), un’altra li ha alzati (JPY) e un’altra ancora li ha tenuti fermi (NOK).
Evidentemente non è stato il differenziale tassi a determinare il risultato, ma fattori ben più specifici come la Cina e il suo rallentamento economico per la Nuova Zelanda, l’inflazione e i tassi reali negativi per il Giappone, il basso prezzo del petrolio per la Norvegia.
Con questi risultati va quindi in archivio un anno dove l’euro è stato sì debole, ma non in maniera così diffusa come molti si potrebbero aspettare.
Il 2025, ne sono sicuro, offrirà tanti spunti fin dalle prime settimane. Non mancheremo di riportare in questo spazio le indicazioni operative più interessanti che spero sinceramente possa rivelarsi profittevole per tutti quanti.