Mentre l’animata discussione sui dazi coinvolge diversi Paesi emergenti come Brasile e India, con la Cina beneficiaria dell’ennesima sospensione, il Messico rimane sullo sfondo e poco considerato anche da trader e investitori. Un primo segnale contrarian a cui prestare attenzione.
Non che la questione dazi sia risolta, anche qui vige un periodo di sospensiva e sono sicuro che alla prima occasione di calo di tensione mediatica Trump riaffilerà le armi anche contro il Paese al confine Sud degli Stati Uniti. Guardando a Nord, il Canada è una dimostrazione. È tuttavia evidente che il Paese centroamericano ha più da perdere che da guadagnare nel mettersi di traverso alla politica di Donald Trump.
Il peso messicano si è costantemente rafforzato da inizio anno, mantenendo il suo valore contro euro e guadagnando il 12% contro dollaro solo in termini spot. A questo si dovrebbe aggiungere il generoso premio di rendimento offerto dalla carta messicana.
La banca centrale ha tagliato di recente i tassi di 25 punti base portandoli al 7,75% riducendo le previsioni di inflazione generale. Curiosamente tuttavia ha alzato le stime sul dato di variazione dei prezzi core depurati dalle componenti volatili.
Il cambio UsdMxn non ha invertito la sua tendenza ribassista (quindi favorevole al peso) nonostante la decisione e il motivo è spiegato da quei tre tagli che il mercato sconta sui tassi americani da qui a fine anno contro uno solo per il Messico.
In questo momento il mercato sembra più aggressivo verso i tagli futuri della FED che quelli messicani, spiegando nel differenziale di tasso prospettico non inferiore a quello attuale (e tassi reali decisamente più elevati) il motivo per cui il peso messicano continua ad essere apprezzato sul mercato Forex.
Alcuni indizi lascerebbero però pensare ad un possibile punto di arrivo temporaneo nella rivalutazione della divisa messicana. Ad esempio, sul mercato dei futures si nota un certo surriscaldamento nei posizionamenti lunghi dei non commercials, sintomo di una speculazione importante sul lato long ma che garantirebbe pochi margini di miglioramento nel valore del peso.

Tecnicamente anche i grafici settimanali stanno lanciando qualche segnale degno di nota. Il MACD, ad esempio, sta iniziando a entrare in un territorio che tipicamente in passato ha anticipato una fase rialzista/laterale di UsdMxn, soprattutto nel momento in cui assumerà una certa conformazione dettata da una svolta verso l’alto.
Ovviamente manca ancora il segnale o il trigger di mercato in grado di generare la svolta. Anche la Banca Centrale Messicana si ritroverà a settembre (QUI il calendario 2025 completo) come la FED per decidere sui tassi, ma a quel punto avremo anche le idee un po' più chiare sulla politica della banca centrale americana.
Il calo dell’attenzione mediatica verso il Messico è un indizio da non sottovalutare, lo stesso vale per il disegno grafico in corso. Operare in senso contrarian avrà però senso solo in caso di price action rialzista ben chiara e definita con primi segnali bearish su Mxn sopra quota 19 contro Usd.